SPILIMBERGO. “L’arte dell’ospitalità non si inventa, per noi è passione e tradizione”. Così recita il motto che appare sull’home page del sito internet dell’albergo Stella d’oro, situato in via XX settembre, nel cuore di Spilimbergo.
E chi dell’ospitalità, della passione per il proprio lavoro ne ha fatto una ragione di vita è Oliva Simonutti, titolare dello storico albergo che, assieme alla sua famiglia, ai colleghi e agli amici di sempre, ha festeggiato l’ambizioso traguardo dei 50 anni di attività.
La Simonutti, classe 1944, originaria di Costabeorchia di Pinzano al Tagliamento, ha praticamente attraversato la storia della città del mosaico, legando il suo nome a quello dell’attività rilevata nel 1964, quando la Stella d’oro, seppure con qualche camera a disposizione, altro non era che una trattoria.
Con la sua tenacia, la sua lungimiranza, enormi sacrifici, ne ha fatto la sua creatura, un albergo fra i più rinomati della Destra Tagliamento, con 35 camere, servizio bar e ristorante, che, ancora oggi, la signora Oliva gestisce assieme ai figli Luciano e Paola.«Essere arrivati sino a qui è un traguardo importante di cui andare orgogliosa – spiega –. Certo è che il momento è difficile. La crisi morde, si fa sentire in tutti i settori, e quello dell’ospitalità e della ristorazione ne risente in maniera particolare visto che i costi di gestione aumentano, mentre i guadagni sono sempre più scarsi».
Sono ormai lontani i tempi d’oro, quelli a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, quando lo Spilimberghese era un pullulare di attività produttive e caserme.
«Quelli, per la mia attività, sono stati gli anni migliori – prosegue –, anni indimenticabili. Ricordo bene come tanti fossero i rappresentanti che, in giro per le aziende del territorio, facevano tappa fissa alla Stella d’oro per pernottare. Per non parlare degli operai e dei tanti militari che, per motivi di lavoro, si trovavano in zona, ma anche delle famiglie di emigranti che, facendo rientro dall’estero per le vacanze, si fermavano per settimane in albergo».
«Tempi andati visto che di aziende ce ne sono sempre meno, così come di cantieri e caserme – osserva l’albergatrice – e, ormai, le nuove generazioni di discendenti di nostre famiglie emigrate all’estero difficilmente fanno ritorno a casa. Ci rimangono soltanto i turisti, in particolare austriaci e tedeschi, che arrivano a Spilimbergo attratti dalle bellezza della città e dalla nostra Scuola di mosaico, ma è troppo poco per poter mantenere attività come la nostra che ha costi non più sostenibili. Basti pensare che, di sola tassa sui rifiuti, paghiamo qualcosa come 7 mila euro l’anno».
Questo significa che un albergo come la Stella d’oro, tenendolo chiuso, di sole tasse e costi fissi paga circa 30 mila euro l’anno. Così è difficile andare avanti.
«Sono soldi che è impossibile fare rientrare con un quarto della camere che, quando va bene, sono occupate e, seppure mi pianga il cuore a dirlo, se domani mi si presentasse l’occasione di venderlo ai cinesi lo farei», conclude amaramente.
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