Sanità in montagna, il “nuovo” distretto perde 18 mila utenti
Il Valli e Dolomiti friulane perde Spilimbergo e San Giorgio Antonio Gabrielli confermato alla guida: «Ho molti progetti»
di Giulia Sacchi
2 minuti di lettura

MANIAGO. Addio al distretto sanitario Nord: al suo posto c’è il distretto delle Valli e Dolomiti friulane, con alla guida sempre il direttore Antonio Gabrielli.
Non un semplice cambio di nome, ma anche di composizione: il vecchio distretto comprendeva 24 comuni divisi tra Maniaghese e Spilimberghese e serviva 54 mila utenti, il nuovo invece perde due municipi, ossia Spilimbergo e San Giorgio della Richinvelda, che tradotto in termini di utenti significa 18 mila cittadini in meno (un terzo dei precedenti). Del distretto delle Valli e Dolomiti friulane fanno quindi parte 22 comuni, per un totale di 36 mila abitanti.
Nell’ultima seduta dell’assemblea dell’Uti presieduta dal sindaco di Maniago Andrea Carli è stata approvata all’unanimità dagli amministratori la nomina di Gabrielli, alla guida dell’ex distretto da giugno 2014. «Sono stati ridefiniti i confini dei distretti Nord ed Est, che di fatto vanno a sovrapporsi a quelli delle Unioni intercomunali – ha detto Gabrielli –. Per quanto riguarda la composizione, abbiamo due municipi in meno». Al direttore stanno a cuore i progetti sanitari sul territorio: la carne al fuoco è tanta e uno degli obiettivi prioritari è garantire servizi nelle aree montane. Alcuni progetti su quest’ultimo fronte sono già stati avviati, ma molto resta da fare. La tecnologia aiuta: si punta infatti sulla telemedicina.
«Tra i piani che intendiamo realizzare figura il consolidamento della collaborazione con l’ambito sociale: la progettazione dei servizi e delle attività sanitarie sarà comunque coerente con i piani di sviluppo dell’Unione – ha detto Gabrielli –. Vogliamo lavorare sulle aree montane, che nel territorio dell’Uti delle Valli e Dolomiti friulane sono diverse, dalla Valcellina alla Val Tramontina. In queste zone i residenti hanno i maggiori problemi di accessibilità ai servizi sanitari: punteremo quindi sulla telemedicina e sull’individuazione di sedi nelle quali gli abitanti delle vallate potranno recarsi per effettuare alcuni esami e controlli».
Sedi che saranno aperte in determinati giorni del mese e in cui opererà un professionista dell’Azienda sanitaria. «Contiamo di riorganizzare le sedi di erogazione dei servizi del nuovo distretto – ha aggiunto Gabrielli – e di proseguire il lavoro iniziato con la decentralizzazione dello screening mammografico in Valcellina e Val d’Arzino». Un progetto, quest’ultimo, nato due anni fa, quando per la prima volta il camper per la realizzazione degli esami mammografici ha operato in un comune di montagna, ossia a Claut. Le donne residenti a Claut, Cimolais ed Erto e Casso hanno potuto usufruire del servizio.
Sono circa 9 mila gli abitanti dei comuni della montagna dell’ex distretto Nord: Gabrielli ha ribadito che «non possiamo né dimenticarci di loro né pensare che possano viaggiare per chilometri, da 20 a 50, peraltro su strade di montagna per accedere a una prestazione medica specialistica. Compatibilmente con le risorse disponibili e in un’ottica di appropriatezza dobbiamo portare i servizi, per lo meno quelli più essenziali, vicino alla persona e non viceversa. La persona deve essere al centro del sistema».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Non un semplice cambio di nome, ma anche di composizione: il vecchio distretto comprendeva 24 comuni divisi tra Maniaghese e Spilimberghese e serviva 54 mila utenti, il nuovo invece perde due municipi, ossia Spilimbergo e San Giorgio della Richinvelda, che tradotto in termini di utenti significa 18 mila cittadini in meno (un terzo dei precedenti). Del distretto delle Valli e Dolomiti friulane fanno quindi parte 22 comuni, per un totale di 36 mila abitanti.
Nell’ultima seduta dell’assemblea dell’Uti presieduta dal sindaco di Maniago Andrea Carli è stata approvata all’unanimità dagli amministratori la nomina di Gabrielli, alla guida dell’ex distretto da giugno 2014. «Sono stati ridefiniti i confini dei distretti Nord ed Est, che di fatto vanno a sovrapporsi a quelli delle Unioni intercomunali – ha detto Gabrielli –. Per quanto riguarda la composizione, abbiamo due municipi in meno». Al direttore stanno a cuore i progetti sanitari sul territorio: la carne al fuoco è tanta e uno degli obiettivi prioritari è garantire servizi nelle aree montane. Alcuni progetti su quest’ultimo fronte sono già stati avviati, ma molto resta da fare. La tecnologia aiuta: si punta infatti sulla telemedicina.
«Tra i piani che intendiamo realizzare figura il consolidamento della collaborazione con l’ambito sociale: la progettazione dei servizi e delle attività sanitarie sarà comunque coerente con i piani di sviluppo dell’Unione – ha detto Gabrielli –. Vogliamo lavorare sulle aree montane, che nel territorio dell’Uti delle Valli e Dolomiti friulane sono diverse, dalla Valcellina alla Val Tramontina. In queste zone i residenti hanno i maggiori problemi di accessibilità ai servizi sanitari: punteremo quindi sulla telemedicina e sull’individuazione di sedi nelle quali gli abitanti delle vallate potranno recarsi per effettuare alcuni esami e controlli».
Sedi che saranno aperte in determinati giorni del mese e in cui opererà un professionista dell’Azienda sanitaria. «Contiamo di riorganizzare le sedi di erogazione dei servizi del nuovo distretto – ha aggiunto Gabrielli – e di proseguire il lavoro iniziato con la decentralizzazione dello screening mammografico in Valcellina e Val d’Arzino». Un progetto, quest’ultimo, nato due anni fa, quando per la prima volta il camper per la realizzazione degli esami mammografici ha operato in un comune di montagna, ossia a Claut. Le donne residenti a Claut, Cimolais ed Erto e Casso hanno potuto usufruire del servizio.
Sono circa 9 mila gli abitanti dei comuni della montagna dell’ex distretto Nord: Gabrielli ha ribadito che «non possiamo né dimenticarci di loro né pensare che possano viaggiare per chilometri, da 20 a 50, peraltro su strade di montagna per accedere a una prestazione medica specialistica. Compatibilmente con le risorse disponibili e in un’ottica di appropriatezza dobbiamo portare i servizi, per lo meno quelli più essenziali, vicino alla persona e non viceversa. La persona deve essere al centro del sistema».
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