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Covid, la scoperta: silicio, oro, rame ed elettricità intrappolano il virus

Covid, la scoperta: silicio, oro, rame ed elettricità intrappolano il virus
Uno studio australiano ha analizzato l'impatto delle Proteine Spike sulle superfici con risultati sorprendenti. Il prossimo passo? Utilizzare i materiali anti-Covid nei filtri dell'aria e l'elettricità per tamponi istantanei 
3 minuti di lettura

Proteine Spike intrappolate, come in una rete a maglie strettissime, sulle superfici di silicio, oro e rame. La scoperta è di quelle che possono cambiare veramente la prospettiva nella lotta ai coronavirus, SARS-CoV-2 prima di tutto. È il risultato di uno studio australiano della Curtin University, pubblicato sulla rivista Chemical Science e nasce da una constatazione: nel 2019, l'emergere di un nuovo coronavirus, la sindrome respiratoria acuta grave, SARS-CoV-2 appunto, con la successiva pandemia di infezioni da Covid, ha evidenziato la necessità di trovare modi per ridurne la trasmissione. "Gli individui acquisiscono l'infezione da coronavirus principalmente attraverso il contatto diretto con i positivi tramite aerosol - spiegano gli autori - . Ma si discute anche sul fatto che i coronavirus possano essere trasmessi toccando le superfici su cui una persona infetta ha tossito o starnutito".

Quanto vive il virus sulle superfici?

Nel 2020, è stato accertato che il SARS-CoV-2 vive nelle goccioline di aerosol più o meno a lungo a seconda delle diverse superfici: mentre su plastica, cartone e acciaio inossidabile rimane per tre giorni, sul rame staziona per tre ore. E questo ha fatto scattare lo stimolo ad approfondire. Ma, sebbene lo studio abbia evidenziato l'effetto delle superfici sulla durata della vita delle particelle virali, rimane sconosciuta la ragione della sua bassa vitalità sul rame rispetto al resto.

Proteine in trappola

Partiamo dal risultato: la nuova ricerca di Curtin ha scoperto che le proteine spike di SARS-CoV-2 rimangono intrappolate quando entrano in contatto con silicio, oro e rame e che i campi elettrici possono essere utilizzati per distruggerle, con tutta probabilità uccidendo il virus.
Il ricercatore capo, il dottor Nadim Darwish, della School of Molecular and Life Sciences della Curtin University, ha confermato: "Lo studio ha scoperto che le proteine spike dei coronavirus si attaccavano e a determinati tipi di superfici. Va detto che i coronavirus hanno proteine spike alla loro periferia che consentono di penetrare nelle cellule ospiti e causare infezioni. Abbiamo scoperto che queste proteine si attaccano alla superficie di silicio, oro e rame attraverso una reazione che forma un forte legame chimico".

Un'occhiata alle strutture delle proteine

Entrando nel merito, le strutture delle proteine spike (S1 e S2) della maggior parte dei coronavirus, incluso SARS-CoV-2, hanno rivelato possedere più legami disolfuro (S-S). Ad esempio, le proteine spike (S1 e S2) di SARS-CoV-2 contengono 14 legami S-S in regioni ben definite, con 10 ponti S-S nella subunità S1.
Inoltre, la proteina spike S1 del SARS-CoV-2 è composta da tre domini: il dominio di legame del recettore (RBD) che contiene 4 ponti S - S, a cui si aggiunge l'N-terminale (NTD), con 3 ponti S - S e il dominio S1/ Sito di scissione S2, sempre con 3 posti. "Questi abbondanti ponti S-S - sottolineano i ricercatori - indicano il loro importante ruolo strutturale nella formazione e stabilizzazione della corretta architettura dei picchi, ed è probabile che siano presenti in futuri tipi di coronavirus e nelle loro varianti".

I materiali che catturano il Covid

Tornando ai materiali che possono catturare i Coronavirus, Covid compreso, Darwis evidenzia: "Riteniamo che possano essere utilizzati proprio per questo, visto che sono impiegati nei filtri dell'aria, come rivestimento per panche, tavoli e pareti o nel tessuto di salviette e maschere per il viso. Catturando i coronavirus in questi modi, impediremmo loro di raggiungere e infettare più persone".
Il coautore del dottorato Essam Dief, anch'egli della School of Molecular and Life Sciences della Curtin University, ha affermato che lo studio ha anche scoperto che il coronavirus potrebbe essere rilevato e distrutto utilizzando impulsi elettrici.

L'utilizzo della corrente elettrica

"Abbiamo scoperto che la corrente elettrica può passare attraverso la proteina spike, quindi quest'ultima può essere rilevata elettricamente - afferma Dief - . Una scoperta che in futuro potrebbe essere tradotta in applicazione della soluzione a un tampone orale o nasale e testata in un minuscolo dispositivo elettronico in grado di rilevare elettricamente le proteine del virus. Ciò fornirebbe test Covid istantanei, più sensibili e accurati". Il ricercatore aggiunge: "Ancora più interessante, in seguito all'applicazione di impulsi elettrici, è stata la scoperta che la struttura della proteina spike è cambiata, e in relazione a una certa intensità degli impulsi, viene distrutta. Ne consegue che i campi elettrici possono potenzialmente disattivare i coronavirus".

Rame o silicio nei filtri dell'aria

In conclusione, osservano gli autori dello studio, "incorporando materiali come rame o silicio nei filtri dell'aria, possiamo potenzialmente catturare e di conseguenza fermare la diffusione del virus". Altrettanto importante, aggiungono, "incorporando i campi elettrici, sempre nei filtri in questione, ci aspettiamo che pure disattivino il virus". E concludono: "Lo studio è entusiasmante, sia perché consente una migliore comprensione dei coronavirus, sia da una prospettiva applicata nell'aiutare a sviluppare strumenti per combattere la trasmissione dei coronavirus attuali e futuri".