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CASAMATTA
L'antidoto alla sfiducia
CASAMATTA

L'antidoto alla sfiducia

Una conversazione da leggere e rileggere ancora. Quella tra Walter Veltroni e Matteo Zuppi nel libro "Non arrendiamoci"

2 minuti di lettura

È stato come passare un’ora in un luogo e in un tempo in cui vorresti vivere. I libri sono questo, difatti: un posto dove andare a stare per un po’, viverci dentro. La porzione di pomeriggio che ho passato in compagnia di Matteo Zuppi e Walter Veltroni, che conversano sollecitati da Edoardo Camurri in un libro intitolato Non arrendiamoci (Rizzoli), mi ha lasciata con una sensazione di serenità e di fiducia che tanto spesso ci manca, e con la sua nostalgia. Si potrebbe, invece. Si potrebbe stare insieme a parlare, provare a capire il punto della storia in cui ci troviamo e cosa c’è da fare, se qualcosa si può e sempre, davvero sempre, volendo, si può. 
Non è tanto quello che dicono – potete condividerlo o meno – ma è come lo dicono: è quell’ascolto e quel rispetto, quella capacità di accogliere le idee dell’altro e ripartire da lì. C’è un’aria, in questo parlarsi, che molto è determinata certamente dall’amicizia che lega i due in dialogo eppure non è solo quella: è proprio un modo, attento, di mettersi in relazione con l’altro rispettando i confini e provando ad affacciarsi di là, ogni tanto. Matteo Zuppi, cardinale, è oggi presidente della Conferenza episcopale italiana. Per tutti quelli che lo hanno conosciuto prima resta Don Matteo o solo Matteo. Ha contribuito a fondare la Comunità di Sant’Egidio, è stato parroco anche dei non credenti, è stato qualcuno a cui rivolgersi nelle difficoltà. Veltroni ha fatto politica per molta parte della sua vita, attività dalla quale non penso si possa recedere mai. Si continua in altre forme, a volte. Raccontando storie, mettendo in fila memorie, dando voce a dubbi e pensieri. È un dialogo, questo, che passa in rassegna le principali questioni del nostro quotidiano: il molto piccolo e il molto grande, la vita dentro casa e quella nel mondo. Le paure. Parla molto di questo tempo di paure. Dice Zuppi: “Quando le idee scompaiono non crediamo più a niente, e quando non crediamo a niente crediamo a tutti. È molto pericoloso”. 
È così: se non crediamo più a niente allora crediamo a tutto, e tutto frana. Non si parla qui di ideologie, che sono “sistemi chiusi, impermeabili”, parenti stretti dei sistemi autoritari. Si parla di ideali, che sono al contrario praterie: “Sono, o possono essere, il senso della vita di ciascuno”. Si nasce di meno si vive di più. Ricorda Veltroni che nel 1919 la vita media in Italia era 42 anni, oggi è 84. Il doppio, in poco più di un secolo. Sappiamo cosa fare, di questo tempo conquistato? Sappiamo, intendo, fuori dalla soddisfazione individuale dei propri bisogni e desideri? Cosa resta, della vita di ciascuno, nella storia di chi arriva dopo? “La gentilezza è rivoluzionaria ed è alla portata di tutti”, dice Zuppi. È l’antidoto alla sfiducia disfattista generata anche dal consumismo. “Alla crisi di democrazia si risponde con più democrazia”, dice Veltroni, ridurre la qualità delle competenze significa cavalcare il declino della politica in cambio di un fuggevole consenso. “Le speranze privatizzate sono diventate passioni tristi. E se le speranze si spengono, la paura si accende”. Da ascoltare, e ascoltare ancora.