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Lutto nel mondo del vino: morto il Cavalier Benanti, pioniere della doc etnea

Lutto nel mondo del vino: morto il Cavalier Benanti, pioniere della doc etnea
Tra i primi a credere alle potenzialità delle colture ai piedi del vulcano, ha fatto conoscere al mondo etichette come il "Pietramarina"
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Si è spento il Cavalier Giuseppe Benanti, padre nobile della viticoltura etnea, l’uomo che insieme a pochissimi eletti intravide le grandi potenzialità del vulcano. Classe 1945, fu un vero pioniere. Fino alla metà degli anni ’80 nel comprensorio etneo si beveva ancora vino da tavola e del Nerello Mascalese e del Nerello Cappuccio molti non conoscevano neanche il nome. Nessuno invece sapeva cosa farsene, oltre che spedirlo in continente per corroborare i grandi rossi italiani.

Il cavalier Benanti guidava il gruppo di famiglia con i figli Antonio e Salvino
Il cavalier Benanti guidava il gruppo di famiglia con i figli Antonio e Salvino 

Era un visionario, un precursore, tra i primi aveva creduto che sull’Etna si potessero produrre vini di grande qualità. Il Big Bang del vino etneo avvenne nel 1988, durante un pranzo. Proprio a tavola con amici gli consigliarono da bere il vino della casa. “Ma è possibile che se ci affacciamo dal ristorante vediamo distese di vigne e qui dobbiamo bere vino della casa?” – era solito raccontare questo insieme ad altri aneddoti il Cavaliere, oramai divenuti leggendari. Dalla leggenda si passò alla realtà quando fondò la sua azienda sul versante nord dell’Etna con il nome “Tenuta di Castiglione” riunendo ai piedi del vulcano il professor Rocco Di Stefano dell’Istituto Sperimentale per l’Enologia di Asti, il professor Jean Siegrist dell’Institut National de la Recherche Agronomique di Beaune in Borgogna e gli esperti enologi Gian Domenico Negro e Marco Monchiero dalle Langhe, che per molti anni hanno lavorato con l’enologo etneo Salvo Foti. Anche per questo oggi l’Etna è considerata la Borgogna d’Italia.


Uomo unico, dall’intelligenza viva e dalla raffinata ironia, ha saputo cavalcare le generazioni restando fedele al suo stile. Insieme ai figli Antonio e Salvino ha gestito fino alla fine l’azienda di famiglia, gioiello vero della viticoltura etnea, aprendola anche a nuovi mercati e sodalizi come quello con il patron di Diesel Renzo Rosso che ad ottobre dello scorso anno ha rilevato il 40% della storica cantina di famiglia.

 

I vigneti di Benanti ai piedi dell'Etna
I vigneti di Benanti ai piedi dell'Etna 

“Un imprenditore che ha sempre portato avanti il nome dell’Etna, uno dei padri del territorio. Un personaggio da mille e una notte, ci sono davvero rimasto. Questa notizia fa male, è il commento a caldo di Francesco Cambrìa, presidente del Consorzio Etna Doc, che abbiamo raggiunto al telefono. “Con la morte di Giuseppe Benanti, se ne va un vero visionario, uno dei primi a scommettere sul territorio, se non il primo addirittura. La sua azienda ha contribuito a fare crescere tutto il comprensorio insieme alle intuizioni e ai suoi grandi vini, come ad esempio il “Pietramarina”, uno vino che tutto il mondo conosce come sinonimo di eccellenza. Se oggi l’Etna è una grande regione del vino, lo dobbiamo anche a lui”.

 

Giuseppe Benanti era infine l’uomo delle alleanze, del fare squadra. “Sull’Etna non bisogna essere in competizione. Grazie alla nostra diversità siamo tutti colleghi, perché ogni vino è espressione del proprio territorio”. Le contrade, appunto. Anche qui ci aveva visto lungo. Ci mancherà.