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Il campione della pizza Franco Pepe diventa fumetto al fianco di Geronimo Stilton

Il campione della pizza Franco Pepe diventa fumetto al fianco di Geronimo Stilton
Un'intervista con il maestro pizzaiolo per raccontare un'avventura che sa di infanzia e il suo futuro professionale, che proprio dai più piccoli vorrebbe ripartire
4 minuti di lettura

Dopo essere sbarcato su Netflix con una puntata di Chef’s Table, diventa un fumetto al fianco di Geronimo Stilton. Franco Pepe, pizzaiolo di fama internazionale per non dire planetaria è il nuovo co-protagonista nella collana di libri edita da Edizioni Piemme tanto amata da bambini, e non solo, col nuovo volume “Il Campione della Pizza”, in libreria dal 10 gennaio. Una partecipazione straordinaria per il pizzaiolo di Caiazzo che così si impegna a spiegare e raccontare ai più piccoli la pizza e la sua importanza.

“Ho accettato di fare questo lavoro con la Piemme, e ho voluto farlo gratuitamente, perché per me è una cosa bellissima - riconosce Franco Pepe - Amo dialogare con i bambini e con i ragazzi, loro sono i primi recensori del mio prodotto, sono spontanei, puliti nel pensiero. Trasformare il concetto di pizza nella mente dei bambini e dei genitori da ‘würstel e patatine’ in un messaggio di mangiar sano per me è importante. Durante le riunioni per il libro mi dissero che solo due volte avevano scelto due personaggi da inserire nel fumetto, prima di me solo Umberto Veronesi. Ho avuto i brividi!”. Fra le pagine e nelle vignette siamo a Topazia, luogo in cui opera il topo giornalista appassionato di formaggio e in questa storia Trappola, proprietario di una storica pizzeria, vede gli affari calare e chiede aiuto a due influencer per rilanciare il suo locale. Ma c’è bisogno di una pizza speciale per partecipare al loro show ed è qui che entra in scena un super esperto, il personaggio che così vede Franco Pepe trasformarsi in un fumetto mantenendo però il suo saper fare di pizzaiolo.

 

 

Nel libro di Geronimo Stilton, Il Campione della Pizza, come si chiama il suo personaggio?
“Ciccio Pepe, come mio nonno che si chiamava Francesco ma tutti chiamavano Ciccio. Fa l’esperto di pizza e nella pizzeria formula una ricetta speciale a base di formaggio. Il Groviera è il formaggio preferito di Geronimo Stilton e ho lavorato con quello che piace a lui”.

 

La pizza poi si troverà da Pepe in Grani nel menu?
“Certo! La prepareremo durante la presentazione e poi sarà in pizzeria”.

 

Come si racconta la pizza a una bambino?
“In tanti modi. La bellezza dei piccoli è che ognuno ha la sua creatività, sempre diversa dall’altro. Quando arrivano in pizzeria li avvicino, cerco di parlarci e capire il loro approccio al gusto. A volte li metto vicino a me, al banco, e gli faccio fare la pizza. L’emozione più grande è quando riesco a coinvolgere anche i bambini disabili. Infatti quando ci sarà il 17 gennaio la diretta Instagram per la presentazione del libro, insieme alla figura di Geronimo Stilton, interagiremo con otto ragazzi. Tra questi ho scelto due ragazzi con disturbi dello spettro autistico, perché è una fascia da coltivare, anche attraverso la pizza si possono aiutare a coltivare le loro potenzialità. Ho fatto vari corsi gratuiti per ragazzi autistici per il centro diurno di Cologno Monzese e seguito un progetto a Castellammare, e pochi giorni fa ho inaugurato un centro a Caiazzo".

