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Musumeci: "Bonaccini faccia il governatore: per la ricostruzione serve un manager"

Il ministro per la Protezione Civile e le politiche del Mare al festival di Green&Blue: "L'alluvione è stata un evento eccezionale e non poteva essere evitata. Ma sono convinto che con la prevenzione i dati sarebbero stati più contenuti"
2 minuti di lettura

«Il presidente di una Regione deve fare il presidente della Regione. Per fare il commissario straordinario di una ricostruzione, che può durare anche fino a 9-10 anni e gestire denaro pubblico, serve un manager, una persona che possa dedicarsi esclusivamente a questo, notte e giorno». Così Nello Musumeci, ministro per le Politiche del Mare e per la Protezione Civile fresco di nomina come coordinatore del tavolo tra governo e enti locali per l’Emilia Romagna parlando al Festival “Earth for All” a Milano.

Intervistato da Riccardo Luna, direttore di Green&Blue, è intervenuto sul tema del dopo alluvione che ha distrutto una parte della Romagna. E di fronte all’incertezza sulla nomina del commissario straordinario che dovrà occuparsi della ricostruzione e che molti amministrazioni indicano nel governatore Stefano Bonaccini, ha risposto: «Il presidente di una Regione non può mai essere totalmente escluso da un processo di ricostruzione, questo non significa però che debba fare il commissario straordinario».

Alla domanda se poteva essere evitata l’alluvione: «No, non in quelle dimensioni, è stata un evento eccezionale. Ma il danno poteva essere contenuto. Il rischio zero non esiste, ma abbiamo tutti il dovere di contenerlo: si può fare solo con un’opera di prevenzione».

Contestato da Rosalba Giugni dell’associazione Marevivo, ha risposto indossando la sciarpa con le strisce blu e rosse del cambiamento climatico, mettendo in chiaro: «Noi politici di centrodestra veniamo accusati di scarso impegno ambientalista. Diciamo invece che ognuno ha la propria visione. Io mi descrivo così: sono un ambientalista equilibrato».

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Qual è la sua idea sul Cambiamento climatico?
«Molti danni sono già stati fatti, dobbiamo salvare il salvabile. Lo abbiamo detto tante volte, siamo bravi nell’emergenza, ma non a programmare. I ministeri sono pieni di studi e ricerche, ma non è più tempo di studi: è tempo di aprire i cantieri».

La colpa di chi è?
«Una certa politica negli ultimi 30-40 anni ha seguito una linea cinica e perversa. Ha preferito pensare a ricostruire più che a progettare.
Ricostruire sulle macerie, soprattutto sotto la spinta emotiva di una calamità, si traduce subito in consenso. Se invece, ad esempio, progetti un argine per mettere in sicurezza un fiume, la spinta emotiva non c’è e il consenso è minore.
Dobbiamo cambiare mentalità, anche noi politici».

Ha detto che in Emilia Romagna i danni dell’alluvione potevano essere contenuti. Si riferisce al Governatore, Stefano Bonaccini?
«Non faccio le pagelle dei politici e l’Emilia Romagna è una regione complessa. Come del resto tutta Italia: sul rischio climatico si è lavorato male ovunque pensando solo al presente e non sulla prevenzione. Dal Nord al Sud la domanda che dobbiamo farci oggi non è se accadrà o meno un fenomeno naturale legato al clima, ma solo quando accadrà».

Ci spiega il suo ruolo di coordinatore tra governo e enti locali. Una nomina che ha creato malumori?
«Sono solo il coordinatore nella fase post-alluvione, visto che sono il ministro alla Protezione civile. La fase dell’emergenza durerà un anno e sono stati stanziati 2 miliardi di euro.
Poi ci sarà la fase della ricostruzione e lì di miliardi ce ne vorranno molti di più, ma verranno gestiti dal commissario straordinario».

Potrebbe essere l’attuale governatore?
«Potrebbe essere, certo. Anche se immagino una figura più manageriale. Il governo ha diritto di gestire questa fase secondo la sua visione».

Lei si è trovato sulla scrivania il Piano di adattamento climatico che l’Italia aspetta dal 2016. Quando finalmente sarà approvato?
«Il collega Pichetto Fratin lo presenterà all’inizio del 2024. Non c’è alcun ritardo, abbiamo ereditato un Piano superato. La domanda è: perché dal 2016 non è stato varato?».

Oggi è il giorno degli Oceani. Per la legge SalvaMare mancano solo i decreti attuativi. Perché in nove mesi non stati varati?
«Si chiede ad un governo di fare velocemente i decreti su una legge che non è la sua. Ci sono aspetti di quella norma, che è vero abbiamo votato anche noi, ma è del 2022 e vanno cambiati. Abbiamo aperto un tavolo con altri tre ministeri e le associazioni ambientaliste. Però voglio ricordare che entro luglio sarà pronto il Piano del Mare che porrà le regole sul commercio e l’economia».
Ci dia allora una data per i decreti attuativi della legge SalvaMare.
«Le date piacciono solo a voi giornalisti».