

Romy viene trovata senza vita a soli 44 anni nell’appartamento parigino del produttore Laurent Pétin, al quale era legata da circa un anno; un mistero mai risolto, quello della sua morte, a conclusione di un'esistenza davvero travagliata: due matrimoni naufragati, un tumore al rene, due tragiche morti cui far fronte, dell'ex marito e soprattutto del figlio. Un briciolo di felicità donata da Alain Delon, che con lei - la sua "bambolina" - ha condiviso 5 anni d’amore dal 1958 al 1963.

Romy Schneider è nata con il nome di Rosemarie Magdalena Albach-Retty a Vienna nel 1938 da Magda Schneider e Wolf Albach-Retty, attori noti ma anche simpatizzanti di Hitler tanto da far supporre che Magda sia perfino stata amante del Fuhrer, dopo la fine del suo matrimonio. Di sicuro c'è che è stata lei ad accompagnare per mano la figlia nel mondo dello spettacolo con un timidissimo appoggio di Wolf che della figlia diceva: "ha la faccia da topo ma è fotogenica". Romy esordisce a soli 15 anni in "Quando il bianco lillà fiorisce di nuovo" ma il vero successo arriva l'anno successivo con "L'amore di una grande regina" in cui veste i panni di una reale, la Regina Vittoria, e assume il nome d'arte che manterrà per sempre: Romy Schneider, dal cognome della madre.

Per la popolarità dobbiamo aspettare il triennio 1955-1957 quando la trilogia dedicata all'imperatrice d'Austria Elisabetta consacra Romy al successo e anche a un triste destino: nononostante una lunga lista di ruoli di successo l'attrice resterà sempre per tutti solo e soltanto "Sissi".
Nel 1958 conosce Alain Delon sul set de "L'amante pura" e si innamora: quando saprà della sua morte confesserà di non averla mai vista più felice dal lontano 1964, anno che ha segnato la loro separazione. Un anno importante, per Romy, è il 1975: esce "L'importante è amare", film francese diretto nel 1975 da Andrej Zulawski che molti ritengono non a torto la sua interpretazione migliore e che in qualche modo segna un prima e un dopo nella sua carriera e nella sua vita: portando la prima al top, e la seconda ad avviarsi verso l'abisso.

Romy gira nel corso della sua carriera oltre 50 pellicole tra cui alcune destinate a fare la storia del cinema come "Boccaccio '70" di Luchino Visconti (1962), "Il processo di Orson Welles" (1962), "Fantasma d'amore" di Dino Risi (1981). Si sposa due volte, in entrambi i casi si tratta di matrimoni dall'esito triste, e accoglie nella sua vita due figli - David, nato il 3 dicembre 1966 dal primo matrimonio con il regista Harry Meyen, e Sarah, nata il 21 luglio 1977 dalla seconda unione con Daniel Biasini, un giornalista franco-italiano. La vita la sottopone presto a grandi sofferenze: la prima da affrontare è la morte suicida dell'ormai ex marito Harry Meyen, impiccatosi nel 1979 con una sciarpa nella sua casa di Amburgo, e la seconda ben più grave è la morte inaspettata del figlio David, vittima di un incidente a soli 14 anni. Il ragazzo rimane infilzato in un cancello a casa dei nonni mentre tenta di scavalcarlo.

"Ho sepolto padre e figlio, ma non li ho abbandonati e anche loro non mi lasceranno mai" scrive nel suo diario mentre il dramma la porta a scivolare nell'alcolismo e nella depressione fino alla fine dei suoi giorni: avvenuta a soli 44 anni, ufficialmente per arresto cardiaco indotto dalla malattia, poiché combatteva da tempo contro un tumore, ma non è stata mai esclusa la possibilità che si sia trattato anche per lei di suicidio. Fu ritrovata nella casa parigina del produttore Laurent Petin, cui era legata da circa un anno, accanto a una scrivania su cui è stata abbandonata una lettera incompleta di scuse per annullare un servizio fotografico, oltre a bottiglie di alcolici e confezioni di medicinali.

Al suo funerale non c'era Alain Delon, che non sopportava l'idea di vederla mettere sotto terra, e nemmeno sua madre Magda ma per altri motivi; i loro rapporti si erano raffreddati da tempo, non si parlavano ormai da anni. C'era invece sua figlia Sarah Biasini, anche lei avviata alla carriera di attrice e ancora oggi pronta a intervenire ogni qualvolta si tenti di infangare la memoria della madre.
A piangerla è stato l'intero mondo del cinema: lei, Romy Schneider, che ha lavorato con i migliori registi del suo tempo - Orson Welles, Otto Preminger, Joseph Losey o Luchino Visconti - e ha detto "Non sono niente nella vita, ma tutto sullo schermo".