POTREBBE essere in una sigaretta a basso contenuto di nicotina la soluzione per liberarsi dalla dipendenza dal fumo. È la promessa che arriva da una sperimentazione clinica condotta da Stephen Higgins dell’Università del Vermont, in collaborazione con esperti della Brown University e della Johns Hopkins University di Baltimora. I risultati del trial sono stati pubblicati sulla rivista Jama Network Open.
In Italia si stima che fumi ancora una persona su 4: smettere è difficile, specie per i fumatori nelle fasce sociali più svantaggiate (con basso livello di istruzione e socioeconomico). Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un decesso su 5 per malattie cardiache è proprio attribuibile al fumo: se si trovasse un modo semplice per smettere, si avrebbe una riduzione consistente dei costi umani e sanitari. Lo studio clinico ha coinvolto 775 fumatori abituali, appartenenti a un gruppo di individui particolarmente vulnerabili alla dipendenza da nicotina, in quanto colpiti da disturbi dell'umore e da altre forme di dipendenza da sostanze (ad esempio oppiacei, una piaga che affligge gli Stati Uniti), o perché economicamente svantaggiati. Nessuno dei partecipanti stava cercando di perdere il vizio.
Per 12 settimane gli esperti hanno offerto a una parte del campione sigarette a basse dosi di nicotina (0,4 milligrammi di nicotina per grammo di tabacco) e ai restanti sigarette standard con 15,8 milligrammi di nicotina per grammo di tabacco. Le sigarette utilizzate nella sperimentazione del tutto indistinguibili e né i volontari né gli sperimentatori erano al corrente di chi fumava quelle standard e chi quelle con pochissima nicotina. Dopo 12 settimane il gruppo dei fumatori che avevano ricevuto le sigarette con poca nicotina ha visto ridursi del 30% il numero di bionde fumate e anche i parametri standard per misurare il livello di dipendenza risultavano ridotti in modo sensibile.
"Sappiamo che un ridotto numero di sigarette fumate al giorno e la diminuzione dei livelli di dipendenza rappresentano due rilevanti fattori predittivi delle chances di perdere il vizio per una persona che stia tentando di smettere", ha sottolineato Higgins, che ha presentato i risultati alla conferenza sul tabacco organizzata dai National Institutes of Health e Food and Drug Administration, l’organismo che sta lavorando a una nuova regolamentazione per ridurre i livelli di nicotina in tutte le sigarette vendute negli Usa.
"I nostri dati – ha concluso - suggeriscono che ridurre i livelli di nicotina in tutte le sigarette fino a minimizzare l’effetto assuefazione potrebbe funzionare per tutti i fumatori, anche per i più vulnerabili alla dipendenza".
“Questo studio conferma l’importanza dell’azione dell’Food and Drug Administration - commenta Graziano Pinna dell’Università dell’Illinois a Chicago -: si stima che, se la normativa per abbattere i livelli di nicotina nelle sigarette vendute fosse messa in atto da subito, 5 milioni di fumatori in più rispetto allo scenario attuale smetterebbero di fumare entro un anno dalla sua approvazione. E ancora di più negli anni a seguire”.
In Italia fuma una persona su 4
In Italia si stima che fumi ancora una persona su 4: smettere è difficile, specie per i fumatori nelle fasce sociali più svantaggiate (con basso livello di istruzione e socioeconomico). Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un decesso su 5 per malattie cardiache è proprio attribuibile al fumo: se si trovasse un modo semplice per smettere, si avrebbe una riduzione consistente dei costi umani e sanitari. Lo studio clinico ha coinvolto 775 fumatori abituali, appartenenti a un gruppo di individui particolarmente vulnerabili alla dipendenza da nicotina, in quanto colpiti da disturbi dell'umore e da altre forme di dipendenza da sostanze (ad esempio oppiacei, una piaga che affligge gli Stati Uniti), o perché economicamente svantaggiati. Nessuno dei partecipanti stava cercando di perdere il vizio.Per 12 settimane gli esperti hanno offerto a una parte del campione sigarette a basse dosi di nicotina (0,4 milligrammi di nicotina per grammo di tabacco) e ai restanti sigarette standard con 15,8 milligrammi di nicotina per grammo di tabacco. Le sigarette utilizzate nella sperimentazione del tutto indistinguibili e né i volontari né gli sperimentatori erano al corrente di chi fumava quelle standard e chi quelle con pochissima nicotina. Dopo 12 settimane il gruppo dei fumatori che avevano ricevuto le sigarette con poca nicotina ha visto ridursi del 30% il numero di bionde fumate e anche i parametri standard per misurare il livello di dipendenza risultavano ridotti in modo sensibile.
La dipendenza
"Sappiamo che un ridotto numero di sigarette fumate al giorno e la diminuzione dei livelli di dipendenza rappresentano due rilevanti fattori predittivi delle chances di perdere il vizio per una persona che stia tentando di smettere", ha sottolineato Higgins, che ha presentato i risultati alla conferenza sul tabacco organizzata dai National Institutes of Health e Food and Drug Administration, l’organismo che sta lavorando a una nuova regolamentazione per ridurre i livelli di nicotina in tutte le sigarette vendute negli Usa."I nostri dati – ha concluso - suggeriscono che ridurre i livelli di nicotina in tutte le sigarette fino a minimizzare l’effetto assuefazione potrebbe funzionare per tutti i fumatori, anche per i più vulnerabili alla dipendenza".
“Questo studio conferma l’importanza dell’azione dell’Food and Drug Administration - commenta Graziano Pinna dell’Università dell’Illinois a Chicago -: si stima che, se la normativa per abbattere i livelli di nicotina nelle sigarette vendute fosse messa in atto da subito, 5 milioni di fumatori in più rispetto allo scenario attuale smetterebbero di fumare entro un anno dalla sua approvazione. E ancora di più negli anni a seguire”.