 

Nella sua vita precedente c’è la formazione e l’insegnamento, che ruolo ha avuto questa componente in questo progetto?
“Nel mio passato, oltre che di educazione fisica sono stato anche insegnante di sostegno e la disabilità mi ha portato a scegliere. Quando c’era papà facevo l’insegnante la mattina e il pizzaiolo la sera, approcciarmi ai ragazzi mi ha portato a vedere le cose in maniera diversa. Una delle cose che ho detto alla casa editrice è di andare anche negli ospedali pediatrici, questo libro mi servirà per creare un percorso dedicato ai ragazzi sulla pizza. Per i genitori è semplice ordinare una würstel e patatine, però oggi ci deve essere un’educazione alimentare da cui partire. Quando parliamo di pizza in modo sano c’è bisogno di trasmetterlo sin dai banchi di scuola. Non è sempre facile per la famiglia, come dice Crepet ‘non siamo capaci di dire no ai nostri figli e così facendo non li educhiamo’. Allora facciamo anche noi la nostra parte, mi rifiuto di fare la pizza con il würstel”.

 

Un impegno che si rispecchia nel menu Dieta Mediterranea, da lei fortemente voluto, in cui si racchiudono tutti i principi di questo pensiero. In che modo questa proposta lo sintetizza? 
“Su dodici pizze del menu Dieta Mediterranea per sette ho il bollino AIRC. Hanno deciso di darmi questo bollino di riconoscimento dopo un lungo percorso di confronto e studio, hanno riconosciuto l’idea di una vasta scelta nel menu, per sottolineare l’importanza di nutrirsi con attenzione con continuità. Bisogna capire che non è un monoprodotto a garantirci il sano, ma magiare sano significa farlo sempre, e non una volta. Per questo una pizza non poteva bastare, serviva un menu”.

 

Per arrivare alla sua pizzeria si percorre una stretta stradina di Caiazzo, emblematica del suo percorso. Quanto è stata lunga, ripida e faticosa la strada per arrivare a Pepe in Grani?
“Il mio percorso è stato prima di Pepe in Grani, lì ho solo realizzato il mio sogno di fare poco e buono, difatti sono andato lì in quel vicolo. Ho iniziato con sette ragazzi per arrivare a oggi con quarantasei, ma il percorso duro è stato prima con papà, la sua morte e il lavoro con i miei fratelli. Lì c’è stato il grande percorso di formazione, mi è costato tanto. Anche un po’ di famiglia”.

 

Una strada che non si ferma, ci sono nuovi progetti?
“Voglio andare in pensione - tuona con una risata -. Mi sento appagato, ho formato e trasmesso ai miei figli e ai ragazzi il mio sapere, ho ricevuto due riconoscimenti istituzionali importanti dal Capo dello Stato nel 2019 e nel ’20, era la prima volta per un pizzaiolo, oltre ai premi di settore. Sono riconoscimenti per aver fatto qualcosa per il territorio, la mia terra, mi sento appagato. Ci dobbiamo creare stimoli, non possiamo ambire sempre agli stessi obiettivi ed è per questo che ora per me è un momento di grande riflessione su cosa voglio per il futuro”.

 

A allora cosa vorrebbe per il futuro?
“Vorrei che i miei figli e i ragazzi che lavorano con me portassero avanti il mio progetto e vorrei dedicarmi alla formazione dei ragazzi più deboli, quelli che non hanno futuro o pensano di non averlo. Sto cercando, ma non è facile, di mettermi a disposizione dei ragazzi che sono in America Latina. Ho avuto esperienza con un bambino adottato dai miei zii e vorrei dedicare un progetto a Maurizio che purtroppo oggi non c’è più, solo così posso continuare a vivere come pizzaiolo, portando avanti il lavoro della persona e non del personaggio. Mio padre e mio nonno hanno continuato a vivere in quello che faccio, anche se fisicamente non ci sono più sono nei gesti e nel lavoro che porto avanti. Non ho sete di nulla, tranne che vivere bene questo altro quarto di vita nel modo giusto. La serenità non la conquisti con un premio, ma entrando nella vita delle persone e dando loro qualcosa, sapendo di aver fatto del buono”.