Per fortuna le previsioni del tempo indicano che ci sarà un inverno molto caldo”. Ho letto un articolo che iniziava così, su un quotidiano on line. Il tema era ovviamente il caro bollette, la difficoltà nell’approvvigionamento del gas. Grande è la confusione nelle nostre teste e gigantesco il problema sociale che ci sta per travolgere. Per fortuna c’è il cambiamento climatico. Almeno una buona notizia!
Pensate che incubo se tutto il casino che abbiamo fatto alla Terra avesse invece causato un abbassamento delle temperature, se adesso dovessimo contrastare l’avanzamento dei ghiacci e bande di pinguini assetati di sangue. Per fortuna fa sempre più caldo, le estati sono roventi e gli inverni miti e avremo quindi bisogno di una minore quantità di quel gas che importiamo dal dittatore pazzo.
Dunque il riscaldamento globale “ha fatto anche cose buone”? Grande è la confusione nelle nostre teste e gigantesca la catastrofe che incombe su di noi. Che, soldatini silenziosi e obbedienti, marciamo come una falange verso la soluzione, anche se nessuno ha idea di quale potrebbe essere. Compriamo borracce, ospitiamo amici e vicini sotto la doccia, non prendiamo più gli aerei per andare a trovare la fidanzata in Erasmus a Praga, non mangiamo carne, non ci puliamo gli orecchi con i cotton fioc (o quantomeno li ingoiamo subito dopo) e soprattutto dividiamo diligentemente in più contenitori possibili la spazzatura. E tutto questo mentre continuano a dirci che non servirà a niente, che ormai è troppo tardi. Che i comportamenti virtuosi del singolo sono solo minuscole dilazioni: l’onda arriverà comunque, o l’incendio o il terremoto.
La fine sta lì e ci guarda con tenerezza, come il leone guarda la gazzella un attimo prima di lanciare su di lei. Che fare? Possiamo nel frattempo pensare che un po’ di calduccio ci aiuti a sopportare la tensione, che dividere la spazzatura è un esercizio per la mente e per il corpo: possiamo fare buon viso a cattivo gioco, come si diceva un tempo. Oppure possiamo fare la rivoluzione. Lo pensano molti ragazzi e ragazze, anche se per adesso stanno soltanto facendo le prove. Tirano zuppe contro quadri di Van Gogh, per esempio, ben sapendo che c’è il vetro e quindi non succederà niente ai girasoli ma finiranno su tutti i giornali. Sì, ma chi si ricorda perché l’hanno fatto? Giusto, e infatti, come dicevo, stanno solo facendo le prove. Non è tutto intelligente quello che fanno, è abborracciato, isterico. Versano il latte a terra dalle confezioni nei supermercati, per esempio, chissà perché. Scioperano silenziosi e disobbedienti ogni venerdì, sedendo in silenzio con cartelli che indicano la loro rabbia. Ma lo fanno, perché hanno capito che non basta rinunciare alla bistecca e bere dalla borraccia (ma intanto sono vegani, e bevono dalla borraccia). E ci odiano, perché non capiscono che cosa stiamo aspettando. E forse un giorno non molto lontano qualcuno di loro si darà fuoco in una piazza. O metterà una bomba in un ufficio postale, come la figlia dello svedese in Pastorale americana di Philip Roth (Einaudi), la capostipite delle ribelli nichiliste e confuse, estremiste e incapaci di elaborare una strategia efficace. Sono passati 25 anni da quando quel libro meraviglioso e profetico è uscito. Forse non sono sufficienti, ma prima o poi quella confusione prenderà una forma più esatta e allora diventerà di colpo efficace. Quel giorno inizierà la rivoluzione. E noi ci troveremo comunque impreparati, nonostante siano passati 25 e più anni da quando si è capito che la misura era colma, il punto di non ritorno era superato. E noi non abbiamo fatto altro che pensare vabbé, un autunno più caldo significa una bolletta più bassa. Se nel frattempo io stacco le etichette dalle lattine di pelati per metterle insieme alla carta, cosa mai di brutto mi potrà succedere?
AVRÒ CURA DI TE

AVRÒ CURA DI TE
Prove di rivoluzione
Il riscaldamento globale “ha fatto anche cose buone”? Grande è la confusione nelle nostre teste e gigantesca la catastrofe che incombe su di noi
di Elena Stancanelli, Illustrazione di Rebecca Clarke