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Briatore e Sorbillo a Porta a Porta: non volano le pizze, ma finisce a tarallucci e vino

Delusione per chi aspettava la rissa in tv. Tra l'imprenditore del Billionaire e il pizzaiolo napoletano, ospiti di Bruno Vespa, solo fair play e acqua gettata sul fuoco
2 minuti di lettura

Non è bastata la musica di Morricone, che nel film "Per un pugno di dollari" annuncia il duello, per provocare il combattimento tra Flavio Briatore e Gino Sorbillo che molti attendevano, dopo la polemica sulla margherita del Crazy Pizza a 15 euro.
Chi contava di veder volare pizze ha solo potuto constatare una fine a tarallucci e vino dove tutti vogliono bene a tutti e “il mondo della pizza è una grande famiglia italiana”.
La “rissa”, pure citata in apertura di trasmissione da Bruno Vespa, non c’è stata e anzi la sensazione è che Porta a Porta abbia fatto da tavolo di trattativa più che da ring di pugilato.  

Il Briatore che aveva – nemmeno velatamente – sottinteso che le pizze meno care fossero di scarsa qualità, quello del “chiedetevi che cosa ci mettono in una pizza a 4 o 5 euro”, è diventato tutto un “Napoli è una città che adoro e abbiamo tanti ragazzi napoletani che lavorano qui da noi”.

E il rappresentante dei pizzaioli napoletani in trasmissione, sia pur chiaro nel ribadire che anche una pizza economica può essere eccellente, non ha mancato di invitare il super manager a fare un tour di pizzerie a Napoli.
Addirittura, Ivano Veccia, pizzaiolo ischitano trapiantato a Roma, arrivato da Vespa per preparare una capricciosa, ha detto che “il signor Briatore non ha cominciato la polemica ma ha semplicemente risposto a chi lo ha attaccato”.

 

Quando lo storico conduttore chiede a Briatore, collegato dal locale milanese, come nasce questa guerra, l’imprenditore risponde: “No, io non faccio le guerre per una pizza. Neanche per la mozzarella o per il Patanegra. Se qualcuno pensa di fare comunicazione attaccandosi al treno Briatore e poi al treno Sorbillo, credo che c’è molta gente che ha approfittato di questa cosa per avere un secondo di notorietà”.
Il riferimento è a chi andava al Crazy Pizza e girava video per prenderne in giro il prezzo, specie riguardo quella al patanegra a 65 euro. Per questo Veccia, peraltro autore di pizze al tartufo e al caviale a 70 euro ben prima del Crazy Pizza, lo ha spalleggiato.

Gentile ma fermo Sorbillo nel sottolineare che “il problema non è a quanto viene venduta la pizza, perché ci sono ingredienti straordinari che il cliente può scegliere o meno. Può anche prendere una classica margherita che Briatore ha in carta a 15 euro. Il problema è precisare che la nostra pizza tradizionale è un piatto completo e può essere buona anche se sempliciotta come la facciamo noi”.
E poi via di "in bocca al lupo" a Briatore per i suoi locali e il suo successo: “Sappiamo e ci fa piacere che sono molto frequentati, ma anche quelle da 5-6-8 euro, quelle del popolo, sono molto soddisfacenti”.

"Soddisfacente per tutti" è il claim della chiacchierata con l’ospite Simona Ventura collegata da casa, che svela di prepararla per la famiglia la domenica sera e che la definisce “cibo democratico perfetto per tutte le tasche”.

“Noi pizzaioli napoletani siamo sempre stati generosi e ospitali anche verso altri pizzaioli, che abbiamo sempre accolto attraverso le nostre associazioni” ricorda Sorbillo preparando la margherita.
“Io non pretendo di essere un pizzaiolo – ha sottolineato Briatore – ma abbiamo fatto dei ristoranti, dove dentro c'è anche la pizza. Abbiamo affitti carissimi, da via Veneto a Roma alla via di Harrod's a Londra, noi abbiamo fatto un upgrading di pizza in un luogo dove c’è il dj dalle dieci di sera alle due del mattino. Non è l’ingrediente che costa, è tutto il resto. Il cliente è variegato può venire da noi o andare da Sorbillo. L’importante che la pizza sia buona. La differenza può essere la location. Viva la pizza e basta”. 

Tra un "amo Napoli" e un invito per un giro partenopeo personalizzato, Flavio Briatore ricorda con spirito da imprenditore che “in Italia non abbiamo un marchio di pizza, non siamo mai riusciti a creare una catena di pizzerie internazionale, un brand per esportare pizze e talenti”, pensando probabilmente a fenomeni come la famosa Pizza Hut.
Tanto che quando Vespa, pacificatore dei pizzaioli, chiede al maestro partenopeo se aprirebbe un locale assieme a Briatore, lui risponde sornione: “Non si può mai sapere, magari ne parliamo”.
Intanto, da immagini di repertorio un giovanissimo e milanesissimo Giorgio Gaber canta "Ma tu vuliv' a pizza" e la pace vola nell'aria.