È un fatto: il tentativo di messa al bando dell'insalata russa dal dizionario della cucina non ha provocato alcuno scossone. Un bersaglio da subito difficile, innanzitutto perchè a Mosca conoscono quel piatto con il nome di “insalata Oliver”, preso dal presunto inventore che non era nemmeno russo, ma franco-belga. Una damnatio memoriae fallita in partenza, insomma, anche se con le attenuanti del fine nobile: tuttavia è chiaro che i meccanismi “cancel culture”, quando tentano di prendere di mira la cucina, non funzionano mai.
Quando la censura entra in cucina: prima dell'insalata russa, il ragutto fascista
di Jacopo Fontaneto
In tempo di guerra la "cancel culture" gastronomica non è una novità, e non ha mai vita lunga. Il racconto di tutti gli antenati del "Kiev Mule" e compagni