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Sempre più bimbi al cellulare, ci vorrebbe il patentino

Sempre più bimbi al cellulare, ci vorrebbe il patentino
Il 7 febbraio si celebra il Safer Internet day, giornata per sensibilizzare giovani e famiglie ad un uso più consapevole e responsabile del digitale. Ora anche gli under 12 aprono profili social
2 minuti di lettura

Da 2004, con cadenza annuale  (quest'anno il 7 febbraio) in tutto il mondo si celebra il Safer Internet day. Una giornata per sensibilizzare la popolazione, specie le famiglie e le nuove generazioni, a un uso più consapevole e responsabile del digitale. Ci troviamo infatti in un’epoca in cui il numero dei connessi o, meglio iper-connessi, è in costante aumento, specie tra i giovanissimi che si trovano sempre più facilmente tra le mani un tablet o uno smartphone, con tutti pericoli che questo può comportare.

La pandemia poi ha prodotto una ulteriore accelerazione della digitalizzazione, con un vero e proprio boom di utilizzo di Internet, smartphone e social media a tutte le età. E così è sempre più facile trovare un bambino piccolo sul passeggino con in mano il cellulare di mamma e papà mentre 'smanetta' su youtube o gioca con una app interattiva. Secondo una recente indagine, 1 famiglia su 4 con bambini nella fascia 0-2 anni e 1 su 5 con bambini nella fascia 3-5 anni, ricorre alle ninne nanne riprodotte dagli assistenti vocali per far addormentare i figli. Per non parlare dei momenti di svago o gioco: il 35% dei genitori di bambini tra 0 e 2 anni affida ai device il compito di leggere le fiabe ai figli, percentuale che arriva all’80% nella fascia 3-5 anni.

Profili social anche per gli under 12

Non solo. I profili social, anche più di uno, diventano sempre più diffusi tra i giovanissimi, pure minori di 12 anni. In barba all’età minima prevista dal regolamento europeo e dal Codice della Privacy italiano. Nel maggior numero dei casi ciò che manca è una vera e propria educazione al digitale. Le insidie della cosiddetta realtà virtuale e l’uso non sempre consapevole che ne fanno gli utenti sono ormai sotto gli occhi di tutti.

Non a caso recentemente le scuole pubbliche di Seattle hanno intentato una nuova mega causa contro i giganti della tecnologia proprietari di TikTok, Instagram, Facebook, YouTube e Snapchat, incolpandoli di essere responsabili dei danni alla salute mentale di milioni di ragazzi. L’accusa, che si legge nel documento presentato in tribunale, sarebbe quella di causare ansia, depressione, disturbi alimentari e cyberbullismo tra i giovanissimi iperconnessi. Le evidenze in letteratura d'altronde non mancano, e toccano svariati aspetti della vita dei giovani: dalle interazioni sociali e interpersonali al benessere psicosociale, all’autostima. Non educati, guidati o monitorati nella realtà digitale e in particolare nel mondo dei social media, i ragazzi risultano più vulnerabili, con rischio di comportamenti dannosi, come esposizione ad alcol o sostanze stupefacenti, cyberbullismo e violenza in genere.

L'analisi sui rischi per gli adolescenti

Una recente analisi della letteratura scientifica dal 2004 al 2022 pubblicata sulla rivista International Journal of Environmental Research and Public Health, esamina uno ad uno i rischi per gli adolescenti. L’elenco è lungo, anzi lunghissimo: depressione, disturbi alimentari, cefalea, disturbi visivi, disturbi posturali, cyberbullismo, problemi psicologici, disturbi del sonno, dipendenza, ansia, problemi legati alla sfera sessuale, problemi comportamentali, distorsione della percezione del proprio corpo, ridotta attività fisica, carie dentali e grooming online.

In tutto ciò il ruolo delle famiglie è fondamentale, specie in termini di sicurezza: è importante insegnare ai giovani come difendere la propria privacy, proteggendo, ad esempio, il proprio account e non pubblicando foto o video personali. Così, in alcune realtà, si è già pensato ad introdurre il 'patentino per lo smartphone'. Si studia nelle ore di Educazione civica, in base alle indicazioni ministeriali sulla Cittadinanza digitale, e con tanto di verifica finale. Anche per insegnanti e famiglie è previsto un mini corso di formazione ed educazione. La risposta dei ragazzi? Entusiasta, perché gli argomenti che studiano, dalla privacy al cyberbullismo, dall’uso dei social alla gestione delle fake news, li riguardano da vicino e li aiutano a prendere coscienza del fatto che la tecnologia può essere social, ma non è sempre socializzante.