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Perché i miei gatti lottano tra di loro?

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Amore e odio. Non tutti i gatti vanno d’accordo fra di loro. E se viviamo con più di un esemplare, sappiamo bene che il loro rapporto può diventare conflittuale. Ci sono gatti che crescono insieme da piccoli come fratelli, condividendo gli stessi spazi e le stesse risorse, ma nonostante tutto si comportano solo occasionalmente come parte dello stesso gruppo sociale. Altri invece vivono in simbiosi, dormono accoccolati fra di loro, si leccano a vicenda e non si separano mai. Ma entrambi i casi non sono garanzia di “tranquillità”. Può infatti capitare che anche i gatti che vivono insieme da tempo, hanno un rapporto consolidato, consanguineo o meno, si mettano a lottare fra di loro. Rassicuriamo subito tutti che è assolutamente normale che accada di tanto in tanto, anche i migliori fratelli litigano per qualcosa. La maggior parte delle volte si tratta di un momento di gioco, ma se non sei certo della natura della lotta, ovvero se sia più amichevole o di contesa, esiste un modo per capirlo.

 

Dalla caccia al gioco
Come sappiamo i gatti sono dei cacciatori molto territoriali. E in caso di stress possono comportarsi in modi che potremmo far fatica a comprendere e intraprendere azioni di difesa insolite, come spruzzare urina sui muri. Un gruppo di ricerca slovacco ha quindi deciso di analizzare le interazioni tra gatti, classificandole in giocose, aggressive e intermedie, aiutando così gli umani a distinguere tra gioco e vero combattimento. Il loro studio, pubblicato su Nature Scientific Reports, suggerisce che i gatti possono impegnarsi in un misto di comportamenti, che potrebbero degenerare in una rissa se non gestiti dal proprietario. Ecco perché è importante capire il linguaggio non verbale, e valutarne l’aggressività, per correre ai ripari prima che si superi il limite.

Occhio agli inseguimenti
Ma questi gatti giocano o combattono? E’ questa la domanda che la ricercatrice veterinaria Noema Gajdoš?Kmecová si è posta a partire da una sua esperienza personale. E per rispondere ha valutato insieme a tre colleghi 105 video provenienti da YouTube o direttamente dai proprietari di gatti che immortalavano i comportamenti di 210 gatti. Sulla base delle osservazioni, del linguaggio del corpo e delle movenze sono riusciti a distinguere le interazioni amichevoli da quelle aggressive, e scoperto che esiste anche un comportamento misto, una sorta di gioco che può finire male se l’escalation non viene arginata dall’esterno. Più della metà dei gatti, il 56%, si sono mostrati giocosi contro il 29% che è stato descritto come aggressivo. E per capire anche noi in quale categoria rientrano i nostri mici, sono due le caratteristiche principali da individuare: la vocalizzazione e l’inseguimento. Se non ci sono, i gatti stanno semplicemente giocando. Se sono occasionali o minimi, si tratta di un livello intermedio che alterna elementi di aggressività a scambi prolungati di comportamenti docili e giocosi come sdraiarsi a pancia in su, balzare e strusciarsi a vicenda.

Wrestling con o senza artigli
“Vivo con due adorabili gatte. Ma nonostante siano sorelle e condividano le risorse, non mostrano tutti i segni di gatti che fanno parte dello stesso gruppo sociale. Non sono mai stata sicura della natura della loro interazione, se fosse amichevole o agonistica – ci racconta la dottoressa Gajdoš?Kmecová –. Così ho deciso di studiare le interazioni gatto-gatto con l’obiettivo di saperne di più. E credo che i risultati del nostro studio possano essere molto utili per tutti i proprietari che si pongono la stessa domanda. Ora so che se vedo che i miei gatti impegnati in una lotta reciproca, in cui c’è del wrestling senza artigli e non emettono suoni, posso stare calma e mi divertirmi a guardarli perché si tratta di un gioco. Ma se vedo che rallentano nei movimenti, ci sono molte pause inattive nell'interazione, emettono dei miagolii poco piacevoli, capiscono che stanno sfociando nell’antagonismo”.

Ma quando bisogna intervenire?
“Di solito può essere sufficiente stare a guardarli ed essere presenti nella stessa stanza”, consiglia la ricercatrice. “Quando iniziano a concentrarsi su di noi, nella maggior parte dei casi si dimenticano della loro discussione iniziale. Meglio non interferire toccandoli, urlando o facendo rumori forti, poiché questo potrebbe intensificare lo stato emotivo protettivo in cui potrebbero trovarsi in quel momento e peggiorare la situazione”. Nella maggior parte dei casi, una sana distrazione può bastare per evitare l’escalation e l’inevitabile necessità di separazione in caso di zuffa.