N. 16 anni: "Se mi vedono giocare mi taglino la testa"

Ho ricevuto una email da una ragazza in Afghanistan. È stata una sorpresa, non me lo aspettavo. Per motivi di sicurezza, la chiamerò N. Ha 16 anni, è nata nel 2004. Appartiene alla minoranza etnica degli hazãra e ha due sorelline. N. era un’atleta e una studentessa, giocava in una squadra di pallavolo e sognava di diventare un’astronauta. Era così prima. Ora è cambiato tutto: proprio per questi due motivi, infatti, N. è condannata dal regime.
“Se mi vedono mi tagliano la testa”, mi scrive. Poi mi racconta della sua vita e delle sue vittorie. Aveva iniziato a giocare a pallavolo nel 2014, e la sua squadra aveva vinto i campionati provinciali e preso parte a gironi internazionali. Lo sport non era solo una passione, ma anche un modo per tenersi in buona forma fisica così da poter seguire il suo sogno. “Ora che i talebani hanno occupato l’Afghanistan, ho dovuto distruggere tutte le mie attrezzature sportive: non volevo lasciare alcuna prova della mia passione per la pallavolo altrimenti avrebbero ucciso me e la mia famiglia”.
Faceva parte di due gruppi di studio scientifici N., uno dei quali di astronomia, ma entrambi sono stati fermati. Mi dice anche di aver partecipato a una competizione astronomica, l’International Astrophysics and Astronomy Competition (Iaac) e di essere arrivata alle finali. N. mi ricorda di me e del mio entusiasmo, a 16 anni, quando sognavo di andare nello spazio dalla mia camera. Non posso fare a meno di mettermi nei suoi panni. “I talebani vogliono distruggere i miei desideri. Un tempo sognavo di lasciare la Terra, mentre ora non posso nemmeno scappare da questo angolo impolverato del pianeta per salvarmi la vita. Non so se leggerai mai questa lettera, scritta in un angolino di casa mia, ma in questo momento rappresenti la mia unica speranza”.
Ho letto la tua lettera, N. Sono solo una studentessa, come te. Non ho i mezzi per tirarti fuori di lì. Ma ho una voce. E se le parole davvero hanno un potere, allora le userò per te.