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Cagnolina partorisce 8 cuccioli in strada a Napoli: il clochard che l'ha adottata aveva l'obbligo di sterilizzarla

Cagnolina partorisce 8 cuccioli in strada a Napoli: il clochard che l'ha adottata aveva l'obbligo di sterilizzarla
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Un post giulivo ha annunciato "nascita in diretta" per strada, sotto gli occhi della folla. E sotto, come al solito, sui social, Napoli si è spaccata in due: di qua il movimento per la "vita" formato veterinario, di là i "legalisti", ma anche gli animalisti, il volontariato, tutti, insomma, coloro che sanno che ogni nascita di  animali in situazioni problematiche ricade puntualmente sulle loro spalle e tasche.

Ma ecco la notizia: via Toledo vicino all'omonima stazione della metropolitana in pieno centro di Napoli, sabato mattina, gente che va, gente che viene a frotte. E in mezzo allo slargo intitolato a Berlinguer, sotto la scultura di William Kentridge, un giovane che vive in strada e ha tre cani al suo solito posto a elemosinare. Compagni inseparabili, i suoi amici. Una dei tre, pezzata bianca e marrone, molossoide, sta partorendo su una coperta posata sul marciapiedi. Intorno una folla di osservatori del lieto evento. Nasce uno dei cuccioli e dopo poco, mentre la madre sta aiutando il secondo a uscire, il piccolo rotola via, allontanandosi dalla madre che cerca disperatamente di riprenderlo per metterselo vicino.

La folla osserva, qualcuno commenta ad alta voce, non è l'ambiente calmo e riservato che si augura a ogni cagna che sta per mettere al mondo i suoi figli. Ma va bene, non c'è una nursery per i cani, se si vive per strada. Qualcuno manifesta sdegno, ipotizzando che quel parto plateale è strumentale a una, chiamiamola così, "cessione dei cuccioli dietro offerta di denaro". Napoli è piena di clochard: si vuole forse vietare a loro il diritto di avere quello che a volte è l'unico compagno della vita? Certo che no. Ma qualcuno chiama la Asl veterinaria. A Napoli pronta a dare assistenza a tutti i randagi, e questa, per la verità randagia non lo è. Si accerta infatti che la cagna è iscritta regolarmente all'anagrafe canina e l'intestatario è proprio il ragazzo che vive per strada. In realtà non si potrebbero affidare e intestare, per legge, cani a senza fissa dimora. Ma alcuni geniali amministratori napoletani anni fa s'inventarono un provvedimento umanitario: attribuire un indirizzo fittizio al clochard, perché non debbano sentirsi cittadini di serie B. Eppure la contraddizione, in realtà, resta: chi vive per strada, fa vivere per strada anche i suoi cani, che come status assomigliano molto ai randagi, quelli intestati ai sindaci delle città e destinati ai canili, salvo animalista-paracadute o adottante di buona volontà che cambi l'intestazione e se lo porti a casa. La legge non si e non ci districa dall'ambivalenza.

Quindi le Asl che ricevono cani da tutte le parti - cessioni di proprietà a bizzeffe dopo la pandemia, cucciolate indesiderate o nate da tendenze "movimento per la vita" in seno a certo animalismo ed altri ancora. E siccome negli ospedali pubblici, veterinari e non, i virus albergano e pullulano, operatori e veterinari tendono a far uscire i cani più velocemente possibile per evitargli contagi. E poi, diciamo la verità, un ospedale non può diventare un canile. Perciò si svela il misfatto: la cagnolina che ha partorito era stata data a pochi mesi proprio al ragazzo che la detiene oggi, con tanto di documenti di proprietà ma con una raccomandazione: "obbligo di sterilizzazione" all'età giusta, da effettuarsi riportandola alla Asl affinché tutto possa essere controllato e certo. Uscendo dal presidio veterinario, il giovane faceva di sì con la testa. Una volta allontanatosi, alle stesse volontarie che a Napoli "seguono" per ogni necessità i clochard con animali, aiutandoli, confessò di essere "contrario alla sterilizzazione".

Perciò eccoci alla cagna che partorisce in mezzo a via Toledo con la gente che fa il tifo. La Asl, avvertita dai cittadini che si preoccupavano di tante cose: del benessere della madre e di quello dei cuccioli, della sterilità dell'ambiente in cui è preferibile far nascere i piccoli, della necessità di segnalare che il futuro di quei cuccioli non dev'essere la "cessione" che avviene di solito, per strada, senza alcuna assunzione seria di responsabilità da parte di chi porta a casa "per far giocare i bambini", proprio perché i costi sono bassi e si fa presto a prendere e portare via, magari anche prima dell'età consentita (il che, quasi sempre, produce cani non educati a non mordere, ma la gente non lo sa). Tante preoccupazioni che a molti altri sembrano follia: tant'è vero che un gruppo di persone si è scagliato contro veterinari e operatori della Asl che stavano prelevando cagna in travaglio e neonati con tutte le cautele, rendendo difficile l'operazione. E insulti, minacce, una difesa d'ufficio del proprietario della cagna, che pare fosse addirittura seguita da un ateneo napoletano impegnato a monitorare in uno studio la vita dei clochard. Enti pubblici che non si parlano, università e Asl: come mai? La cagna nonostante tutto è riuscita ad arrivare all'ospedale, dove ha terminato di sfornare ben 8 cuccioli. Che per un animale che aveva l'obbligo di sterilizzazione è un discreto record.

La notizia ha fatto il giro della città e apriti cielo: commenti feroci sotto i post di aggiornamento. La Asl ha agito legalmente (forse un po' meno quando ha affidato incautamente una cucciola, femmina e non sterilizzata, a uno sfortunato che vive per strada). La gente che glielo voleva impedire, no. E questo dev'essere ben chiaro. Perché per gli animali ci vuole rispetto, e non sempre quelli che si professano loro amici sanno distinguere il rispetto dalla superficialità, dall'incompetenza e dal maltrattamento, che, giova ricordarlo, è un reato. Ora altri 8 cuccioli si aggiungono ai circa 400 che tra canili e rifugi vivono a Napoli in attesa di trovare famiglia e possibilmente anche casa.