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La svolta green di Relais & Châteaux: ristoranti e hotel plastic free entro il 2030

Castello Banfi
Castello Banfi 
Per i 580 locali dell'associazione anche altri obiettivi ambiziosi: per la stessa data ridurranno del 40 per cento il consumo energetico
3 minuti di lettura

L'obiettivo è più che ambizioso: rendere plastic-free i 580 hotel e ristoranti Relais & Châteaux entro il 2030. Sette anni per liberare ristoranti e hotel dai rifiuti di materiale plastico, ma non solo: entro la stessa data, l'associazione delle dimore di charme punta a una riduzione del 40% del consumo energetico e una sostanziale parità salariale di genere. Traguardi complessi, ma per il delegato italiano Danilo Guerrini, si tratta di tradurre in concretezza un principio – quello della sostenibilità – che troppo spesso rischia di fermarsi al puro e semplice marketing. La sfida è ambiziosa, specie in un comparto – quello del lusso – dove nei decenni non sempre i valori green sono stati messi in primo piano «anche se – avverte lo stesso Guerrini – nel caso di Relais & Châteaux si tratta di impronte sempre presenti sin dall'anno della fondazione», ovvero da quel nucleo di otto dimore lungo la Route Nazionale 7 da Parigi alla Costa Azzurra, che si consociarono sotto la spinta propulsiva di Marcel e Nilly Tiolly, proprietari de La Cardinale.

 

In Italia, gli esempi virtuosi sul tema si contano a decine, in armonia con quanto sostenuto da Philippe Gombert, ora presidente onorario internazionale, nel presentare il 2022 Sustainability Report, ovvero il fine di «preservare la bellezza e i contrasti delle comunità locali, delle culture e degli ecosistemi ovunque. Sebbene la sostenibilità sia sempre stata intrinseca a questi obiettivi, ora si sposta in prima linea nel modo in cui definiamo e misuriamo noi stessi».

Villa Cordevigo
Villa Cordevigo 

Dagli orti a metro zero ai progetti legati alla sostenibilità territoriale e sociale, le 50 strutture italiane di Relais & Châteaux sono impegnate sul tema con progetti diversi: il Gardena Grödnerhof Hotel & Spa di Ortisei, ad esempio, porta avanti numerose iniziative per la protezione dell’ambiente, come il risparmio energetico o la riduzione della plastica, mentre il Bottaccio di Montignoso, oltre ad aver fatto enormi progressi nell'eliminazione della plastica da tutta la struttura, opera con green energy e le stazioni di ricarica per e-bike e ha avviato la piantumazione di 120 alberi di ulivo, mentre Villa Cordevigo di Cavaion Veronese ha installato ben 216 moduli fotovoltaici e potenziato il proprio orto organico.

 

Anche Villa Crespi di Antonino Cannavacciuolo è impegnata attivamente: tra i diversi progetti, sin dal 2018, una parte del parco ospita alcune arnie di api, di cui si prendono quotidianamente cura e da cui ricevono in cambio miele servito a colazione e utilizzato per i dessert. Va ricordata la scelta drastica di totale rinnovamento del Don Alfonso 1890 di Sant'Agata Sui Due Golfi, che riaprirà nel 2024 dopo un lungo percorso di rinnovamento: oltre a divenire 100% zero waste, la dimora sta finalizzando un progetto basato sul fotovoltaico, che renderà la struttura completamente indipendente per quanto riguarda la produzione di energia elettrica. Sarà implementato anche un sistema di recupero riutilizzo dell’acqua piovana. Infine, tutta la linea di cortesia dell’hotel sarà completamente ecosostenibile.

 

L'estrema eterogeneità delle strutture e della loro gestione non è un ostacolo, ma è vista da Gombert come un vantaggio: sono proprio gli «obiettivi condivisi e comuni che si combinano con la flessibilità di ciascuna delle nostre proprietà per rispondere in base alle loro caratteristiche, esigenze e vulnerabilità uniche: questa particolare combinazione ci allontana drasticamente dal modo in cui le multinazionali affrontano la sostenibilità. Pertanto, l'imprenditorialità e la solidarietà delle nostre proprietà indipendenti possono essere una forza incredibilmente potente». Importante dare un'occhiata ai numeri per capire una rivoluzione di pensiero in atto: il dato di partenza indica che ben l'8% delle emissioni totali di gas serra è riconducibile al settore del turismo. Ma è altrettanto vero che la sensibilità dei viaggiatori sta cambiando, e che il 78% dei viaggiatori internazionali il prossimo anno soggiornerà in una struttura sostenibile.

 

Numeri resi noti a Milano insieme alle novità 2023, come il debutto del Travel Book che racconterà le destinazioni, i territori e le persone che incarnano lo spirito e gli impegni dell’associazione, e l'annuncio delle 8 new entry della primavera 2023 (nessuna italiana). Anche la cucina sostenibile diventa un caposaldo: lo aveva scritto nel 2014 Olivier Roellinger nel famoso manifesto che l'associazione riuscì a far accettare e riconoscere persino dall'Unesco, rilevando come “la cucina e la cultura gastronomica sono minacciate da alcune tendenze negative come la grande diffusione di prodotti industriali e di comportamenti alimentari scorretti, con i loro effetti nocivi sull'ambiente, la salute dei consumatori e la qualità della vita. Come se non bastasse, molti chef si adeguano con facilità alle mode imposte dall'industrial sperimentando pratiche culinarie estreme e spesso poco coerenti con i principi fondanti della loro stessa professione. La ricerca ad ogni costo di lusso ostentato e standardizzato, infine, priva la cucina del suo ruolo più autentico e genuino”. Un j'accuse che anche oggi ha il suo peso.

Un altro chef, Mauro Colagreco, è oggi il vicepresidente di Relais & Châteaux: ma il tristellato del Mirazur di Mentone, lo scorso novembre, è stato designato proprio dall'Unesco quale ambasciatore della biodiversità: insomma, tutto sembra remare con decisione nella direzione giusta. Mettendo l'ambiente e il suo futuro, a fianco delle persone: i clienti, ma non solo loro.