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Aziende sostenibili

Rina, lo sviluppo in una parola: decarbonizzare

Ugo Salerno, presidente e ad di Rina, racconta la sua via per la transizione: “Servono tutte le tecnologie, compreso il nucleare, partendo da impianti di piccola taglia”
2 minuti di lettura

Completare una transizione energetica per migliorare le condizioni di vita delle persone e anche i conti delle aziende impegnate nella sfida. Ugo Salerno, presidente e ad del gruppo Rina, invita a scommettere sul mix energetico, non solo legato all'impiego delle rinnovabili, ma anche al rilancio del nucleare, soprattutto per  i reattori di piccola taglia. A capo di una multinazionale di ispezione, certificazione e consulenza ingegneristica che lo scorso anno ha visto crescere il fatturato del 21%, Salerno invita anche a scommettere sui giovani.

Dovendo riassumere in una parola la sfida della sostenibilità quale sarebbe quella giusta?
"Decarbonizzazione, senza alcun dubbio. Questo è il tema chiave che aiuta a migliorare la vita delle comunità e anche la crescita delle imprese. È un impegno che chiama in causa tutti e si traduce anche in una grande occasione per creare lavoro".

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Il vostro gruppo lo scorso anno ha aperto le porte a oltre mille giovani, a livello mondiale. Ma che cosa chiedete a chi vuole far parte del gruppo Rina?
"In verità abbiamo l'impressione che siano i giovani a fare il colloquio a noi".

 

In che senso?
"Si presentano con il loro curriculum e con le loro esperienze maturate, ma poi vogliono sapere come ci poniamo di fronte alle sfide della sostenibilità, come organizziamo il lavoro, qual è il nostro welfare, che obiettivi ci poniamo. E questo per noi diventa uno stimolo in più per migliorarci e crescere nei nostri punti di forza che sono i nostri colleghi e la reputazione".

 

Torniamo al tema della decarbonizzazione, che lei indica come uno dei pilastri del vostro sviluppo. Dove deve essere declinato?
"In modo trasversale, in tutti gli ambiti. La decarbonizzazione è un tema industriale che coinvolge a largo raggio tutte le aziende, penso alle acciaierie, ma anche alle grandi imprese energivore, come quelle del vetro e del cemento. La domanda di fondo è come decarbonizzare i processi? Questa è la sfida più grande che affrontiamo e che impiega tutte le tecnologie disponibili e quelle su cui si sta lavorando".

 

Un esempio?
"L'utilizzo dell'idrogeno in miscela con altre fonti, ma anche il nucleare".

 

Tema molto sensibile...
"Intanto, il nucleare è in assoluto quello che dà meno problemi di residui da maneggiare rispetto a tutti gli altri e poi dal punto di vista della sicurezza continua a essere quello percentualmente meno pericoloso. E sto parlando di nucleare da fissione, perché quello da fusione lo vedremo nei prossimi decenni, partendo soprattutto dagli impianti di piccola taglia. Bisogna però agire, noi non siamo per i paper project, i progetti che restano sulla carta, noi vogliamo arrivare al risultato. E da questo punto di vista siamo già molto avanti sull'acciaio, con un progetto già certificato con Arvedi per il primo impianto green in Italia, e con i trasporti. In Valcamonica, infatti siamo project manager su un progetto che riguarda i treni che da fine 2023 cambieranno alimentazione, dal gasolio all'idrogeno".

 

Anche sullo shipping, vostro settore di business iniziale, avete messo a punto nuovi progetti?
"Certo. In Grecia stiamo lavorando con un grande armatore per una nave da 200mila tonnellate di stazza lorda che sarà alimentata da una miscela di metano e idrogeno prodotto direttamente a bordo".