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Carnevale, ma voi dite frappe, bugie o chiacchiere? Ecco il dolce dai mille nomi

Storia, leggende e una ricetta storica del piatto simbolo della festa più colorata dell'anno
3 minuti di lettura

Ricette che rimbalzano tra Twitter, Instagram e blog di cucina al grido di frappe, bugie, cenci. Leggende tra le più varie che si rincorrono tra le regioni e soprattutto aneddoti, sensazioni e ricordi. Le chiacchiere, dolce da tempo immemore simbolo del Carnevale, appartengono al passato di tutti noi, al di là di ogni confine regionale. E' di fatto il più diffuso d'Italia, con le minori varianti da versione a versione, stando alla ricetta. E con la maggiore varietà di nomi e forme. Se sono chiamate Chiacchiere dal basso Lazio in giù, fino alla Sicilia, in Piemonte e Liguria sono le Bugie e in Toscana i famosissimi Cenci. Esistono però anche nomignoli e varianti regionali più sconosciute rispetto alle "tre corone" che tutti abbiamo sentito nominare. Nel Polesine, ad esempio, le chiamano Cròstoli o Grostoli, mentre nel Molise sono i Cunchielli e a pochi chilometri, nel Matese - zona montuosa della Campania - addirittura i Guanti. I nomi buffi non si fermano qui: in provincia di Mantova e di Brescia, sono le Lattughe e in Sardegna addirittura le Maraviglias, o Meraviglie.  


Perché tutti questi nomi e da dove arriva questo dolce così semplice? Da molto lontano e la sua origine è probabilmente anche "causa" dei suoi mille nomi: come accade per molte ricette legate ai momenti di festa, infatti, le sue radici risalgono ai tempi dell'Impero Romano - da qui la diffusione capillare della ricetta-, quando sotto il nome di frictilia, andava un impasto realizzato con farina ed uova, successivamente modellato in striscette, probabilmente già con i bordi seghettati, che venivano poi immerse nello strutto e fritte. Praticamente l'identikit più fedele possibile del dolce arrivato fino a noi. Allora questa leccornia, stando ad alcune testimonianze riportate successivamente, era tipicamente invernale, probabilmente per la capacità del cibo fritto di scaldare i commensali. O più plausibilmente per la concomitanza con qualche festa pagana. Le prime testimonianze dei frictilia si trovano, infatti, in alcune descrizioni delle festività dei Baccanali o Saturnali: i momenti in cui secondo la religione pagana l'ordine naturale delle cose veniva "sovvertito". L'antenato del Carnevale come casa per le antenate delle chiacchiere. 

Nonostante la storia collochi la nascita di questo dolce molto lontano nel tempo e guardi alla città dei gladiatori come terra natale, nei secoli sono state raccontate numerose leggende sulla nascita di questa ricetta, a riprova della sua fama quasi perenne. Una delle più classiche è quella che la lega a una regina già nota alle cronache golose per averci regalato la pizza. Ovvero la sovrana Margherita di Savoia che, durante una lunga chiacchierata con la sua corte, si racconta, disse di avere molta fama e chiese al cuoco di corte un dolce che potesse allietare lei e i suoi ospiti. Lui inventò le chiacchiere -nome nato per ispirarsi alla particolare situazione conviviale da cui era scaturita la richiesta della sovrana -: un dolce semplice da replicare e gustoso senza essere pesante. Perfetto da mangiare, insomma, "tra una chiacchiera e l'altra". 

Servite cosparse di zucchero a velo, con una colata di cioccolato fondente, con il miele o con il sanguinaccio che sia, le chiacchiere si sono adattate ai nostri tempi. La ricetta contemporanea è ovviamente cambiata, non si cuoce più nello strutto - anche se alcuni libri antichi di ricette lo riportano ancora come la scelta migliore - ed è più facile che in casa ci si ritrovi ad utilizzare l'olio di semi. Per la gioia dei salutisti e per far inorridire i tradizionalisti ad oltranza, si può scegliere addirittura la versione oil free. Come succede da anni per le zeppole di San Giuseppe, infatti, è facile trovare anche in vendita chiacchiere cotte al forno. Una scelta che secondo alcuni mette al riparo dal peccato di gola, secondo altri cambia in realtà molto poco, essendo in realtà di poco meno caloriche rispetto alla loro versione fritta ed avendo come contro il sapore: abbastanza dissimile a quello autentico. Inoltre che controsenso sarebbe non trasgredire, proprio durante la festività della trasgressione?  

Noi vi riproponiamo una versione tradizionale, con qualche consiglio "di fantasia": 

Le chiacchiere

Ingredienti:
250 gr di farina bianca, 80 gr di burro, 1 presa di sale, 1 presa di lievito in polvere, mezzo bicchierino di Cognac, 1 uovo, 1 cucchiaiata di zucchero, zucchero a velo q.b. 

Procedimento:
Mettere sulla spianatoia il mucchietto di farina bianca; praticarvi un buco nel centro e versarvi il burro appena sciolto con lo zucchero, la presa di sale e quella di lievito, l'uovo intero battuto, il liquore e, quindi, impastare e lavorare fino a ottenere una bella e lucida pasta. 
Lasciarla riposare, coperta, per circa un'ora. 
Stenderla con il mattarello e ritagliarne, con una rotellina a strisce, nastri, rotondini, losanghe, comporre treccine e - chi ne è capace e ha fantasia - qualche figura e lettere di alfabeto. Si potranno così comporre questo o quel nome a seconda degli invitati. 
Versare abbondante olio nella padella e buttarvi a friggere le "chiacchiere": tirarle su con la schiumarola e farle asciugare su carta porosa. Servire abbondantemente cosparse di zucchero a velo.