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Il caso

L’Europa alla prova del gas: siccità e centrali idroelettriche gli anelli più deboli di Italia e Francia

L'Ue vuole estendere la strategia di riduzione di gas di un altro anno, ma la siccità complica la situazione

Emanuele Bonini
2 minuti di lettura

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(ansa)

Bruxelles. L’Europa alla prova del gas, e l’Italia ancora di più. La Commissione europea inizia a fare i calcoli, e teme che il prossimo inverno le riserve a dodici stelle possano essere vuote, e per questo invita a estendere in modo automatico e immediato il piano per contingentamenti e riduzioni dei consumi. Un piano che potrebbe funzionare, con tutti i condizionali del caso. La siccità che sta colpendo alcune regioni d’Europa, incluse quelle italiane, fanno scattare il campanello d’allarme in particolare in Francia e Italia. Le centrali nucleari francesi, al pari di quelle idroelettriche italiane risentono dello stress idrico e questo potrebbe portare ad un aumento dei consumi di gas a fronte di una diminuzione della capacità di produzione alternativa.

Nella relazione agli Stati membri sui risultati prodotti dall’accordo politico di inizio luglio per una riduzione volontaria del 15% di domanda di gas, quale risposta per indebolire la macchina da guerra russa e fiaccare l’offensiva in Ucraina, si dice nero su bianco che la strategia sta funzionando. «Grazie ai contributi volontari, la domanda di gas in tutta l'Ue è diminuita di oltre il 19,2% tra agosto e gennaio 2023, superando l'obiettivo del 15% e risparmiando all'Europa circa 42 miliardi di metri cubi di gas» rispetto a 32,5 miliardi di metri cubi previsti. La strategia in sostanza funziona e per l’esecutivo comunitario sarebbe il caso di replicarla.

Avanti con la strategia per un altro anno

Date le circostanze, la Commissione giunge alla conclusione che continuare con la riduzione dei consumi del 15% a partire dall’1 aprile e fino al 31 marzo 2024 sia la via migliore da seguire «per raggiungere il tasso di riempimento dei deposito di gas del 90% entro il l’1 novembre» e in questo modo «garantire l'assenza di problemi per la sicurezza dell'approvvigionamento di gas per tutto il prossimo inverno».

La proposta sarà all’attenzione dei ministri dell’Energia in occasione della riunione in programma a Bruxelles il 28 marzo. Sarà in quella sede che si potranno tirare le somme e capire fino a che punto l’Ue potrà continuare come fatto finora.

Clima pazzo, rischio per stoccaggi e prezzi

Accanto alla buona notizia c’è però quella meno lieta. In un paragrafo di un altro documento indirizzato ai Ventisette Paesi dell’Ue, la comunicazione per l’estensione dell’accordo di riduzione volontaria dei consumi, la Commissione rileva «uno sviluppo della siccità in alcune aree, in particolare nella regione settentrionale del paese, a causa di scarse precipitazioni e nevicate durante l'inverno 2022/23». Risultato: «i livelli idrici in Italia sono ai livelli del 2022, il che indica una produzione idroelettrica altrettanto bassa». Questo incide sulla capacità del Paese si sopperire alla fonte di cui la Russia è ricca. Se la situazione dovesse perdurare, «ciò potrebbe influire sul riempimento degli impianti di stoccaggio sotterraneo necessari per l'inverno 2023-2024». L’Italia rischia dunque di restare al freddo. Anche perché, se nel corso del 2022, anche se poco, si è acquistato a Gazprom, questo non potrà essere il caso per l’anno in corso. «Contrariamente alla precedente stagione di riempimento, il riempimento dello stoccaggio del 2023 non può contare sui 60 miliardi di metri cubi di gas del gasdotto russo che era ancora importato nell'UE nel 2022».

Meteo e fenomeni climatici restano dunque uno dei fattori di rischio, anche per chi, come la Francia, ha bisogno di acqua per raffreddare i reattori nucleari. Anche qui, come per l’Italia, si dedica un passaggio per sottolineare la capacità di produzione ridotta. «Permangono incertezze anche sui livelli e sulle temperature dei fiumi, che influenzano la capacità di generazione delle centrali nucleari raffreddate dai fiumi». Pertanto, qualsiasi previsione su una maggiore disponibilità di capacità di energia nucleare dovrebbe essere considerata con cautela.

Ma c’è di più. Se Francia e Italia non riescono a garantire la produzione delle loro energia da atomo e da acqua, si avrebbero ripercussioni sui mercati energetici, andando a influenzare i livelli dei prezzi del gas e la volatilità di tali prezzi. Lo spettro di un nuovo caro-bollette dunque aleggia sullo sfondo.

Italia, fin qui grande sforzo di riduzione

L’accordo politico su una riduzione volontaria dei consumi e quindi della domanda di gas, prevede una soglia generale del 15% ma che tiene conto delle diverse situazioni Paese. Nel caso dell’Italia la soglia è fissata al 7%, ma stando ai dati diffusi dalla Commissione europea, tra agosto 2022 e gennaio 2023 l’Italia ha fatto molto di più, tagliando del 18,6%, anche più dell’obiettivo generale.

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