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Questa estate vestitevi da dee: da Dior a Gucci, il ritorno degli abiti a peplo

Uno stile evanescente ed etereo che ha incantato fin dall'antichità. E che negli anni ha regalato eleganza alle donne. Oggi questi abiti raffinati tornano a fare tendenza, come dimostrano le proposte dei grandi stilisti

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Un'immagine di un servizio di moda del 1965
Un'immagine di un servizio di moda del 1965 
Quando Zola parla dell’arrivo sul palcoscenico di Nana, seducente protagonista del suo omonimo romanzo (1880), scrive: “in quel preciso momento, le nuvole del fondo si aprirono e Venere apparve nella sua tunica da dea”. Insieme ad Atena, Diana e Giunone, Venere è oggi la protagonista di uno stile evanescente ed etereo che prende le distanze dalla realtà per rifugiarsi in un mondo ‘olimpico’ e remoto.
Verushka nel 1966
Verushka nel 1966 


Un po’ come era accaduto alla fine del Settecento durante l’epoca del Direttorio quando le signore che animavano i salotti più eleganti di Parigi come Madame Hamelin, Madame Récamier, Madame Tallien si guadagnarono il nome di Les Merveilleuses. Furono loro, queste leggiadre signore, le prime ad abbandonare pesanti vesti ricamate per ‘rifugiarsi’ in una semplicità antica fatta di tuniche drappeggiate sottili come ragnatele e di sandali alla schiava.
Isadora Duncan
Isadora Duncan 


La nuova attitudine si rifà a un passato senza tempo e, attingendo a pepli e chitoni dell’Antica Grecia, arriva ai primissimi anni del Novecento, quando la ballerina americana Isadora Duncan, giunta in Europa con la compagnia di Loïe Fuller stupì il mondo danzando s-vestita da abiti morbidi e fluttuanti che rivelavano ogni curva del suo corpo perfetto.
Ava Gardner
Ava Gardner 



L’ennesimo revival della “bella semplicità” antica sancisce il ritorno di quelle linee che Winckelmann definì: “fluide quanto il pensiero e belle come se fossero fatte per mano delle grazie”. A dimostrarlo, oltre a una serie di celebrità, una su tutte Salma Hayek sull’ultimo tappeto rosso degli Oscar (con abito firmato Gucci), sono una quantità di designer. A partire da Olivier Rousteing che per Balmain ha pensato lunghe vesti plissettati sorretti da anelli metallici.
Salma Hayek
Salma Hayek 



Per la sua collezione d’estate Maria Grazia Chiuri per Dior ha creato impalpabili pepli da ninfa ricamati con delicati tralci di fiori.  E, se Ermanno Scervino ha immaginato novelle Diane cacciatrici fasciate da abiti monospalla di pelle nera sottilmente bondage, Rochas con i suoi vestiti sciolti lunghi fino ai piedi fa tornare in mente certe sperimentazioni sartoriali effettuate intorno agli anni Dieci del Novecento da Paul Poiret, il sarto parigino che, in un momento in cui le donne indossavano ancora corpetti e gonne a corolla, ideò abiti leggeri “come l’acqua di una fontana”.




Dopo di lui a riuscire a dare alle proprie creazioni un’altrettanta levità ci sarebbe stata solo Madeleine Vionnet. Acerrima rivale di Coco Chanel che definiva con sufficienza “quella modista”, Vionnet detestava la moda. “Se un abito è bello” diceva “lo è stato ieri e lo sarà domani (…). Nei fugaci capricci stagionali c’è un elemento di superficialità, di instabilità che scandalizza il mio senso di bellezza”. Così, per mantenersi fedele all’idea di un’eleganza senza tempo, vestì le donne come moderne divinità.