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Scoperti i super poteri del marsupiale dai denti a sciabola, lo "scherzo della natura" ormai estinto

Crediti foto: Una ricostruzione di Thylacosmilus atrox © Jorge Blanco
Crediti foto: Una ricostruzione di Thylacosmilus atrox © Jorge Blanco 
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Il thylacosmilus è un animale decisamente insolito. Così inconsueto da essere etichettato come scherzo della natura. È come una tigre dai denti a sciabola ma ha il marsupio ed è vissuto in Sud America fino alla sua estinzione, circa 3 milioni di anni fa. E ora i ricercatori hanno scoperto qualcosa di davvero interessante su di lui. Pur avendo gli occhi sempre spalancati che fuoriuscivano dai lati della testa, come una mucca o un cavallo, e altre sembianze tipiche da erbivoro, era un ipercarnivoro con una super vista: pare infatti che questo animale avesse un'inaspettata visione tridimensionale, molto più accurata di quella dei suoi simili.

 

I crani dei carnivori hanno tipicamente orbite rivolte in avanti, il che aiuta a consentire la visione stereoscopica, utile adattamento per giudicare la posizione della preda prima di avventarsi. E ora, secondo quanto pubblicato su Communications Biology ( www.doi.org/10.1038/s42003-023-04624-5 ) dagli scienziati dell'American Museum of Natural History e dell'Instituto Argentino de Nivología, Glaciología y Ciencias Ambientales di Mendoza, sappiamo che questo marsupiale appartenente al gruppo dei Sparassodonta era decisamente più simile a un cane o a un gatto, anche se poteva pesare fino a 100 chili, ha conservato il marsupio ed ha vissuto nell'isolamento, altra cosa decisamente inaspettata. 

"Le loro zanne non erano solo grandi, erano in continua crescita - spiega l'autrice principale della scoperta, la dottoressa Charlène Gaillard - a tal punto che le radici dei canini continuavano sopra la sommità dei loro crani. Ciò ha avuto conseguenze, una delle quali è stata che non c'era spazio disponibile per le orbite nella consueta posizione del carnivoro sulla parte anteriore del viso". Questo ha portato a degli occhi insoliti, ma non meno capaci. 

Sebbene in alcuni carnivori moderni si verifichi una bassa convergenza orbitale, Thylacosmilus era estremo a questo proposito: "Aveva un valore di convergenza orbitale di appena 35 gradi, rispetto a quello di un tipico predatore, come un gatto, a circa 65 gradi. Tuttavia, una buona visione stereoscopica si basa anche sul grado di frontazione, che è la misura di come i bulbi oculari sono situati all'interno delle orbite. E Thylacosmilus è stato in grado di compensare il fatto di avere gli occhi ai lati della testa sporgendo leggermente le sue orbite e orientandole quasi verticalmente, per aumentare il più possibile la sovrapposizione del campo visivo".

Lo spostamento laterale delle orbite non è stata l'unica modifica cranica che Thylacosmilus ha sviluppato per accogliere i suoi canini pur mantenendo altre funzioni. Posizionare gli occhi sul lato del cranio li avvicina ai muscoli masticatori temporali, il che potrebbe provocare deformazioni durante il pasto. Per controllare questo, alcuni mammiferi, inclusi i primati, hanno sviluppato una struttura ossea che chiude lateralmente le orbite. Thylacosmilus ha fatto la stessa cosa, un altro esempio di convergenza tra specie non imparentate.


Ciò lascia un'ultima domanda: a quale scopo servivano questi denti enormi e in continua crescita, tanto da richiedere la reingegnerizzazione dell'intero cranio? "Potrebbe aver reso più facile la predazione in qualche modo sconosciuto", conclude Gaillard. "Ma, se è così, perché nessun altro mammifero carnivoro ha sviluppato lo stesso adattamento in modo convergente? I canini di Thylacosmilus non si consumavano, come gli incisivi dei roditori. Invece sembra che abbiano continuato a crescere alla radice, estendendosi infine quasi fino alla parte posteriore del cranio".

Cercare chiare spiegazioni adattive nella biologia evolutiva è divertente ma in gran parte futile. Ma una cosa è chiara: "Thylacosmilus non era uno scherzo della natura, ma a suo tempo è riuscito, apparentemente in modo abbastanza ammirevole, a sopravvivere come un predatore di imboscate. Potremmo vederlo come un'anomalia perché non rientra nelle nostre categorie preconcette di come dovrebbe essere un vero mammifero carnivoro, ma l'evoluzione stabilisce sempre le proprie regole".