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Crisi climatica

Giulio Boccaletti: "Nessun partito ha un piano di adattamento al clima"

Giulio Boccaletti, esperto di sicurezza ambientale e risorse naturali, insegna alla Smith School of Enterprise and the Environment di Oxford
Giulio Boccaletti, esperto di sicurezza ambientale e risorse naturali, insegna alla Smith School of Enterprise and the Environment di Oxford 
L'esperto di sicurezza ambientale e risorse naturali: "L'Italia sarà molto più esposta ai cambiamenti climatici di quanto non lo sarà l'Europa che, a sua volta, lo sarà più del resto del mondo. Per questo l'ambiente dovrebbe avere un posto centrale nella politica"
4 minuti di lettura

VENEZIA. A meno di un mese dal voto che deciderà il futuro dell'Italia, i partiti non hanno ancora presentato un piano serio su come affrontare i cambiamenti climatici. "Se si leggono i programmi in modo trasversale non solo non emerge la priorità del tema ambientale, ma traspare quasi ignoranza. Tutti si riempiono la bocca di ecologismo, ma in realtà nessuno approfondisce o articola le proposte".


Parole del professore Giulio Boccaletti della Smith School of Enterprise and the Environment di Oxford, autore del libro L'acqua: una biografia e tra i firmatari della petizione scritta dagli accademici per mettere l'ambiente tra i primi punti dell'agenda politica dei partiti.

Per il docente, invitato alla terza edizione di The Soft Power Club, iniziativa ideata da Francesco Rutelli e in programma oggi e domani (29-30 agosto) alla Fondazione Cini, la politica non sta dimostrando di prendere seriamente a cuore il problema dei cambiamenti climatici. Per Boccaletti gli unici politici che più degli altri dimostrano almeno di conoscere i temi, sono quelli del Terzo Polo, ma alla fine nemmeno loro approfondiscono e articolano la questione. "Da un punto di vista di concretezza ne parlano più degli altri, ma il problema non è tanto sapere e citare i problemi, quanto essere consapevoli di quali scelte fare e farle. L'Italia sarà molto più esposta ai cambiamenti climatici di quanto non lo sarà l'Europa che, a sua volta, lo sarà più del resto del mondo. Per questo l'ambiente dovrebbe avere un posto centrale nella politica. Sappiamo già che i cambiamenti climatici che dovrà affrontare l'Italia saranno piuttosto singolari e produrranno degli effetti pesanti".

Cosa dovrebbe fare l'Italia

Se non si interviene il futuro, nemmeno tanto lontano, sarò sempre più pieno di eventi estremi: caldo torrido, siccità, dissesto idrogeologico, erosione della costa e via dicendo. "A fronte di questi rischi un Paese sviluppato come l'Italia ha le possibilità e le risorse per gestirli" prosegue il professore. "Non stiamo diventando il Sahara. Israele avrà meno acqua tra 50 anni di quanta ne avremo noi in Sicilia, ma Israele si è già messo in moto per non ritrovarsi all'improvviso di fronte alla siccità, noi no".


Per Boccaletti se il clima cambia bisogna investire nelle infrastrutture, nella scienza e nelle istituzioni: "Come affrontare i cambiamenti climatici dovrebbe essere nella cima delle priorità dell'Italia perché avranno un impatto universale su tutte le persone. Quindi tutti i partiti politici dovrebbero preoccuparsi di dipingere una visione di lungo termine e spiegare la strada per arrivarci che vuol dire spendere soldi, prendere finanziamenti e invece ci ritroviamo a non avere nulla"

Il Pnrr e l'adattamento ai cambiamenti climatici

Boccaletti smonta anche il mito del Pnrr dove sembrano confluire tutte le soluzioni. "Il Pnrr mostra che abbiamo pensato molto di più ai cappotti degli edifici che non alla gestione del territorio, ma i cappotti degli edifici non ci salveranno dal cambiamento climatico. Nel Pnrr è chiaro che c'è un'agenda sul carbonio o sulla digitalizzazione, ma non è chiara l'agenda sul piano di adattamento ai cambiamenti climatici che dovrebbe esserci".

Giulio Boccaletti: guardiamo sempre il rubinetto, mai il fiume

Un piano anti-siccità in 3 punti:

Ci sono almeno tre punti che i partiti dovrebbero spiegare: il primo è affrontare come viene allocata l'acqua nel nostro Paese:

  • l'uso dell'acqua nel settore agricolo;
  • un piano infrastrutturale serio sulla capacità di raccogliere l'acqua;
  • trovare investimenti per transizionare l'agricoltura italiana a un'agricoltura ad alta precisione che sia più produttiva usando meno acqua.


