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Il borsch, la zuppa simbolo dell'Ucraina contesa dalla Russia, è patrimonio dell'umanità Unesco: "Va tutelata"

La decisione presa all'unanimità dal Comitato dopo il parere favorevole dell'organo di esperti presieduto da Petrillo: "Il conflitto armato mette a rischio questa tradizione ucraina. Ma l'iscrizione alla lista non dà patentini di origine né di paternità di un piatto che è diffuso in tutta l'area". Il ministro ucraino Tkatchenko: "Vinceremo la guerra del borscht e anche questa guerra e condivideremo la ricetta con tutti i Paesi civilizzati e anche con quelli incivili". Mosca: "Esempio del nazionalismo di Kiev"
2 minuti di lettura

Il borsch, la zuppa contesa fra Ucraina e Russia, è patrimonio culturale immateriale dell'umanità. O meglio - ed è una precisazione importante - lo è la "cultura della preparazione del borsch ucraino" (culture of Ukrainian borscht cooking). Lo ha deciso all'unanimità il Comitato dell'Unesco durante la riunione straordinaria convocata, per la prima volta nella sua storia ventennale, senza aspettare dicembre, quando vengono normalmente esaminate le candidature. 

La candidatura del borsch (borscht in ucraino) era stata presentata nel 2019 da Kiev e la decisione finale era prevista per il 2023-24. Un mese fa, però, l'Ucraina aveva chiesto la procedura d'urgenza - mai attivata prima - sottolineando che la guerra mettesse in pericolo questa tradizione. Oggi è arrivato il verdetto positivo del Comitato del patrimonio immateriale, che ha accolto il parere favorevole dell'Organo internazionale di esperti (Evaluation Body) presieduto dall'italiano Pier Luigi Petrillo: "Viene riconosciuto che il borsch è patrimonio ucraino da secoli e che la cultura che rappresenta è in pericolo per tre motivi. Perché il conflitto armato impedisce alla popolazione di dedicarsi alla preparazione del piatto e di trasmetterne il valore alle nuove generazioni. Perché gran parte della comunità è stata costretta ad abbandonare i propri luoghi d'origine. E perché la distruzione dell'ambiente, e dei campi agricoli, mette a rischio la possibilità stessa di realizzare la pietanza a base di barbabietole, carote, cipolle, carne".

Su questa minestra, così diffusa in Ucraina, in Russia e in tanti Paesi dell'est, è in corso da anni una vera e propria battaglia, con tanto di accuse di appropriazione culturale da parte di Kiev verso Mosca e di tweet ufficiali del Cremlino che ne reclama la paternità. Risalire all'origine di un piatto antico tanto diffuso nel mondo slavo è difficile, ma molti esperti concordano nel dire che Kiev abbia più titoli per rivendicarlo e che proprio dall'Ucraina si sia diffuso, in era sovietica, negli altri Paesi. Il riconoscimento Unesco comuque non arriva per chiarire la disputa. "L'iscrizione alla lista - specifica Petrillo - non assegna un marchio di origine a un Paese specifico. Non è un patentino di paternità né di esclusività. Riconoscere la cultura ucraina del borsch e tutelarla non significa che sia una tradizione solo ucraina".

Il borsch, zuppa a base di barbabietole, cavolo, brodo, carne di manzo e maiale, e con un tocco panna acida, è stata inserita nella Lista dei patrimoni che necessitano di salvaguardia urgente come "caso di estrema urgenza" perché "dato il conflitto non si poteva attendere". Viene riconosciuto - si legge nel documento dell'Unesco - che è patrimonio culturale ucraino da secoli ma anche sottolineato che è una cultura condivisa con altri Paesi e che l'iscrizione nella Lista non implica esclusività.

Durante la riunione in cui il Comitato Unesco (di cui fanno parte 24 Paesi, tra cui non c'è la Russia perché non ha aderito alla convenzione sul Patrimonio immateriale) la decisione è stata presa all'unanimità, in mezz'ora. Ad ascoltare, collegati, anche Mosca e Kiev. Il primo a prendere la parola è stato il ministro della Cultura ucraino Oleksandr Tkatchenko, che ha ringraziato e sottolineato che il riconoscimento è fondamentale perché il cibo è un elemento di unità di tutti i territori ucraini. Poco dopo, su Telegram, ha aggiunto: "La vittoria nella guerra del borscht è nostra". L'Ucraina "vincerà la guerra del borscht e anche questa guerra" e condividerà la ricetta di questa zuppa con tutti i Paesi civilizzati "e anche con quelli incivili, affinché abbiano almeno qualcosa di leggero, gustoso e ucraino". 

Sul caso è intervenuta, sempre su Telegram, anche la portavoce del ministero russo degli Esteri, Maria Zakharova: "Per dare al mondo un esempio culinario dell'attuale nazionalismo di Kiev citerò un fatto: hummus e pilaf sono riconosciuti come piatti nazionali di diversi Paesi ma da quello che capisco tutto è oggetto di ucrainizzazione".