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La crociata dell'Australia contro la sigaretta elettronica

Dopo la stangata sulle bionde (costeranno fino a 30 euro) dal primo luglio solo medici e farmacisti potranno prescrivere ricariche alla nicotina per e-cig, e servirà l'autorizzazione dell’Agenzia del farmaco del paese.

3 minuti di lettura
La vendita dei liquidi per sigarette elettroniche con nicotina è già vietata in Australia, e ormai da qualche anno. Ma dal 1° luglio probabilmente sarà impedita anche l'importazione di questi prodotti.  Mancano infatti pochi passaggi per l’entrata in vigore della norma che farà sì che solo i medici  - e previa autorizzazione della Therapeutic Goods Administration, l’agenzia del farmaco australiana -  potranno prescrivere le ricariche alla nicotina per e-cig.

Un’occasione per riflettere

Una bella botta per i vaper dell’altro emisfero, non c’è dubbio. Ma anche l’occasione per una riflessione tra epidemiologi, psicologi, esperti di salute pubblica sull’efficacia terapeutica della nicotina svapata e comunque sull’opportunità di un provvedimento che per molti (fumatori/vaper) non può che essere considerato punitivo. In Australia in effetti c’è chi ritiene che inalare vapore con quantità variabili di nicotina in assenza di combustione e tabacco (questo riassumendo fanno le e-cig) sia, o almeno possa essere, uno strumento per sostenere chi vuole farla finita con la dipendenza dalle bionde. Chi invece, al contrario, pensa che gli effetti della nicotina svapata siano comunque negativi per la salute, o comunque che le prove oggi disponibili non siano sufficienti per arrivare a una conclusione definitiva sulle ricadute a lungo termine sull’organismo. E quindi ritiene corretto inserire le e-cig alla nicotina in un progetto terapeutico controllato da professionisti.

Un paio di pareri

Per esempio Parivash Eftekhari, ricercatore alla School of Medicine and Public Health dell'Università australiana di Newcastle, ha dichiarato: "Studi epidemiologici dimostrano che le sigarette elettroniche hanno contribuito a ridurre i tassi di fumo (…). Razionalmente, assumere solo nicotina con questi dispositivi può essere meno dannoso che fumare tabacco. Ma studi di fisiologia hanno anche dimostrato che l'utilizzare sigarette elettroniche si associa a un aumento dello stress ossidativo nelle cellule epiteliali di bronchi e polmoni che può provocare infiammazione e citotossicità. Lo stress ossidativo conduce al cancro, a malattie cardiopolmonari e a disturbi neurodegenerativi. Abbiamo anche segnalazioni di ridotta funzionalità polmonare tra gli utilizzatori di sigarette elettroniche. Attualmente ci sono dati su effetti positivi e negativi di questi device, e non ci sono dati sugli effetti a lungo termine, e secondo me – ha chiarito l’esperto - dovrebbe esserne limitato l’utilizzo fino a quando non ci saranno sufficienti informazioni sui danni o sui benefici di questi dispositivi per la salute umana”.
Di avviso opposto è Amanda Baker, psicologa clinica sempre in forza all'Università australiana di Newcastle. "Limitare le e-cig elettroniche solo previa prescrizione medica pur consentendo la vendita diffusa di sigarette non è una buona politica di salute pubblica. Le sigarette elettroniche – ha detto infatti Baker - dovrebbero essere di più facile accesso, soprattutto per i fumatori forti, molti dei quali hanno provato tante volte a smettere. Non tutti i fumatori trovano efficace la NRT (dall’inglese Nicotine Replacement Therapy, terapia sostitutiva nicotinica o terapia antifumo, ndr) e dovrebbe essere disponibile una gamma di opzioni. Temo che non tutti i medici e farmacisti saranno pronti a dispensare liquido alla nicotina in un breve lasso di tempo. Questo provocherà molta ansia tra le persone che cercano di smettere di fumare con le e-cig".

L’esperta Iss

Ora, è chiaro che stiamo parlando di un provvedimento lontano nello spazio e anche nel tempo (da noi non ci sono leggi in arrivo sul vaping alla nicotina), però anche di una norma che può far riflettere. Anche qui, anche noi. “L’Australia è un paese d’eccellenza nella lotta ai prodotti del tabacco e nicotina - dice  Roberta Pacifici, direttore del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità –  un paese dove da 10 anni hanno messo in atto un approccio a 360 gradi contro l’epidemia tabagista. Del posto dove le sigarette costano di più al mondo (da settembre ci vorranno anche 30 euro per un pacchetto), e ricordiamo che per l’Oms l’aumento del prezzo è tra le misure più efficaci di disincentivazione al fumo e di incentivo alla cessazione. In Australia dal 2010 i  pacchetti di sigarette sono anonimi, senza colore e senza richiamo al claim del prodotto. Infine, è un governo che ha investito moltissimo in campagne educative per disincentivare i giovani al fumo, e in pubblicità dei centri che aiutano a smettere, che sono moltissimi”.
In un paese dove le politiche di contenimento alla dipendenza da fumo sono così variegate il nuovo divieto all’uso delle sigaretta elettronica è un tassello di una intera strategia? “Esattamente – riprende Pacifici – la filosofia di questa strategia è: se la sigaretta elettronica serve ad aiutare a smettere di fumare allora va trattata come gli altri prodotti che hanno lo stesso scopo, per esempio i farmaci. Va utilizzata allora all’interno di un percorso di disassuefazione, e deve essere un professionista, un medico o un farmacista, a prendersi carico della dipendenza”. 

Consumatori duali

A proposito, è vero o no che le e-cig aiutano a smettere? “Questo è un altro capitolo della questione - riprende Pacifici – i  dati che oggi abbiamo a disposizione non ci danno certezze in questo senso: non ci sono studi definitivi che portino a questa conclusione”. E sul danno alla salute? “Anche il danno è un discorso aperto: parliamo di prodotti che non sono innocui, e soprattutto i cui effetti a lungo termine non sono chiari perché da troppo poco tempo stanno sul mercato. Gli studi sugli effetti delle e-cig sono complessi da allestire perché la maggior parte dei consumatori sono duali, cioè fumano e-cig e anche sigarette classiche. In Italia l’80% di chi utilizza sigarette elettroniche fuma anche sigarette classiche.
“In ogni caso – tiene a dire l’esperta - non è saggio fare paragoni. La e-cig farà meno male della sigaretta? Forse, ma entrambe sono nocive. Non possiamo accontentarci di prodotti che ‘forse’ fanno meno male. Politiche sanitarie veramente adeguate devono essere mirate a liberare dalla dipendenza dalla nicotina”.