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Ecco perché i dispositivi elettronici possono danneggiare anche la nostra pelle

Ecco perché i dispositivi elettronici possono danneggiare anche la nostra pelle
L'eccessiva esposizione ai display di tablet, pc e smartphone, soprattutto se prolungata a causa dello smartworking, nasconde insidie e rischi. I rimedi della dottoressa Norma Cameli, esperta in dermatologia
3 minuti di lettura

In questo periodo di pandemia trascorriamo molto più tempo a casa, soprattutto se costretti a lavorare in smart working. Negli ultimi mesi siamo diventati tutti più attenti e guardinghi verso la possibilità di essere contagiati dai virus, ma forse non lo siamo ancora abbastanza su quelle che sono le potenziali insidie per la salute nascoste all’interno delle mura domestiche.
Ebbene, parlando proprio di lavoro svolto da casa, bisogna dire che l’esposizione all’inquinamento indoor e alle radiazioni provenienti dai dispositivi digitali, Pc, tablet e telefonini, impattano per esempio sull’equilibrio della pelle più di quanto non immaginiamo.
 

La parola all'esperta

“In Italia l’inquinamento indoor è poco considerato – sottolinea la Dottoressa Norma Cameli, Responsabile della Dermatologia Correttiva dell’Istituto Dermatologico San Gallicano IRCCS di Roma, esperta impegnata insieme con altri specialisti nel  94esimo Congresso nazionale SIDeMaST – Studi francesi dimostrano che addirittura può essere 5-10 volte più intenso di quello outdoor. In casa abbiamo fenomeni di combustione per la cottura degli alimenti, riscaldamento ed aria condizionata con tutte le problematiche relative al cambio di ventilazione. E i materiali d’arredo, le vernici e le colle che possono emettere sostanze inquinanti, disinfettanti e detersivi che, se usati in modo errato, possono avere un significativo impatto sull’aria e quindi sulla nostra pelle". 
Vediamo allora che cosa ci spiega nel dettaglio e quali rimedi consiglia la dottoressa Cameli.
 

Tutte le risposte ai nostri dubbi

1) Quali sono i maggiori pericoli per la nostra pelle nell’utilizzo dei dispositivi elettronici?
"I dispositivi elettronici emettono quella che viene definita “luce blu”, che rappresenta la parte ad altra energia dello spettro della luce visibile ed ha una lunghezza d’onda compresa tra 380 e 500nm; questo tipo di luce può risultare dannosa poiché altera il normale ciclo circadiano e determina un aumento a livello cutaneo dello stress ossidativo, ovvero un incremento del tasso dei radicali liberi che provoca un danneggiamento del collagene e dell’elastina nel derma. Inoltre, è stata ipotizzata una correlazione tra luce blu e iperpigmentazione cutanea, ma sono necessari ulteriori studi a lungo termine che confermino tale ipotesi. Il risultato dell’eccessiva esposizione alla luce blu, dovuta all’utilizzo sconsiderato di dispositivi digitali, consiste nell’accelerazione dei processi di invecchiamento cutaneo e quindi nella precoce comparsa di inestetismi quali, rughe e iperpigmentazione".
 
2) Come proteggersi, quali accorgimenti per chi è costretto a usare questi mezzi a causa dello smartworking?
"E’ importante proteggere la pelle mediante l’utilizzo di prodotti specifici che contengano filtri sia per la luce solare che per la luce blu e che esercitino una marcata azione antiossidante. E’ importante anche la protezione degli occhi tramite l’utilizzo di occhiali con filtri anti luce blu, scongiurando così il rischio di degenerazione maculare".
 
 3) Le pelli più a rischio? Chiare, olivastre, secche, grasse?
"A differenza della luce solare che causa segni visibili immediati, come l’eritema, maggiormente nei fototipi chiari, per la luce blu non sembra esserci una tipologia di pelle maggiormente predisposta a subirne i danni e che quindi possa essere definita più a rischio".

4) Che cosa non fare mai quando si usano tablet, smartphone o pc?
"Evitare l’esposizione a tali dispositivi nelle ore notturne perché il nostro organismo può percepire che sia ancora giorno, alterando il rilascio della melatonina “l’ormone del sonno”, desincronizzando il normale ritmo circadiano e riducendo così la qualità del sonno". 

5) Lavarsi spesso le mani per evitare i contagi. E il viso?
"Si consiglia la detersione del viso mattina e sera, con un detergente delicato che non alteri il film idrolipidico, componente fondamentale della barriera cutanea che ci protegge dagli agenti esterni. Dopo la detersione, l’applicazione di un crema idratante specifica per la propria tipologia cutanea, può essere d’aiuto a contrastare la comparsa di secchezza favorita dai lavaggi frequenti".
 
6) Quali prodotti sono più indicati per l’igiene quotidiana?
"L’igiene quotidiana, come è ormai noto, è fondamentale per contrastare il contagio da Covid-19. E’ necessario lavarsi le mani con acqua e comune sapone, e ove non sia possibile, ricorrere all’utilizzo di soluzioni disinfettati idroalcoliche (controllare l'etichetta per almeno il 60% di etanolo o il 70% di alcol isopropanolo). Esistono inoltre detergenti che contengono limitate quantità di sostanze antibatteriche, come il triclosan, ma di cui si sconsiglia l’utilizzo frequente per il rischio di sviluppare resistenze batteriche. Si sottolinea però l’importanza di evitare i lavaggi molto frequenti che alterano la normale flora batteria cutanea che costituisce una protezione nei confronti degli agenti infettivi". 

7) Esistono prodotti che possano proteggerci?
"Le frequenti detersioni, soprattutto se con acqua molto calda e l’utilizzo eccessivo di disinfettanti a contenuto alcolico predispone all’insorgenza di manifestazioni eczematose. Si consiglia di asciugare la pelle evitando lo sfregamento eccessivo e applicare una crema idratante in quantità, per ripristinare la barriera lipidica; a tal fine è importante che i prodotti contengano oli minerali, ceramidi e/o glicerina, affinché l’azione nutriente sia massima".
 
8) Aria e sole sono nostri alleati?
"Studi hanno dimostrato che nei droplet (goccioline) contenenti Sars-CoV-2 la carica virale è stata inattivata al 99,9% da una piccola quantità di raggi UvC, i quali però non arrivano sulla terra in quanto bloccati dall’atmosfera. Ricercatori italiani hanno pertanto dimostrato che anche gli UvA e gli UvB hanno azioni simili agli UvC. Infine, è fondamentale sottolineare un buon ricambio d’aria di tutti gli ambienti chiusi per ridurre il rischio di contagio".