Una cantina arrivata alla quinta generazione, Pio Cesare e un’azienda agricola dedicata al riso, Acquerello. Altagamma, l’associazione italiana che raccoglie le migliori imprese dell’Alta Industria Culturale e Creativa che promuovono nel mondo l’eccellenza Made in Italy (un totale di 113 soci in 7 categorie merceologiche), amplia il parterre di imprese food&beverage con due nuovi soci sulle otto novità del 2022 (le altre sono: Florim, Frette, GessiHelvetia & Bristol Firenze - Starhotels Collezione, Lefay Resort & SPA Lago di Garda e The Gritti Palace). E conferma che fra le imprese eccellenti del Paese, che valgono il 7,4% del Pil, il sottogruppo agroalimentare, che conta 23 soci suddivisi in Wine&Spirits e Fine Dining & Gourmet Food, è una realtà consolidata.
L’entrata di Pio Cesare, cantina storica del 1881 situata al centro di Alba (Cn) va ad aggiungersi a un nutrito gruppo di aziende vinicole; 12 in tutto. In dote, vini di alta qualità e di pregio provenienti dalle colline del Barolo e del Barbaresco. A tirare le redini dell’azienda, i cugini Cesare Benvenuto Pio e Federica Boffa Pio. Oltre 75 ettari di vigneti di proprietà e una produzione di circa 450mila bottiglie l’anno che vengono distribuite in 40 Paesi al mondo. «Siamo onorati di far parte di Altagamma, significa che siamo parte del meglio del Made in Italy», afferma Federica Boffa Pio. L’azienda di famiglia ha registrato segnali positivi durante gli ultimi due anni su Barolo, Barbaresco e Cru, i prodotti di maggiore livello e con prezzi più elevati; meno su Barbera e Dolcetto, molto legati al mondo della ristorazione. A ripartire per primo post-Covid è stato l’export: «Per noi vale il 75% del fatturato. Al momento sono in forte ripresa gli Usa, ma il mondo asiatico ancora fatica», sottolinea Boffa Pio. In Italia, intanto, la vendemmia 2021 si è chiusa con un ottimo rapporto qualità-quantità: «Per gustarla dovremmo aspettare qualche anno per i rossi, ma i bianchi promettono bene e saranno disponibili fra qualche mese dopo un periodo di duro lavoro e selezione per cercare di combattere gli effetti del cambiamento climatico», ricorda Boffa Pio.
La cantine piemontese raggiunge i colleghi vignaioli di Altagamma confermando la forte liaison fra lusso e vino. «Un rapporto che si è consolidato ancor di più dopo il Covid. I clienti cercano qualcosa che dà sicurezza, un marchio storico, riconosciuto per lo sforzo nel perseguire l’alta qualità», spiega Boffa Pio. Non sorprende, quindi, che accanto a Pio Cesare ci siano nomi come Biondi Santi (sinonimo del primo Brunello della storia realizzato nel 1888 e ancora oggi gelosamente custodito nella Tenuta Greppo), Mastrojanni (tenuta che fa parte del Polo del Gusto gestito da Illy), Ornellaia e Tenuta Luce (due cantine di proprietà della famiglia Frescobaldi e sinonimo dei grandi vini toscani).
Oppure, Ca’ del Bosco e Bellavista Wines che richiamano il terroir della Franciacorta. Ma anche Ferrari Trento (cantina madre del presidente di Altagamma, Matteo Lunelli e simbolo Made in Italy dei brindisi sul podio della Formula 1), Livio Felluga (azienda che si è impegnata dagli anni ’30 nel recupero di 242 ettari di vigne friulane), Masi Agricola e Allegrini (entrambe fanno parte anche dell’associazione delle Famiglie Storiche dell’Amarone), Feudi di San Gregorio (realtà irpina che ha saputo coniugare vino e design andando oltre l’etichetta). Sono loro i campioni italiani di un mercato, quello del vino di alta gamma, che genera un valore di 77 miliardi di euro a livello globale, con una crescita del +13% nel 2021 rispetto all’annata precedete e in forte recupero sul 2019. E a cui si aggiungono Segnana e Nonino, brand del settore spirits che rappresentano un’eccellenza tutta italiana: la grappa (con il 15% degli italiani pronti ad aumentarne i consumi secondo AssoDistil)”.
