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Insulta un caporale: colonnello condannato

Al vicecomandante della brigata Pozzuolo inflitti 3 mesi dal tribunale militare. I fatti risalgono al 2013

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PORDENONE. Il vicecomandante della brigata Pozzuolo, il colonnello Massimo Raccampo, di Aviano, è stato condannato a tre mesi di carcere militare per ingiuria (pena sospesa) dal tribunale militare di Verona. I fatti contestati all’ufficiale risalgono al settembre 2013, quando Raccampo prestava servizio all’Nrcd-Ita di Solbiate Olona, in provincia di Varese.

Secondo l’accusa, Raccampo avrebbe apostrofato un addetto del nucleo avanzato di controllo della base lombarda, che presidiava uno dei varchi d’accesso alla struttura militare. L’ufficiale, che al momento dell’episodio era in licenza – e quindi in borghese –, si era presentato a bordo della sua automobile al check point, sotto una pensilina, con moglie e figlia, sprovviste però in quel frangente del pass d’accesso alla base.

Da qui la richiesta del militare addetto alla sorveglianza di procedere in retromarcia per parcheggiare esternamente alla struttura e lasciare libera la corsia d’accesso, prima di dotarsi dei titoli per far accedere i familiari nella struttura. Mentre consegnava i documenti e si faceva identificare, Raccampo tentava in ogni modo di chiedere – inutilmente – al graduato di sostare pochi minuti sotto la pensilina al fine di evitare di esporre alla calura estiva diretta la moglie, sofferente in quanto sottoposta a intervento chirurgico. Impossibilitato ad avanzare la propria richiesta per il perentorio ribadire di procedere alla retromarcia, il colonnello, arresosi, procedeva colpendo inavvertitamente con il retrotreno della sua automobile un panettone in cemento: qui, secondo l’accusa, Raccampo avrebbe proferito la frase incriminata («Non capisci un c..., non sai fare il tuo mestiere»), indirizzata al militare di guardia, caporal maggiore Giordano.

Innervosito, il colonnello avrebbe poi ripetuto la stessa frase al capoposto e all’ufficiale di picchetto, maresciallo Sandrone, appellato a sua volta da Raccampo come «maresciallo del Medioevo». Ricostruzione, questa, duramente contestata dalla difesa, secondo cui l’ufficiale avrebbe genericamente proferito le frasi «Qui non si capisce mai un c...» e «Pare di essere nel Medioevo», senza specifici riferimenti ai due militari di servizio ai varchi.

Il pm Luca Sergio aveva chiesto per Raccampo nove mesi, ammettendo però la derubricazione dell’ipotesi di reato di minaccia a semplice ingiuria. Il tribunale ha ridimensionato l’impianto accusatorio, concedendo al vicecomandante della Pozzuolo le attenuanti generiche e condannandolo a tre mesi di reclusione, senza menzione nel casellario giudiziario, con contestuale assoluzione dall’accusa di minacce «perché il fatto non sussiste».(c.se.)

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