Fate Presto! Un grido accorato che troppo spesso riecheggia nel nostro Paese. E mai come in questa epoca si è insinuato nella vita quotidiana. Prima la Pandemia. Una guerra aggressiva, sanguinaria. Un nemico subdolo, che la dove non è riuscito a carpire la vita, ha lasciato i segni indelebili del suo passaggio. Dolore, incertezza, crisi economica. E senza nemmeno avere il tempo di asciugare le lacrime, subito un’altra guerra. Ancora più sanguinosa. Ancora più incomprensibile. Altro dolore, sconforto e incertezza per il futuro. Un altra tragica congiuntura la quale si devono fare i conti.
E non solo in senso figurato, ma nella più limpida accezione del termine. Pandemia e guerra hanno minato senza troppe cortesie il sistema economico già traballante del nostro paese, che in attesa di un programma vero e concreto di gestione dei fondi per la ricostruzione si ritrova ancora una volta davanti all’onda perfetta del disastro economico. "Il futuro è legato a doppio filo a questa delicatissima fase. Il rischio concreto è non solo di vedere vanificati i risultati fin qui raggiunti, ma anche vedere aziende che saranno costrette a chiudere" spiega Domenico Raimondo, Presidente del Consorzio di Tutela Mozzarella di Bufala Campana Dop, riferendosi all’intero comparto agroalimentare italiano. Il presidente Raimondo nel botta e risposta che segue, senza troppi giri di parole, lancia un vero e proprio appello: troviamo soluzioni immediate e apriamo tavoli di concertazione tra produttori, distributori e fornitori di materie prime. Altrimenti si rischia grosso, tutti.
La crisi internazionale e le varie contingenze stanno influenzando anche le attività dei produttori di Mozzarella di Bufala Campana Dop?
"La nostra filiera sta vivendo un paradosso inquietante: potrebbe ancora crescere ma invece, a causa della guerra e dell’insostenibile aumento dei costi di produzione, le nostre aziende rischiano il collasso, se non si interviene subito per adeguare i listini dei prezzi. Il 2021 ormai lontano è stato l’anno del record assoluto di produzione per la Bufala campana Dop. Sono stati prodotti 54.481.000 chili di mozzarella a marchio, superando anche i livelli pre-pandemia e mettendo a segno un +7,5% sul 2020 e un +8,5% sul 2019. Per la prima volta oltre 1 miliardo di bocconcini sono stati portati sulle tavole di tutto il mondo. Circa il 70% del latte idoneo alla Dop è stato trasformato in Bufala Campana, la restante parte invece è stato declassato per produrre altre tipologie (mozzarella non Dop e diversi tipi di formaggi di bufala). C’è abbondanza di latte, abbiamo già dimostrato durante la pandemia una immediata capacità di reazione e una grande resilienza, ora invece rischiamo grosso".
Quanto pesa sul fatturato e di conseguenza sull’indotto il continente russo?
"Dal 2014 la mozzarella di bufala campana è tra i prodotti finiti nelle misure dell’embargo russo, che fu la risposta ritorsiva di Mosca alle sanzioni dell’Ue per la guerra in Crimea, il primo atto di quello che vediamo oggi. Da allora non possiamo esportare più e quel Paese è diventato uno dei principali scenari della conmtraffazione ai danni del nostro prodotto. Scontiamo, dunque, già da anni una difficoltà in un mercato dove la bufala piaceva molto tra l’altro".
Aumenti vertiginosi talvolta scriteriati e senza controllo delle materie prime, dell’energia, del carburante: quali le ricadute? E chi paga?
"Sono ricadute terribili per la nostra filiera. A seguito della guerra in Ucraina sono raddoppiate le spese per il gas e l’energia elettrica, che sommate ai rincari per imballaggi e trasporti incideranno per un +10% sui bilanci. A rischio il primato raggiunto in Francia, dove le vendite di mozzarelle nel 2021 hanno superato anche il Camembert; sempre più difficile, inoltre, sarà raggiungere i mercati extra europei, a cominciare dagli Usa. Da due anni è in costante crescita il prezzo del latte di bufala, a cui vanno sommati gli incrementi delle spese per i rincari di energia, gas, plastica, imballaggi e trasporti, solo per citare le voci più significative, ecco perché le imprese del territorio sono in grandi difficoltà. Da mesi questi aumenti sono assorbiti totalmente dai trasformatori, che non riescono a compensarli all'interno della filiera e ora ad essere a rischio è la sostenibilità economica delle stesse aziende".
Si può intervenire? E se sì, come?
"Abbiamo avuto finora grande senso di responsabilità, credo che adesso sia inevitabile richiedere un adeguamento dei prezzi sul mercato e veder riconosciuto un aumento da parte delle realtà operanti nei vari canali della distribuzione. L’unica competizione che noi possiamo vincere nel mondo globale è quella sulla qualità e tutti sappiamo che la nostra qualità ha dei costi. I soci del Consorzio di Tutela hanno già avviato un dialogo serrato, soprattutto con la grande distribuzione organizzata, e nello spirito di collaborazione si sta tentando di non far ricadere sui consumatori finali gli aumenti. Siamo consapevoli che si tratta di una sfida difficile, ma il nostro impegno e la nostra disponibilità sono totali su questo punto. Chiediamo però che ci sia una vera apertura da parte degli altri stakeholder della filiera".