Umarell, la rivincita
Umarell è un termine mutuato dal bolognese ( “ometto, omino”) che è diventato, in questi anni in cui tutto può diventare un fenomeno social, l’eponimo di tutti quegli uomini di una certa età che, mani dietro la schiena, si fermano a osservare i cantieri, spesso impreziosendo la propria presenza anche di copiosi commenti e suggerimenti rivolti ai poveri operai intenti nel loro lavoro.
Ci sono intere pagine sui social dedicati all’Umarell, blog, selfie in cui l’ignaro anziano viene ripreso a sua insaputa e a sua insaputa sbeffeggiato con l’indice che punta verso il suo sguardo concentrato. La cosa che forse sfugge ai più è che in realtà l’Umarell è l’ultimo baluardo rimasto di un gesto ormai caduto in disuso: guardare il mondo.
Già, tutti quelli che li prendono in giro non si rendono conto di appartenere invece a una generazione diversa, quella che il massimo lusso e divertimento che si prende è guardare il mondo da uno schermo o, bene che vada, guardare qualcuno che guarda il mondo: come nel caso dell’Umarell. È il paradosso: lui schernito e oggetto di risatine perché impietrito a fissare operai al lavoro, mentre chi lo schernisce non sospetta nemmeno di essere in realtà un Umarell alla seconda, un Über-Umarell, fermo lì a fissare lui che fissa. E finalmente, con questo oblò sul cantiere del nostro ospedale, attraverso quel buco aperto possiamo vederci nell’atto stesso del vedere: è la rivincita, definitiva, dell’Umarell. –
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