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La storia

I tre startupper che hanno ridato vita al legno di Vaia

Federico Stefani, Paolo Milan e Giuseppe Addamo: i founder della startup Vaia
Federico Stefani, Paolo Milan e Giuseppe Addamo: i founder della startup Vaia 
Nel 2019 Federico Stefani, Paolo Milan e Giuseppe Addamo si dedicano al progetto per recuperare il legname dagli alberi abbattuti dalla tempesta per creare amplificatori e piantare altri alberi. Anche il loro packaging è frutto di riciclo
3 minuti di lettura

Dalla tragedia alla rinascita. Vaia è il nome di una tempesta che nella notte tra il 28 e il 29 ottobre del 2018 ha spazzato via intere vallate nelle Dolomiti. Quarantadue milioni di alberi sono stati abbattuti. Si tratta del disastro ambientale più grande d'Italia degli ultimi 50 anni. Vaia è anche il nome di una startup a impatto sociale che è nata qui, per trasformare qualcosa di negativo in un'occasione di rinascita. E di bellezza. Recupera il legno degli alberi caduti, coinvolge artigiani locali e crea amplificatori naturali per smartphone. Oggetti bellissimi, non esiste un pezzo uguale a un altro, uniscono la tecnologia analogica con la nostra vita digitale. 
 

MANDA LA TUA STORIA
 

Dietro questa storia, c'è la storia di tre cervelli all'estero che sono rientrati per fare la propria parte, mettendoci il cuore. Il founder è Federico Stefani, 32 anni. Ha una laurea in economia e un master in business administration tra Bruxelles e il Giappone. Nella notte della tragedia si trova a Bruxelles. Sta lavorando alla Nato. Davanti al disastro, vede che il sistema produttivo locale sta agendo in modo sbagliato.

L'industria del legno, non attrezzata a gestire l'improvviso surplus, inizia a svendere il materiale alla Cina. È un legno prezioso, cosa fare per recuperarlo? Mi chiedevo continuamente. Abbiamo risorse, usiamole in modo intelligente.

Cerca un'idea per giorni interni. Poi all'improvviso guarda un oggetto che ha sulla scrivania: un amplificatore naturale, un regalo del nonno artigiano, creato con legno di noce, ultimo oggetto realizzato nella sua vita. C'è l'idea. Federico chiama Paolo Milan, suo ex compagno di università, che in quel momento sta lavorando in Polonia. E Giuseppe Addamo, un amico di vecchia data, esperto di comunicazione in quel periodo anche lui a Bruxelles. Decidono di mettersi insieme, fondano una startup nel 2019, fanno un mutuo per finanziare i primi mille amplificatori.

Con il nostro lavoro, ogni giorno, cambiamo significato alla parola Vaia: non più sinonimo di distruzione, ma di ripartenza sostenibile per l'ambiente e l'economia locale.

Nel 2021 si licenziano tutti e tre, tornano in Trentino e si dedicano completamente al progetto. Vaia diventa cosi anche la storia di tre italiani all'estero che rientrano nel proprio paese per avere un impatto, usare in modo intelligente le materie prime e creare una filiera sul territorio. "A oggi abbiamo tre tipi di amplificatori, abbiamo venduto 90 mila pezzi e piantato 90mila alberi. Un albero per ogni amplificatore venduto. Obiettivo: costruire la foresta di domani. Tra i nuovi progetti, anche un amplificatore visivo per smartphone, creato con una lente ottica di Fresnel, una tecnologia antica di 200 anni. Tutto il packaging è preso da un telo geotessile con cui si coprono gli acciai nelle aree sciistiche. Dopo tre anni viene buttato perché ha perso le sue proprietà. Noi lo recuperiamo, lo laviamo e lo usiamo per i nostri imballi".


Finora i 3 hanno recuperato 500metri cubi di legname. "Spesso la critica che ci fanno è: non ne avete recuperato tanto. Credo che il nostro compito sia dare l'esempio, ispirare gli altri a fare la propria parte. Nel mondo c'è molta sfiducia. I giovani pensano: perché devo fare qualcosa in più? È faticoso. Sì, lo è. Però portare energia buona è una cosa bellissima. E quando qualcuno ci dice: "voi mi date speranza", noi troviamo la forza per andare avanti. Noi creiamo bellezza, ed è bello dare un senso alle cose. Non è stato facile rientrare in Italia. Anche solo rinunciare allo stipendio di Bruxelles è stata tosta. Non abbiamo preso fondi pubblici. Non abbiamo raccolto capitali da venture capitalist. Siamo cittadini europei ma abbiamo a cuore il nostro paese. Le aziende iniziano a chiedere i nostri amplificatori per i loro eventi o come regalo per i nuovi assunti. Abbiamo creato la Festa degli innovatori a Folgaria: in una giornata pianteremo mille alberi. Portiamo le scuole nei luoghi della tempesta, nei laboratori dei nostri artigiani, creiamo connessioni. E ora la nostra idea sta diventando un modello. Un nuovo modo di fare upcycling. Valorizziamo la materia prima, collaboriamo con le comunità locali e creiamo un impatto positivo sull'ambiente e sul territorio. In Puglia, 15 milioni di ulivi sono morti per il batterio della Xylella. Stiamo portando lì il nostro modello".


Il lato positivo di questa storia? Lo trovate nel video di Vaia. Dice cosi: 'Ci hanno insegnato che nella vita si cade e che la cosa più importante è rialzarsi'. Ma nessuno ci ha insegnato come farlo. Poi abbiamo vissuto, con la nostra passione, la nostra fantasia e con la scoperta del valore dei piccoli gesti ci siamo rialzati. Dietro ogni caduta si nasconde una grande opportunità. Quella di cambiare il nostro mondo. Tutto è possibile, se metti al centro l'uomo". Vaia sta cercando investitori per nuove sfide.