La siccità degli ultimi mesi è stata già un campanello d'allarme: "L'agricoltura è estremamente esposta perché usa la stragrande quantità di acqua e non soltanto quella che si estrae dai fiumi perché dipende anche dalle piogge" spiega il prof. "Non siamo di fronte alla fine del mondo e quindi voglio essere ottimista, ma bisogna avere un piano concreto".

Gentiloni: "Verso l'indipendenza dalle fonti d'energia fossili"

Il Commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni, già Presidente del Consiglio, ha inviato un messaggio video: "La guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina è una brutale e tragica dimostrazione di hard power (...) che minaccia di dividere il mondo in blocchi, mettendo a rischio la cooperazione internazionale" ha detto. "In questo nuovo contesto geopolitico, che spazio rimane per il soft power? Credo che ce ne sia molto. A causa della guerra, il mondo intero sta affrontando sfide enormi: catene di approvvigionamento interrotte, insicurezza alimentare globale, aumento dell'inflazione, incertezza economica. Queste sfide non riguardano un Paese isolato, ma tutti noi ed è per questo oggi il multilateralismo e la diplomazia sono più importanti che mai".

Gentiloni si è soffermato poi sul cambiamento climatico, dicendo che anche in questa crisi ci può essere un'opportunità. "L'opportunità è che l'Ue riduca la sua dipendenza dai combustibili fossili russi e acceleri la transizione verde. Per farlo, dobbiamo aumentare i risparmi energetici, diversificare le forniture e accelerare l'adozione delle energie rinnovabili. Questo è l'obiettivo delle iniziative che abbiamo intrapreso negli ultimi mesi, come il piano REPowerEU e il piano Save Gas for a Safe Winter".
 

Giovannini: "Accelerare sulle rinnovabili"
 

Tra gli invitati anche i ministri dell'Economia Daniele Franco e delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini. Giovannini ha ricordato che bisogna puntare al massimo sulle rinnovabili: "Leggendo i programmi dei partiti trovo che alcuni siano più dettagliati e altri più generici, ma mi auguro che in questo mese questi temi verranno affrontati con grande serietà e attenzione, al di là degli slogan perché da questo dipende il futuro". Concetto ribadito anche quando ha parlato dei problemi attuali che l'Italia sta affrontando: "Va bene che ci sia diversificazione della fornitura del gas per evitare che eventuali decisioni del blocco del gas dalla Russia si riflettano ancora di più sulle imprese, ma dall'altro dobbiamo accelerare al massimo sulle rinnovabili, così come nella transizione a una mobilità più sostenibile".

Per Giovannini il governo Draghi non è stato con le mani in mano: "Abbiamo fatto investimenti in queste direzioni, non sono sufficienti e non sono risolutivi, ma spero che chi guiderà il Paese dopo di noi seguirà la nostra direzione".

Il ministro ha elencato quanto è stato fatto e quanto si auspica verrà ripreso: "Abbiamo avviato la sostituzione degli autobus più inquinanti e bisogna completarla, abbiamo messo risorse senza precedenti sulle metropolitane e tranvie e bisogna proseguire in questa direzione, abbiamo fatto il piano sulla mobilità ciclistica, atteso da quattro anni, con investimenti su ciclovie urbane e bisogna proseguire in quella direzione".

Per Giovannini i primi risultati del lavoro fatto si potranno vedere già il prossimo anno, nell'accelerazione che il suo ministero ha dato per la realizzazione di parchi fotovoltaici e parchi eolici bloccati da tempo. Un altro esempio saranno i Porti. "Li ho voluti trasformare in comunità energetici che sono inseriti nelle città e quindi possiamo pensare a tutte le dighe foranee che possono diventare luoghi per produrre energia rinnovabili che serva al Porto e se in eccesso anche alla città".

In numeri Giovannini ricorda che con il governo Draghi il suo ministero ha trovato 36 miliardi di euro per investimenti nelle Infrastrutture e mobilità provengono dalla Legge di Bilancio; 61 dal Pnrr; 7 dall'anticipazione del Fondo di sviluppo e coesione per un totale di circa 105 miliardi.
 

Rutelli: "Non abbandonate gli impegni per ridurre le emissioni"
 

Il convegno è stato aperto con il messaggio di saluto inviato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha ricordato l'importanza dei temi trattati "che riguardano l'Umanità intera". Rutelli ha poi spiegato il senso dell'iniziativa: "Il Soft Power Club ha riunito qui a Venezia personalità dei cinque continenti. Lo facciamo in un momento in cui c'è una guerra in corso, una crisi energetica e un'estate dirompente dal punto di vista climatico sapendo che tutti questi temi sono interconnessi. Senza il soft power, il potere del dialogo e della persuasione, non ci può essere pace, né transizione ecologica. Per questo lanciamo un appello: non abbandonate gli impegni per ridurre le emissioni".