Furti con la flex, restano in cella i tre sinti
I ladri hanno agito un tutto il Triveneto. Di giorno al mare, la notte i “colpi”
Operazione Leone, restano in carcere i responsabili. Emergono ulteriori dettagli sull’arresto dei tre ladri di Asti da parte dei carabinieri di Portogruaro. La loro cura maniacale è stata anche la loro condanna: si sono fatti scoprire. Hanno razziato tra le case anche a Sesto al Reghena, mettendo a segno alcuni colpi nelle ultime settimane. Si tratta di sinti provenienti dal Piemonte.
La tecnica era inusuale: vacanza al mare con la famiglia a Jesolo; pizza alla sera, razzia nelle case, rientro a mezzanotte. Effettuati colpi tra le province di Venezia, Treviso, Pordenone, Belluno e Vicenza. La vacanza è terminata, per ora, al carcere del Castello a Pordenone. Sono agli arresti tre sinti provenienti dal campo di Alba e San Damiano d’Asti: Mirko Silvano Lebbiati (27 anni), Daniele Gerbino (33) e Oberto Negro (22) tutti ben conosciuti alle forze di polizia. Le indagini hanno accertato che i tre facevano parte di una compagine ben più ampia di malviventi tuttora in fase di identificazione, dedita stabilmente ai furti in abitazione potendo contare su strumenti di effrazione professionali, tra cui una flex.
Estremamente sofisticato il modus operandi adottato. La preparazione dei colpi prevedeva una prima sosta in una zona di boscaglia sul Piave (il deposito targhe) dove si reperivano tre o quattro targhe (risultate non rubate ma clonate, una sorta di fotografia a dimensioni reali su un foglio di linoleum) che venivano fissate in pochi secondi con del biadesivo sopra la targa originale; quindi una nuova sosta in un campo di pannocchie distante pochi chilometri dal primo (il deposito attrezzi) dove ci si abbigliava adeguatamente; quindi si sceglieva il materiale da impiegare nel furto (ricetrasmittente e torcia fissate una per spalla). Ora si era pronti per effettuare il “colpo” utilizzando come autovettura una Seat Leon “preparata” da 280 cavalli.
Dopo ciascun furto ci si fermava nuovamente in zona defilata a cambiare targa. Terminato il raid i sinti ritornavano al campo base, agli appartamenti sorvegliati notte e giorno da mogli e figli sempre di vedetta sul terrazzo per evitare sgradite visite. (r.p.)
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