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La proposta di legge per abolire corride e combattimenti di galli in Francia non è stata discussa

La proposta di legge per abolire corride e combattimenti di galli in Francia non è stata discussa
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Ieri stava per essere una giornata storica in Francia: per la prima volta l'Assemblea Nazionale (la camera bassa del parlamento) era pronta a discutere una proposta di legge volta a mettere al bando in tutto il paese la corrida e il combattimento tra galli.

L'avrebbe presentata Aymeric Caron, deputato ecologista di sinistra, all'interno della cosiddetta "nicchia parlamentare", la giornata mensile riservata alle proposte dei partiti che non fanno parte del governo.

La proposta è stata invece ritirata prima del dibattito perché erano stati presentati troppi emendamenti (circa cinquecento - una mossa ostruzionistica per affondarla) e non ci sarebbe stato tempo per affrontare il tema.

In un certo senso il dibattito si è comunque tenuto fuori dall'Assemblea Nazionale: il paese è stato attraversato in queste settimane da manifestazioni a favore e contro la corrida.

Il codice penale francese proibisce abusi, crudeltà e abbandono di animali. La corrida è pertanto proibita, ma non su tutto il territorio nazionale; è consentita laddove c'è "una tradizione locale ininterrotta", dunque nelle regioni di Nuova Aquitania, Provenza-Alpi-Costa Azzurra e Occitania. Lo stesso discorso vale per i combattimenti tra galli, che rimangono legali in un paio di dipartimenti (Nord, Pas-de-Calais) e in tre dipartimenti e regioni d'oltremare (La Riunione, Martinica e Guadalupa).

Ogni anno vengono organizzati circa duecento corride e novemila combattimenti tra galli, per un giro d'affari di decine di milioni di dollari. Il numero di tori uccisi annualmente nelle corride francesi oscilla tra ottocento e mille.

La proposta di legge era stata respinta la scorsa settimana nella commissione e il governo aveva già fatto sapere che si sarebbe opposto. Alcuni partiti avevano lasciato libertà di coscienza, probabilmente animati - più che dalla preoccupazione per la vita e la salute dei tori - dalla volontà di non inimicarsi una parte consistente del paese.

Sulla questione della corrida il paese è spaccato in maniera quasi speculare: a livello nazionale, il 74% della popolazione è a favore della sua messa al bando (era il 50% appena quindici anni fa); nelle località in cui la corrida è ancora praticata quella percentuale è quasi ribaltata: il 71% vuole mantenerla. Da quando si è iniziato a parlare di questa proposta di legge, nelle città "torere" (Nîmes, Arles, Béziers) si sono svolte numerose manifestazioni, prevalentemente contro il cambio normativo.

Il dibattito sulle corride non riguarda solo la sorte degli animali che vengono torturati e uccisi in questa pratica e neanche solo le tre regioni in cui ancora vengono organizzate. È diventata l'ennesima arena (metaforica) di contrapposizione tra "le élites parigine", ossia i politici che gestiscono lo Stato centrale, e "la Francia rurale", che ritiene che la politica nazionale ignori o combatta i valori, lo stile di vita e le esigenze di chi non abita nella capitale o comunque nelle città più ricche del paese.

Il presidente della Repubblica Emmanuel Macron è considerato il simbolo di queste élite e della loro lontananza dal mondo rurale. Il malcontento di questa parte della popolazione, emerso a partire dal 2018 con le proteste dei gilet gialli, è il motivo principale per cui il governo non ha sostenuto la messa al bando delle corride.

L'appassionato più famoso della tauromachia è stato lo scrittore statunitense Ernest Hemingway, che tra l'altro invitava a non prendere sul serio le corride organizzate in Francia. Parafrasando il titolo di uno dei suoi romanzi più famosi, nel paese transalpino non è ancora suonata la campana per la corrida. Ma dopo il dibattito di queste settimane, il momento in cui suonerà è un briciolo più vicino.

 

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