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Cibo e longevità, ecco l'algoritmo che ci farà vivere più a lungo

Cibo e longevità, ecco l'algoritmo che ci farà vivere più a lungo
Andrea Bariselli ha riscritto il rapporto fra uomo e ambiente, a partire da un nuovo modello di città. “Non è buon senso, lo dice la scienza: per proteggersi bisogna tornare a uno stile di vita più naturale”
3 minuti di lettura

Ci sono tre immagini che Andrea Bariselli mostra al pubblico per dimostrare in un attimo lo scollamento tra ciò che diciamo e ciò che facciamo quando ci definiamo attenti all’ambiente e al nostro futuro. Sono le immagini di tre alberi: un faggio, una quercia e un castagno. “Di solito - racconta il neuroscienziato e psicologo clinico - su una platea di cento persone, solo due sanno riconoscere tutte e tre le piante. E allora domando ancora al pubblico: come potete pensare di proteggere una cosa che neppure conoscete?”. 


Sul rapporto uomo e natura si muove il lungo lavoro di ricerca di Bariselli che ha sempre tentato di portare fuori dal laboratorio il metodo scientifico, per spiegare meglio, e con accuratezza, tutto quello che succede intorno a noi. Per far sì che l’avvicinamento, se non proprio il ritorno alla natura, non sia un quadro idilliaco ma un progetto concreto e pratico. Tanto che i risultati delle sue ricerche servono a impostare nuove politiche abitative, fino alla riprogettazione degli spazi urbanistici nelle città. “Siamo già in contatto con diversi amministratori, sindaci, li sproniamo a ripensare allo sviluppo delle città, all’urbanistica ragionando anche su questi elementi. Oggi ci sono bravi amministratori, ma servono scelte coraggiose per vivere e restare sani a lungo. Non c’è altra scelta”. Al momento a far affidamento sugli studi di Bariselli ci sono le città italiane più grandi, il territorio di Pollica, e la Franciacorta.


“Oggi il nostro sistema è in grandissima crisi - spiega l’esperto -, abbiamo estremamente bisogno di comprendere e valorizzare i fattori a impatto positivo e allo stesso tempo motivare gli aspetti negativi”. Dopo anni di studi non solo in Italia, ma anche in California, Bariselli è riuscito a mettere in relazione i dati degli esseri umani, variabili e a volte difficili da quantificare, con l’ambiente. Mettendo così le basi affinché un sistema che prima era solo intuibile diventasse intellegibile. È come riconoscere un algoritmo in tutte le cose che capitano intorno a noi. 
“Più siamo in grado di raccontare come funzioniamo e interagiamo - aggiunge - e più abbiamo la possibilità di immaginare come orientare investimenti per trovare un equilibrio tra esseri umani e natura”. Un esempio per capire. “Parliamo della qualità dell’aria, tema estremamente interessante: è il veicolo con cui il nostro organismo dialoga con l’ambiente. Tutto quello che passa attraverso l’aria è fondamentale per il nostro benessere e il nostro modo di vivere. Ci sono composti volatili, come l’anidride carbonica che ha effetti sul nostro sistema neurovegetativo ma ha anche effetti cognitivi. Li stiamo studiando per capire quanto alte emissioni di co2 possano incidere sul nostro modo di pensare, ragionare, proiettare sul futuro. Il nostro obiettivo è comprendere quali sono le azioni che possiamo portare avanti per migliorare il modo in cui stiamo all’interno degli ambienti indoor e outdoor. Serve un passo in più e dobbiamo farlo tutti”. 


A proposito di passi, basandosi il metodo scientifico sulla sperimentazione, Bariselli non si tira indietro anche quando c’è da passare all’azione. “Lo dico sempre: mettetevi le scarpe da trekking e  andate a camminare. Cercate di capire qual è l’effetto della natura sul vostro organismo. Subito dopo il Covid abbiamo fatto una serie di esperimenti, dei video in cui chiedevamo alle persone di camminare con noi. Aprivamo a 25 persone al giorno e ricevevamo almeno 400 richieste. La pandemia ci ha portato a dare più peso a cose che prima consideravamo poco, come il rapporto con la natura. È come se ci fossimo risvegliati da un incantesimo”. 
E il tema del cammino non è stato scelto a caso. “Il nostro stile di vita è cambiato tantissimo negli ultimi 50 - 70 anni. Ma gli adattamenti di oggi cozzano con gli stili di un tempo. Pensiamo alla quantità di movimento, per esempio, fatta nell’arco della giornata: spesso è anche meno di 5mila passi al giorno, mentre i nostri antenati ne facevano almeno 10 - 12 mila tutti i giorni. Con conseguenze totalmente diverse sul metabolismo basale. Conta molto il posto in cui vivi. Pensiamo a posti come il Cilento, dove la morfologia del territorio costringe l’organismo ad uno stile di vita attivo, più simile a quello dei nostri antenati e più sano. E poi mettiamolo a confronto con quello che succede nelle gradi città, dove si passano ore seduti a lavorare. Un tempo non succedeva”. La soluzione può sembrare ovvia. “La soluzione è semplice, dovremo continuare a fare quello che abbiamo fatto per un sacco di tempo. Non è più una questione di buon senso, ora lo dice anche la scienza. Tutto ci dice che dovremmo tornare ad uno stile di vita più naturale. Ci siamo dimenticati del nostro legame con la natura, che è parte del nostro genoma. Gli studi ci confermano che nell’aria che respiriamo in mezzo alla natura ci sono una serie di molecole, rilasciate dalle piante, a cui il nostro organismo risponde in modo positivo, come se fosse una medicina, che regolano pressione, buon umore, e che sono antitumorali”.