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Grassi idrogenati, malattie cardiovascolari e cervello: ecco cosa c'è da sapere

Grassi idrogenati, malattie cardiovascolari e cervello: ecco cosa c'è da sapere
L'Unione europea e l'Unione economica eurasiatica stanno adottando misure per eliminare del tutto i grassi trans, gli Usa li hanno già messi al bando. Secondo studi scientifici, una dieta sana priva di questi elementi incide anche sulle funzioni celebrali
3 minuti di lettura

In America nel 2015 avevano deciso di bandire entro 3 anni  l’uso dei grassi idrogenati da ogni prodotto industriale, infatti già allora la Food and Drug Administration americana aveva preso una posizione radicale e così è avvenuto. Questa ferma posizione è dovuta alla certezza scientifica che i grassi trans siano il peggior tipo di grasso di cui ci si possa nutrire. La maggior parte di questi grassi si forma attraverso un processo industriale che aggiunge idrogeno all'olio vegetale, il che fa sì che lo stesso diventi semisolido a temperatura ambiente. È anche noto come acido grasso trans prodotto industrialmente (iTFA) o olio parzialmente idrogenato (PHO), lo si può riscontrare nell'elenco degli ingredienti degli alimenti che acquistiamo. L'uso di iTFA è aumentato dagli anni '50, perché vantaggioso economicamente e di lunga durata. L'uso di iTFA è ulteriormente aumentato dagli anni '60, quando l'industria alimentare ha iniziato a sostituire i grassi animali con iTFA seguendo le raccomandazioni di salute pubblica per ridurre l'assunzione di grassi saturi, come quelli contenuti nel burro. In questo caso si può dire che il rimedio è risultato peggiore del male. I grassi trans presenti in natura sono prodotti anche dai batteri nell'intestino dei ruminanti (bovini, capre, pecore), e i latticini e i prodotti a base di carne da essi derivati contengono piccole quantità di grassi trans. I grassi idrogenati nel mondo vengono utilizzati in gran quantità per produrre tutta una serie di alimenti dolci e salati, come ad esempio margarina, panna vegetale, prodotti da forno confezionati come biscotti, croissant, merendine, cracker, grissini, taralli, patatine in busta, si trovano spesso nelle principali pietanze dei fast food, nei condimenti pronti e salse, nelle fritture, nei dolciumi come caramelle e lecca lecca, ma non dalle aziende italiane che non li utilizzano, attenendosi così al nostro regolamento.

 Attenzione alle merendine prodotte in Paesi in cui è consentito l'uso di grassi idrogenati
 Attenzione alle merendine prodotte in Paesi in cui è consentito l'uso di grassi idrogenati 

Il consumo di grassi trans è strettamente legato all'aumento delle malattie cardiovascolari, si stima infatti che, ogni anno, causi più di mezzo milione di morti, a livello globale.  Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha svelato che negli Stati Uniti i grassi idrogenati siano il meccanismo di innesco di un numero di infarti che oscilla fra i 72mila e i 228mila annui. Per questi risultati gli Stati Uniti sono il primo paese a bandire del tutto i grassi idrogenati.

Circa l’eliminazione dei grassi trans, la posizione più dura è stata presa dalla Danimarca, che ha imposto alle industrie alimentari di non utilizzare più del 2 per cento di grassi idrogenati per il confezionamento dei prodotti. L'obiettivo comune è quello di eliminare dagli alimenti i grassi trans prodotti entro il 2023. L'Unione economica eurasiatica e l'Unione europea stanno adottando misure per eliminare del tutto i grassi trans. Una ricerca della University of California di Los Angeles pubblicata su Physiology and Behavior, peraltro, segnala che un regime alimentare ipercalorico e ricco di grassi idrogenati riduce l'attività cerebrale, oltre a mettere a repentaglio il cuore. Gli scienziati si sono basati su alcuni test di laboratorio effettuati su un gruppo di ratti sottoposti a diete differenti per un periodo di tre mesi. Una parte degli animali ha mangiato cibi sani, mentre l'altra parte cibi ipercalorici con un eccesso di zuccheri, grassi. In seguito, i ricercatori hanno stimolato i topi a compiere esercizi con una serie di premi in cibo e acqua allo scopo di valutare i loro riflessi e le loro capacità fisiche. Le cavie sottoposte a un regime alimentare squilibrato hanno mostrato evidenti difficoltà motorie, pigrizia e lentezza. Quelli alimentati in maniera sana, invece, hanno mostrato una maggiore velocità con intervalli più brevi fra un esercizio e l'altro.

"I dati suggeriscono che la dieta potrebbe letteralmente cambiare le funzioni cerebrali. E le persone obese, spesso tacciate di essere anche pigre, sarebbero in realtà vittima di una fatica mentale-fisiologica", spiegano i ricercatori. Un altro studio della Oregon Health and Science University di Portland ha valutato le condizioni di salute di un campione di anziani, utilizzando come parametro i livelli ematici di vitamine e acidi grassi Omega3 da una parte e quelli relativi ai grassi idrogenati dall'altra. Questi ultimi sono il risultato di un processo di raffinazione a livello industriale che produce una particolare catena molecolare. Chi mostrava livelli più alti di Omega3 poteva vantare anche performance mentali superiori rispetto a chi aveva una preponderanza di grassi trans, i soggetti accusavano peraltro i segnali tipici di una condizione mentale classica del decadimento cognitivo, riconducibili al possibile sviluppo del morbo di Alzheimer. Gli scienziati americani, che hanno pubblicato i risultati dello studio sulla rivista Neurology, hanno analizzato un campione di 104 soggetti sani con età media di 87 anni. Il coordinatore dello studio, Gene Bowman, ha dichiarato: “Questi risultati devono essere confermati ma ovviamente è molto interessante l'idea che le persone possano fermare il decadimento di prestazioni del proprio cervello attraverso una dieta equilibrata". A differenza di altre ricerche simili, questa dei ricercatori statunitensi si basa su dati oggettivi e non su semplici questionari volti a interpretare gli stili di vita dei soggetti presi a campione. Alla luce di questi dati scientifici è giusto riaffermare l’importanza della dieta con valenza di farmaco capace di prevenire gravi patologie, anzi in presenza di malattie e decadimenti, come il caso dei soggetti ottantasettenni, proprio una dieta equilibrata si è rivelata migliorativa e performante.