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Incontri

Hopper Jack Penn: "Ho finalmente chiesto scusa a mio padre Sean"

Foto Courtesy Somewhere Entertainement
Foto Courtesy Somewhere Entertainement 
Solo dopo aver finito di girare Signs of Love, l’attore americano ha capito quanto aveva sbagliato con il padre: «E gli ho chiesto scusa per come lo avevo trattato». Il suo obiettivo oggi? Fuggire da Los Angeles: «È una città che odio, non ci sono persone genuine». E qui racconta anche il forte legame con la sorella Dylan e la madre Robin Wright
3 minuti di lettura

Ha cercato in tutti i modi di stare lontano dal mondo del cinema. Ha fatto il cuoco a New York, ha tentato con la moda, ma poi Hopper Jack Penn, 29 anni, non ha saputo dire di no a suo padre, Sean, che l’ha voluto dirigire nel thriller Il tuo ultimo sguardo, uscito nel 2016. Da quel momento il giovane Penn, che assomiglia come una goccia d’acqua al padre e ha i modi dolci della madre, l’attrice Robin Wright, ha sempre cercato storie dove si potesse sentire a suo agio nella pelle di un altro, come in Signs of Love di Clarence Fuller, vincitore del Premio Corbucci all’ultima Festa del cinema di Roma. 
Nelle sale dall’11 maggio, il film racconta di Frankie, un giovane di Filadelfia che sogna una vita migliore per lui e il nipote, lontano dalla criminalità e dall’abuso di sostanze, che nell’amore verso una ragazza sorda, Jane (Zoë Blue, la figlia di Rosanna Arquette), trova l’unica possibilità per sfuggire a una vita difficile. «Non so cosa voglia dire avere la responsabilità di un altro essere vivente» racconta divertito Hopper Jack Penn «ma per questo ruolo ho dovuto imparare a rapportarmi con un ragazzo di 19 anni (Cree Kawa). Ai tempi delle riprese, avevo 27 anni, e ho dovuto cercare la sintonia giusta, non potendo uscire con lui a bere qualcosa. Abbiamo cominciato a fare skateboard insieme costruendo un rapporto fantastico. Ancora oggi ci sentiamo e ci raccontiamo quello che ci accade».

Un’altra Filadelfia Hopper Jack Penn con Cree Kawa in una scena di Signs of Love, nelle sale dall’11 maggio. Nel cast del film, girato in un quartiere malfamato di Filadelfia, anche Zoë Blue e Dylan Penn. Foto Courtesy Somewhere Entertainement
Un’altra Filadelfia Hopper Jack Penn con Cree Kawa in una scena di Signs of Love, nelle sale dall’11 maggio. Nel cast del film, girato in un quartiere malfamato di Filadelfia, anche Zoë Blue e Dylan Penn. Foto Courtesy Somewhere Entertainement 

Il film è ambientato in una zona malfamata di Filadelfia.
«Parecchio malfamata. Per entrare meglio nel personaggio ho vissuto in quella zona durante le riprese. Un giorno un tipo che passeggiava vicino a me mi ha puntato la pistola alla tempia. All’inizio ho riso, pensavo fosse uno scherzo. Poi sono andato nel panico, non aveva nessun motivo per farlo. Di colpo, s’è infilato la pistola nei pantaloni ed è scappato via».

In Signs of Love ci sono la sua amica Zoë Blue e sua sorella Dylan Penn. 
«Con Zoë Blue ci conosciamo da sempre, perché mia madre e sua madre si frequentano da quando erano ragazze. Sul set è stato facile trovare sintonia, c’era aria di famiglia. Dylan poi, interpreta la parte di mia sorella, una ragazza fuori controllo: è un’attrice molto talentuosa».

Recitate spesso insieme, che rapporto avete? 
«Un rapporto normale, da fratelli, litighiamo e ci riappacifichiamo spesso.  Io la amo e qualunque cosa lei possa dire o fare, alla fine le perdono sempre tutto e riusciamo comunque ad andare d’accordo. Usciamo spesso insieme, frequentiamo le stesse persone, e di conseguenza ci piace anche lavorare insieme, perché Dylan riesce a trasformare il lavoro in divertimento. È mia sorella maggiore, la guardo con grande ammirazione sin da piccolo per tutto quello che fa, dalla scuola, dove era bravissima, al contrario di me, al modo in cui si comporta, in cui recita. È il mio modello.»

Hopper Jack con la sorella Dylan, attrice e modella, e il padre Sean
Hopper Jack con la sorella Dylan, attrice e modella, e il padre Sean 

Nel film il suo personaggio ha un rapporto complicato con il padre. È andata così anche nella vita reale?
«Amo mio padre, non potrebbe essere altrimenti e so che lui mi vuole bene, ma ci sono stati momenti in cui il nostro rapporto è stato molto complicato. Ho fatto tante cavolate, abbiamo avuto dei confronti molto duri, soprattutto quando a 23 anni sono stato arrestato per droga. Ho subito un ricovero forzato e affrontato una faticosa disintossicazione. Quando ho girato questo film ho capito finalmente lo sforzo che ha fatto papà per superare quei momenti e per starmi vicino, nonostante tutto. Quando ho finito di girare Signs of Love, sono andato da lui e gli ho chiesto scusa per come mi ero comportato e per come lo avevo trattato. È stato molto bello».

Prossimamente la vedremo come protagonista, insieme a sua madre Robin Wright e a Billy Bob Thornton, di Where All Light Tends to Go, diretto da Ben Young, un thriller ambientato nella Carolina del Nord.
«Lavorare con mia madre è stato veramente complicato, perché l’adoro. Pensi che, per la prima volta sono riuscito a piangere senza aver bisogno di aiuti, solo nel guardarla recitare. Mamma è la persona migliore al mondo, è una madre dolcissima. Conosce tutti i miei segreti. Lavorare con lei mi ha emozionato molto».

Lei vive a Los Angeles ma non le piace. Perché?
«Ci vivo eppure la odio. Non mi trovo bene. È difficile trovare persone genuine in questa città, sono tutti attori, registi, produttori in cerca di un’occasione. Alla gente interessa sapere chi conosci, in quali locali puoi portarli. È un luogo senz’anima, tutta apparenza. Preferisco i boschi e le montagne. Ho cercato anche di andarmene, sono andato a New York a fare il cuoco, poi ho avuto una piccola parte in un film e sono tornato. Se vuoi lavorare nel cinema è qui che devi stare».

Dove vorrebbe vivere?
«Mi piacerebbe ritornare ad Haiti dove la gente non ha niente. Ho sofferto tanto la popolarità dei miei genitori, i paparazzi che ci seguivano dovunque. Ma essere un figlio d’arte mi ha dato sicuramente molte opportunità. Papà è impegnato da sempre nelle cause umanitarie e spesso mi ha portato con sé in viaggio. Ho visto cose incredibili con lui. Sono stato ad Haiti, ho lavorato in un ospedale anche se non avevo esperienza, perché c’era davvero bisogno. Ad Haiti ci ho lasciato il mio cuore, e un pezzo di famiglia».

La preoccupa di non essere preso sul serio come attore, o di non sentirsi all’altezza dei suoi genitori?
«Non mi preoccupa. I miei genitori sono dei grandissimi attori. Io sono un attore medio, certo sto studiando, sto facendo esperienza e posso solo migliorare. Non posso paragonarmi a loro, quello che posso fare è dedicarmi a qualcosa di diverso. Per esempio, mi piacerebbe tanto recitare in quelle commedie demenziali che fanno ridere, basta che non debba cantare, perché sono incapace».