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La confetteria storica più antica d'Italia ha costretto i milanesi a rallentare

La confetteria storica più antica d'Italia ha costretto i milanesi a rallentare
A due passi dal Duomo, ha aperto la sua boutique dolce Romanengo, a Genova dal 1780 e a Milano da pochi mesi. Oltre alla sala da tè, anche due spazi per la vendita di confetti e spezie
2 minuti di lettura

Solo una confetteria storica poteva costringere i milanesi a rallentare, nonostante la loro indole, e a sedersi anche di prima mattina quando avrebbero tempo solo di un caffè al volo. Restano qualche minuto in più, al fondo del cortile di un palazzo antico, a due passi dal Duomo e dall’Università. Perché in via Caminadella (al 23) da qualche mese ha aperto la sua casa milanese Romanengo 1780, storica confetteria di Genova, la più antica d'Italia.

L’idea di mettere a sedere i milanesi, a onor della cronaca l’ha avuta un francese, Jean Sébastien Decaux co-CEO JCDecaux Holding, che nel 2019 ha rilevato la confetteria che era di Pietro Romanengo. Prima ha deciso che è tempo di rinnovarla, soprattutto fisicamente: così è stata restaurata la storica confetteria, un gioiellino antico che è tornato a splendere in centro a Genova. Poi ha deciso di aprire a Milano, senza dare troppo dell'occhio, quasi fosse un segreto da sussurrarsi tra gli appassionati di cose d'altri tempi. Come una gemma nascosta.

Decaux ha spiegato a Il Gusto cosa resterà del marchio della confetteria genovese. "Tutto - ha sottolineato -. Anzi, abbiamo anche recuperato quella che è stata l'idea all'origine del marchio: la vendita delle spezie. Che a fine del 1700 i Romanengo vendevano su una bancarella del porto, prendendole direttamente dalle navi che arrivavano dall'oriente e dal mondo arabo. Prima le spezie e poi la frutta candita, secondo antica ricetta. Abbiamo tenuto al centro l'artigianalità dei nostri prodotti, il laboratorio è a vista anche a Milano, dove i clienti possono vedere i nostri pasticceri all'opera".

L'esperienza in confetteria la racconta anche Livia, che è nello spazio dedicato ai dolci che hanno reso famoso il marchio: dai fondant, alla classica caramella incartata a mano, fino alle gocce di rosolio (create ancora oggi con stampi manuali). Petali di rosa, violetta, arancio, da lasciar sciogliere in bocca. Come le ginevrine.

 

"Lo stampo, il gesto, il processo di lavorazione non sono cambiati nel tempo - aggiunge Decaux -. È importante per noi continuare la tradizione. Se vogliamo con l'apertura a Milano, cerchiamo semmai di fare un passo oltre. Di aprire a un nuovo concetto: Romanengo non prevedeva in origine che i suoi clienti si fermassero all'interno della confetteria. A Genova si andava a comprare il vassoio di confetti e pasticcini e poi si usciva contenti con il pacchettino coperto di carta blu. Ora speriamo che la gente abbiamo modo di fermarsi un po' di più a godere del tempo che si passa ad assaporare le cose fatte per bene".

A proposito di cose fatte per bene e da portare via, frutta candita – imperdibili i clementini ricoperti di cioccolato -, fondants alla menta, rosa e viola, cioccolatini di ogni tipo, le già citate gocce di rosolio ma ovviamente anche un assortimento di confetti: non solo mandorla, ma anche pinoli e pistacchi, scorza di cannella, cardamomo.

Sempre con affaccio sulla strada, oltre alla confetteria c'è anche la boutique delle spezie. La disposizione degli spazi e degli arredi rimanda alle botteghe di una volta, rivista in chiave moderna: un ambiente rosso mattone costellato da nicchie che ospitano una varietà unica di erbe aromatiche, spezie e mix profumati in grandi barattoli di vetro, accanto alle più pregiate miscele di tè, tisane e infusi, provenienti da Africa, Asia e Americhe in recipienti di ceramica. Tra le proposte disponibili, oltre alle erbe aromatiche, diversi tipi di curry – da quello di Madras al thai verde o giallo, fino al Bollywood - svariate tipologie di pepe (e falsi pepi), tra cui il pepe bianco del Vietnam, e inedite miscele per insaporire pietanze esotiche come il Garam Masala, il Chimichurri BBQ, il Ras el Hanout. A fare la differenza, i consigli dello speziale che prepara anche blend di tè e spezie.

"La mia sfida è trasformare Romanengo bottega in impresa - conclude Jean Sébastien Decaux  - anche a livello culturale. È un cambiamento di sistema necessario. La confetteria Romanengo era rimasta molto nel suo piccolo, con tutto il mondo che stava cambiando intorno. Ho rilevato l'azienda accanto alla famiglia. Che rimane e appoggia i cambiamenti che sto cercando di portare. Rimangono come guardiani del tempo. Il legame col territorio e con la natura restano primari. È una lunga storia di fecondità, che rischia di perdersi nel mondo di oggi dove i prodotti hanno sempre meno una radice storica, locale". È un sistema valoriale che si può assaggiare, anche in centro a Milano, con la giusta calma.