Omicidio-suicidio di Spilimbergo, quel “no” fatale prima dell’agguato
Lui aveva chiesto tramite la cugina un ultimo incontro, lei aveva confidato di temere una reazione scomposta

SPILIMBERGO. Un ultimo incontro. Soltanto uno. Con la scusa di riprendere gli ultimi effetti personali dimenticati a casa di Michela dopo la separazione, sei giorni prima. Ma con la segreta speranza di poter ricucire lo strappo e di far ripartire, su nuove basi, la loro convivenza.

Manuel Venier, codroipese di 37 anni, non si era rassegnato alla rottura del suo rapporto sentimentale con Michela Baldo e aveva chiesto alla cugina della sua ex fidanzata di intercedere per lui, perché la giovane spilimberghese non gli rispondeva più al telefono.
Forse nella determinazione di Michela ha pesato il ricordo quel «brutto screzio», una ferita ancora fresca nel suo cuore, di cui alcuni amici intimi hanno parlato agli inquirenti.
Da quell’episodio – spiegano dalla Procura – la giovane aveva intuito vagamente la possibilità di una reazione scomposta da parte di Manuel, qualora lo avesse lasciato.

Non aveva mai segnalato il fatto alle autorità competenti, ma non lo aveva nemmeno dimenticato.
Finché, il 2 giugno, Michela ha deciso di dare corso al suo proposito e ha troncato la relazione.
Subito Manuel le ha restituito le chiavi di casa e i suoi effetti, compreso un orologio che aveva lasciato a Codroipo.
I giorni passavano e la giovane spilimberghese non ritornava sui suoi passi.
Manuel, allora, ha giocato l’ultima carta, chiedendo l’intercessione della cugina.

Elisa Marcuzzi lo ha invitato a pranzo a Travesio, a casa sua e del compagno, il 7 giugno, per addolcire l’impatto dell’ambasciata.
«Michela non ti vuole vedere, sarà al lavoro fino a stasera, ha detto che puoi andare a prendere le tue cose a casa, te le ha lasciate sul terrazzo».
La speranza si è sfaldata sotto gli occhi di Manuel.
Gli è rimasto solo il sapore amaro di un no definitivo in bocca.

Simboleggiato da quel sacchetto lasciato fuori dalla porta della casa in cui avevano vissuto insieme per tre anni, con le scarpe e altri oggetti, sul terrazzino al civico 24, in via della Repubblica Spilimbergo.
A nulla sono valsi i tentativi di Elisa e del compagno di confortarlo. Manuel, però, non ha lasciato trasparire l’enormità del suo tormento.
Non se ne sono accorti i familiari di Michela, non se ne è avveduta la madre di Manuel, Alda Flumignan, che lo ha visto al suo rientro a Codroipo, alle 18.
Sul divano di casa, ha cominciato a prendere forma il piano: l’agguato al buio, il messaggio d’addio. Ha messo insieme i pezzi della sua Glock calibro 40 millimetri Smith&Wesson.
Poi l’ultima telefonata alla madre: «Mangio qualcosa fuori». Ma era già al volante.
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