Crescita che si riscontra anche nel settore cibo e ristorazione che ha dimostrato una certa dinamicità attestandosi a un valore globale di 50 miliardi di euro nel 2021, in aumento del +10% generale rispetto al 2020. Un trend di crescita che si riverbera lungo la filiera e tocca Acquerello, azienda agricola nel cuore della provincia di Vercelli che ha chiuso lo scorso anno a 6,5 milioni di euro di fatturato; +18% sul 2019. «Siamo la prima azienda che entra in Altagamma provenendo dal mondo dell’agroalimentare di base», ci tiene subito a precisare Piero Rondolino, inventore del riso Acquerello: l’unico riso bianco con le proprietà nutritive dell’integrale prodotto in mille tonnellate all’anno. Venduto in oltre 60 Paesi a partire dalla Tenuta Colombara di Livorno Ferraris, dove è coltivato secondo il processo della filiera completa, il riso Acquerello rappresenta un unicum in Altagamma.
Il motivo? «Il lusso sta evolvendo – afferma Rondolino – Noi ne siamo l’esempio. Il riso per sua natura non potrà mai essere considerato un bene di lusso in senso stretto. Non fa parte della categoria delle cose rare e preziose. Piuttosto, penso sia la qualità che Acquerello rappresenta a fare la differenza. Dietro al brand c’è grande complessità da cui si genera una qualità superiore». La stessa che si può intuire anche nelle attività e nei prodotti di brand come Domori e Baratti & Milano (entrambi attivi nel mondo della cioccolata di cui utilizzano solo migliori fave), Calvisius (caviale lombardo che proviene da 60 ettari di impianti di acqualcoltura, per il 15% della produzione mondiale), Agrimontana (marmellate, confetture e frutta candita di prima qualità), Illy (caffè), Campari e S. Pellegrino (i cui nomi rimandano ai momenti dell’aperitivo al bar e delle cene nelle tavole dei ristoranti). Prodotti accessibili a tutti ma che hanno saputo conquistare i consumatori e il consenso del mercato attorno alla propria qualità più che alla propria esclusività.
Insomma, il lusso sta cambiando. O meglio: sta riprendendo da dove si era fermato nel 2019, ossia l'esperienza, ma correggendo la rotta. Il vero banco di prova sarà il ritorno del turismo straniero. Nonostante le buone performance dell’estero, per l’alto di gamma in generale il flusso di clienti legati al turismo ha rappresentato un forte driver che è venuto meno con lo stop ai viaggi internazionali. Basti pensare che un consumatore di lusso su tre in Italia è cinese.
Per coinvolgerli, la sfida è quella di proporre un’offerta in linea con il potere d’acquisto dei clienti post-Covid ma senza derogare alla qualità. Per questo, per esempio, Pio Cesare ha deciso di aprirsi all’enoturismo: «Stiamo ristrutturando una cascina in vigna Mosconi a Monforte. Il progetto lo aveva avviato mio papà che è venuto a mancare durante la pandemia. Ci saranno due sale: una nel tufo e una che si affaccia all’esterno, sulle zone del Barolo. Qui finirà il percorso di scoperta del vino, magari con una degustazione più tecnica, e della vigna potenziando così un’offerta che prevede cinque livelli diversi per un’esperienza di circa due ore», racconta Boffa Pio. Rapporto qualità-prezzo che per Acquerello diventa leva di fidelizzazione con il cliente, «sempre più attento, aggiornato e curioso». L'azienda ha deciso di mantenere invariato il prezzo nonostante l’aumento dei costi: «Bisogna stringere un po’ la cinghia, ma abbiamo deciso di non ritoccare i prezzi fermi da sette anni», ha tagliato corto Rondolino. La qualità, il nuovo lusso, passa anche da queste scelte.