Magredi, il Tar dà ragione ai proprietari agricoli
Spilimbergo. La Regione condannata a rieditare il procedimento amministrativo. In quella sede si potrà discutere delle indennità compensatorie sui siti Sic

SPILIMBERGO. I proprietari agricoli dei Magredi vincono – parzialmente – al Tar dopo tredici anni la battaglia dei Sic, siti di importanza comunitaria. Il tribunale amministrativo regionale ha dato ragione ai diciotto proprietari o conduttori di terreni agricoli che sono ricaduti all’interno Sic e all’associazione di categoria Uomo, Natura ed Energia, ritenendo fondato il ricorso per quanto attiene alla domanda di annullamento della deliberazione della giunta regionale numero 546/2013.
L’ente regionale è stato condannato a rifondere ai ricorrenti le spese di giudizio (liquidate in 1.500 euro)
Ora la Regione dovrà rifare l’iter che ha portato alla delibera con la quale sono state approvate le misure di conservazione dei siti di interesse comunitario, ma solo a partire dalla fase in cui è stata rilevata l’illegittimità.
La violazione del principio partecipativo si è verificata, secondo il Tar, quando sono state approvate le misure di conservazione. In quella sede le osservazioni presentate dai portatori di interesse sono state raccolte in un foglio excel anonimo, che non reca alcuna sottoscrizione e non è entrato a fare parte integrante della deliberazione giuntale.
Fatto che, secondo il Tar, viola il canone di trasparenza amministrativa. Sotto questo specifico profilo, il ricorso viene accolto e la Regione «è tenuta a rieditare il procedimento amministrativo».
Il Tar non può pronunciarsi, pertanto, sugli ulteriori motivi di impugnazione proposti dai ricorrenti come la mancata previsione, all’interno delle misure di conservazione, di indennità compensative per i proprietari interessati dai vincoli imposti dal Sic o il difetto di istruttoria sulla determinazione dei terreni coltivati incisi dalle misure o sull’individuazione dei vincoli per ciascun terreno. Tutte questioni che, come precisa il Tribunale, «potranno essere affrontate in sede di esame delle osservazioni presentate dai portatori di interesse».
«Dal lontano 2002 – ricorda Erminio Barna, portavoce dei proprietari dei terreni – abbiamo chiesto alla Regione di essere ascoltati. Avremmo voluto essere coinvolti, come portatori di interesse, sin dall’inizio: dopo l’imposizione dei vincoli le nostre proprietà fondiarie hanno subito un deprezzamento significativo e ci siamo accollati pesanti vincoli senza ottenere alcun risarcimento per i danni economici subiti. Ora questa sentenza ci dà finalmente soddisfazione. Intendiamo sottoporre il caso anche all’Unione europea».
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