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Food&Tech, l'innovazione agroalimentare

Food&Tech, l'innovazione agroalimentare
Il progetto realizzato da Next Level in collaborazione con il Politecnico di Torino e Il Gusto, grazie al sostegno di Camera di Commercio di Torino, invita gli studenti ad una riflessione sul tema dell’innovazione nel settore agroalimentare
2 minuti di lettura

Nella scorsa edizione di Biennale Tecnologia Luca Ferrua e Sara Roversi hanno lanciato una sfida a 200 studenti e studentesse (ancora poche in questo settore) delle scuole secondarie di Torino e provincia. Riflettere e studiare delle possibili soluzioni riguardo al tema della sostenibilità alimentare, soprattutto in un’ottica di innovazione tecnologica: 6 mesi di intenso lavoro insieme ai professori del Politecnico di Torino e ai giornalisti de Il Gusto. Potete leggere i risultati in questo dossier.

Cibo sostenibile, il "polleio" e altre app inventate dagli studenti: "Vi raccontiamo le nostre idee"

Un lavoro ampio che è iniziato dal settore agricolo su come l’utilizzo della tecnologia può migliorarne la produzione. Determinanti a questo fine sono la raccolta dei dati e le informazioni con l’utilizzo di sensori e applicativi. L’uso dei droni è stato sperimentato sul campo alla Fondazione Agrion di Manta.

Perché i droni aiutano l'agricoltura: il video degli studenti

 

A Manta gli studenti e le studentesse hanno potuto intravedere anche un loro possibile futuro, comprendendo come le imprese e le professioni che ruotano intorno al settore agricolo richiedono competenze e capacità di innovazione, pur conservando la tradizione della cultura dei territori e la loro storia.

Nelle aule del Politecnico invece, si sono cimentati nello studio e analisi per comprendere l’impatto delle diete alimentari, con il progetto Diet Gap hanno scoperto, per esempio, che secondo quanto misurato dal Diet Gap, il consumo settimanale di carne rossa non dovrebbe superare la soglia dei 100 grammi (dieta EAT-Lancet), anche se questo viene superato in media di 4 volte in Europa.

Diet Gap, che impatto ha la nostra dieta sull'ambiente? L'esperta risponde agli studenti

 

Non si sono tralasciati gli impatti della piacevolezza e del gusto, con il progetto i VIRTUOS un gruppo di ricercatori internazionali, coordinati dal Politecnico di Torino, sta realizzando una “lingua artificiale” in grado di predire le proprietà organolettiche degli alimenti, quali il gusto, a partire dalla loro composizione molecolare. Oltre ai tradizionali quattro gusti, dolce, salato, aspro, amaro si aggiunge il gusto Umami che in giapponese significa saporito. È il gusto del glutammato e si trova in funghi, cibi fermentati, nei salumi e nei brodi di carne. L’umami consente ai grandi chef di ravvivare i sapori e di dare loro una profondità unica.

"La percezione del gusto molecolare": l'ingegneria della nutrizione spiegata agli studenti dell'agrario

E gli chef sono stati protagonisti in un dialogo intenso con gli studenti e le studentesse dell’Istituto alberghiero Colombatto. Negli articoli che leggerete troverete gli ingredienti del loro lavoro: passione, studio ricerca e attenzione alle persone, ma soprattutto amore verso la cucina.

La stessa passione e determinazione si scorge nell’importante lavoro portato avanti dagli studenti dell’Istituto Avogadro. Di fronte alle 10 sfide sottoposte alle classi che spaziavano dalla necessità della riduzione degli sprechi, a processi di innovazione della distribuzione e non ultimo, a migliorare la dieta e la nutrizione delle persone, hanno risposto con delle soluzioni innovative: 25 mok up di app che risolvono alcuni di questi problemi. I ragazzi si sono cimentati come dei veri startupper, si sono confrontati con imprenditori e hanno realizzato dei pich di 3 minuti. Tutto questo straordinario lavoro, realizzato esclusivamente dai ragazzi con il sostegno dei docenti è racchiuso in questo dossier che delinea possibili strategie e traiettorie per il futuro.

Lo chef Trentini intervistato dagli studenti: "Così ho conquistato una stella Michelin"

Un racconto che ha la forza e l’entusiasmo di giovanissimi che saranno i prossimi innovatori del nostro futuro e non stentiamo a credere che possano anche cambiare lo stile dell’alimentazione dei prossimi anni. Sono per lo più 17enni, ma a differenza delle precedenti generazioni, intravediamo dai loro lavori coraggio e capacità che forse noi non abbiamo avuto.