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La sfida dello spumante Alta Langa: cresce del 40%, ma attenzione ai rischi

L'Alta Langa Astigiana
L'Alta Langa Astigiana 
Tre milioni di bottiglie e nuovi soci nel Consorzio: "Pronti alla svolta". Ma Giorgio Rivetti (Contratto) dà l'allarme: "Tuteliamo la qualità: no alle logiche industriali, noi non siamo l'Asti Spumante"
3 minuti di lettura

L’Alta Langa Docg è una denominazione in crescita. Lo spumante metodo classico prodotto sulle alte colline cuneesi, astigiane e alessandrine chiude il 2022 con un +40% sulle vendite rispetto all’anno precedente e con una produzione attesa dall’ultima vendemmia di 3 milioni di bottiglie. Un numero che inizia a essere significativo per il mercato nazionale, con qualche segnale di concreta riconoscibilità anche all’estero. Tanto più se si considera che il 2023 porterà una forte iniezione di fiducia nel futuro della denominazione, che vuole svilupparsi e affermarsi: vi sarà infatti una riapertura del bando vigneti che consentirà l’iscrizione di 220 nuovi ettari ad Alta Langa nel triennio 2023-2025. Un allargamento coerente con le tante richieste di cantine che sono in lista d’attesa per salire sul carro delle bollicine piemontesi. Solo nell’ultimo anno l’ingresso di 18 nuovi soci nel Consorzio ha portato il numero di membri della compagine a 134, tra case produttrici e viticoltori.

Dice la presidente, Mariacristina Castelletta: “La nostra denominazione è unica e speciale, fatta da persone ambiziose. Abbiamo fatto tanta strada, solo dieci anni fa i produttori erano 12, adesso siamo 55”. E spiega: “Ora inizia una nuova sfida: il prossimo triennio sarà determinante per il futuro. L’apertura sostanziale delle superfici ci proietta, entro 10 anni, in una dimensione doppia rispetto all’attuale. Abbiamo davanti un grande futuro e la possibilità di una crescita importante che affronteremo tutti insieme, coesi, mantenendo la vocazione di qualità che questo vino ha nel suo dna”. Il severo disciplinare prevede esclusivamente uve Pinot nero e Chardonnay coltivate su terreni collinari (dai 250 metri slm in su) e vinificate in purezza o insieme in percentuale variabile. Può essere bianco o rosé, brut o pas dosé, richiede lunghi tempi di affinamento sui lieviti (almeno 30 mesi) ed è esclusivamente millesimato, cioè frutto di un’unica vendemmia e riporta sempre in etichetta l’anno della raccolta delle uve.

 Giorgio Rivetti
 Giorgio Rivetti 

Ma se questa è l’impostazione data fin dall’origine, oggi l’Alta Langa è arrivato a un bivio: se si vuole consolidare come metodo classico italiano alternativo a Franciacorta e Trentodoc, deve cominciare a pensare in grande, crescere con coerenza senza ispirarsi troppo agli altri e con il coraggio di fare un salto di qualità mentale. “Credo sia arrivato il momento di decidere cosa vogliamo fare da grandi” dice Giorgio Rivetti, uomo del vino alla guida della Spinetta di Castagnole Lanze e di Contratto, storica casa spumantiera di Canelli che negli ultimi anni ha puntato tutto su questa denominazione, convertendo ad Alta Langa i 37 ettari di vigneti che possiede principalmente sulle colline di Bossolasco. E spiega: “Il Consorzio ha fatto un ottimo lavoro, ponendo le basi per un percorso di successo. Ma oggi, a 20 anni di distanza dalle prime bottiglie, occorre fare chiarezza”.

Rivetti punta il dito contro l’ultima decisione presa a maggioranza dal Consorzio, creando non pochi malumori. “Un mese fa, durante l’ultima riunione, è stato approvato l’obbligo di indicare in etichetta se la sboccatura (ovvero l’operazione con cui si elimina il deposito dei lieviti, si rabbocca la bottiglia e si richiude con il tappo a fungo, ndr) avviene presso terzi. È una prescrizione inutile e non significativa rispetto alla valutazione della qualità di un vino, che avvantaggia solo le grandi aziende e mette in difficoltà quelle più piccole, che non hanno tutti gli strumenti a disposizione. Invece di mettere i bastoni tra le ruote su questioni di poco conto che creano divisioni, il Consorzio dovrebbe concentrarsi su alcuni problemi ben più grandi”.

Il patron di Contratto ne indica due su tutti. “Il primo riguarda l’altitudine minima dei vigneti: ora è di 250 metri slm, ma per i nuovi impianti dovrebbe essere innalzata a 400 o 450 metri. Così sì che tutelerebbe la qualità dell’Alta Langa, perché l’altitudine è fondamentale, tanto più con il cambiamento climatico in corso. Noi a Bossolasco abbiamo vigneti tra i 720 e i 770 metri e produciamo non più di 200mila bottiglie, ma se fossimo più in basso potremmo produrne fino a 350mila, con una qualità inferiore”.

E la seconda? “Bisogna vietare la vendita sui lieviti. Oggi si possono acquistare le bottiglie non ancora sboccate e chi le compra può dire che lo spumante è totalmente suo, senza dover dichiarare nulla. Un vero controsenso, se paragonato alla pignoleria sulla sboccatura, che avvantaggia solo i grandi commercianti”.

I soci del Consorzio sono in crescita: sono arrivati a 134 aziende fra grandi e piccoli
I soci del Consorzio sono in crescita: sono arrivati a 134 aziende fra grandi e piccoli 

Rivetti vede all’orizzonte un grande rischio: “Far prevalere una mentalità simile a quella dell’Asti Spumante, invece che seguire l’esempio virtuoso del Barolo o del Barbaresco, è un rischio che va corso. L’Alta Langa è uno spumante straordinario, che ha tutte le carte in regola per competere con il Franciacorta o il Trentodoc. Ma deve farlo partendo dalla vigna e dalla ricerca della massima qualità, non dalle dinamiche commerciali. Solo così potrà viaggiare a testa alta come fanno i produttori récoltant-manipulat dello Champagne Special Club. Altrimenti il progetto perderà di significato e molti di coloro che hanno aderito con entusiasmo usciranno dalla denominazione e torneranno a produrre metodo classico per conto proprio. Noi stessi alla Contratto stiamo cercando di capire quanto sia opportuno rimanere in un Consorzio in cui ci sentiamo sempre meno rappresentati. Abbiamo la fortuna di avere un brand forte e riconosciuto, dal punto di vista commerciale non avremmo molti problemi a uscire dall’Alta Langa. Ma sarebbe un peccato perché è una denominazione in cui crediamo molto e che ha grandi opportunità di crescita sia territoriale, sia di mercato”.