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Carlo Verdone: "Il crudo mi fa orrore ma per una parmigiana sono disposto a tutto"

Carlo Verdone: "Il crudo mi fa orrore ma per una parmigiana sono disposto a tutto"
Il grande regista e attore, fresco del successo del programma ispirato alla sua vita, racconta un rapporto con il cibo a metà fra la semplicità e passioni inconfessabili. E ci suggerisce le sue trattorie preferite
2 minuti di lettura

“Caro Guido, non ti darò grandi soddisfazioni, perché mangio poco e sempre le stesse cose. E sono pure astemio”, la tocca piano, quasi mettendo le mani avanti, Carlo Verdone quando lo chiamo per farmi raccontare che rapporto ha con il cibo. Una partenza morbida e di basso profilo, quasi confidenziale, come è nello stile dell’uomo. Poi, a mano a mano che entriamo in argomento, si scalda: “Certo, il lavoro sta andando bene, ‘Vita da Carlo’ funziona. Eppure questo è un periodo di grande tristezza: mi manca la tavola, non tanto per quello che si mangia quanto per la compagnia. Col Covid non trovo più i tanti amici con i quali si andava al ristorante, si finisce regolarmente a casa e le giornate si ripetono quasi sempre nello stesso modo. Se va bene passa un figlio, magari un amico. Ecco, mi manca la compagnia, la risata, il pettegolezzo. Questi due anni di pandemia si sono rivelati due anni tragici, anche se la prendo con filosofia”. Il lamento di Carlo. “Io non sono certo uno che ha paura della solitudine, ma mi sono un po’ rotto le palle”.

Nemmeno sul set va meglio?
“Quando lavoriamo, siamo molto disciplinati, per fortuna il set rappresenta una bella aggregazione anche perché è l’unico momento in cui stiamo assieme”. 

Tutto sei tranne che un appassionato mangione o un gourmet. Ma il gusto che mostri nella vita privata e nel mestiere di attore e regista, si impone sempre, forte e chiaro. Le vie della tavola sono infinite.

“Io mangio in maniera molto sana. Porzioni piccole, che mi consentono di restare sazio per una ventina di minuti. Ma se mi metti davanti una parmigiana alle melanzane, crollo. Crollano tutte le mie difese: mi metto là con una bella pagnotta e pulisco fino all’ultima traccia di sugo con una scarpetta che vorrei non finisse mai. La mia anima resta quella del pastasciuttaro, senza pasta non si può vivere. Resto un mangiatore di quartiere, di circoscrizione: carbonara, gricia, pasta in bianco con i controcoglioni, burro e parmigiano ai massimi livelli”.

La vecchia cucina di casa.
"Sì, anche perché in casa abbiamo sempre avuto governanti bravissime e da loro ho imparato ad apprezzare la semplicità. Il crudo? Il crudo mi fa orrore e sono restio a provare cose complicate”. 


Davvero non bevi mai?
“Devo dirti la verità. Fino a cinque anni fa detestavo il pesce, ma gradualmente mi è servito per sostituirci la carne rossa, evidentemente il mio organismo non la sopporta più. Col vino peggio ancora: mi basta un bicchierino perché mi prendano il mal di testa e la sonnolenza”. 

Alla voce acqua, Carlo sfoggia una competenza rara

“Sono un astemio incallito. Ma se c’è un grande esperto di acque minerali, quello sono io! E ti dirò che bevo soprattutto quelle del Sud, quelle del Vulture ad esempio, che contengono sostanze migliori per l’organismo e offrono un gran sapore”.

Quando elenca i componenti come il calcio, il potassio e lo stronzio non posso non pensare alla formidabile passione e competenza che gli hanno fatto meritare le lauree honoris causa in Farmacia e in Medicina. Ma ogni sospetto di ipocondria si volatilizza nel momento in cui sogna di tornare nella sua campagna, in Sabina: “Qui si mangia sano. Ti dico solo un nome, la Vecchia Quercia, in Selci in Sabina. Una famiglia straordinaria, fanno tutto loro: che antipasti e che frittate meravigliose, la salsiccia del loro maiale, i funghi, i tartufi, la salvia fritta! Cerco un posto bucolico, che mi ispiri tranquillità e serenità, bei tramonti. Ecco, la semplicità”. E le abitudini: “Sì. Se manca il pesce, la cena ideale è davvero semplice: verdure, indivia coi pinoli, e tra i formaggi pecorino sardo, caciottona di Pienza, ricotta…”. 

Finale?

“A cena un piatto che amo: mele cotte con le prugne. E il lardo un po’ bruciacchiato”.

Sembri un maratoneta dalla ferrea disciplina:

“Aspettiamo la primavera e andiamo in trattoria dietro Tor di Nona. Da Lilli ci mangiamo un bel piatto di pasta, una verdura e una bella fetta della loro mitica torta al cioccolato!”.