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Battaglia Mediobanca, dal comitato nomine una lista senza Delfin

Piazzetta Cuccia ha preso atto dell'impossibilità di trovare un accordo con la holding degli eredi di Leonardo Del Vecchio sul rinnovo del board. Fuori anche Caltagirone

Giuliano Balestreri
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Creato da

(reuters)

L'ultima mediazione è fallita. Troppo distanti le posizioni di Mediobanca e Delfin sulla lista per il consiglio di amministrazione di Piazzetta Cuccia, al rinnova con l'assemblea del prossimo 28 ottobre. A sancire la rottura definitiva è stato il comitato nomine di Mediobanca che nei giorni scorsi "ha preso atto" dell'inconciliabilità delle posizioni. E così, oggi, si è riunito di nuovo per mettere a punto la lista del board.
Lo strappo si è consumato sulla richiesta di Delfin di cambiare metà del consiglio d'amministrazione uscente e arrivare alla nomina di un presidente condiviso. Una richiesta irricevibile per l'ad di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, che ha inviato una nuova proposta di mediazione all'ad di Delfin, Francesco Milleri. Senza successo.
D'altra parte, i rapporti tra le parti sono tesi da tempo. Nagel e Delfin, primo azionista con il 19,8%, hanno discusso per mesi la possibilità di un coinvolgimento della holding degli eredi di Leonardo Del Vecchio nella lista che il cda della banca sta mettendo a punto. Ma le possibilità di un accordo - attraverso un patto di sindacato che punta a sancire una tregua anche con l'altro azionista forte Francesco Gaetano Caltagirone salito al 9,9% a inizio maggio - si sono infrante sulla composizione del nuovo consiglio.
Delfin a fronte di una serie di impegni - a supportare il piano industriale, a non chiedere la revoca del cda, a non presentare liste alternative, ad assoggettare le proprie posizioni azionarie ad alcuni vincoli - chiedeva una governance che rispecchiasse una compagine azionaria rinnovata, attraverso l'avvicendamento di buona parte del board e la scelta di un presidente condiviso che non poteva più essere Renato Pagliaro.
Richieste che il cda di Mediobanca, che ha delegato Nagel a trattare, ha ritenuto non in linea con gli standard di governance di una banca quotata, dove la scelta del presidente è di competenza del consiglio. Dopo che Delfin ha bocciato l'ultima proposta di Mediobanca, che offriva quattro consiglieri (di cui uno destinato a Caltagirone) e limava gli stringenti impegni chiesti alla holding, la palla è tornata nel campo di Piazzetta Cuccia, a cui Delfin ha reiterato la richiesta di concordare un nuovo presidente indipendente e terzo, anche rispetto al management. Posizione per la quale sono circolati i nomi di Lorenzo Bini Smaghi, Fabrizio Palenzona, Flavio Valeri e Vittorio Grilli.
Oggi, quindi, il comitato nomine ha elaborato una lista che presenterà in assemblea il consiglio d'amministrazione: una lista in cui non ci sono rappresentanti del gruppo Delfin né del gruppo Caltagirone. Un percorso che avvierà anche la holding guidata da Francesco Milleri che correrà con una lista di minoranza che potrebbe aggiudicarsi tra i due e sette posti in consiglio, a seconda che sia lunga o corta e che risulti o meno la più votata in assemblea. E che sia compatibile con le indicazioni della Bce che ha imposto il profilo basso dell'investitore finanziario. Una battaglia a cui Piazza Affari guarda con apprensione: i mercati, infatti, auspicano una tregua che consenta alla banca di focalizzarsi sulla gestione industriale.

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