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Flexitariana: rischi (pochi) e benefici della dieta

Sana e sostenibile: un modello alimentare con proteine in prevalenza vegetali, da legumi, frutta secca e semi. Ma che non bandisce la carne, da mangiare raramente e in piccole porzioni. In Europa la percentuale di chi la segue è quasi al 23 per cento. Che cos'è la transizione proteica
3 minuti di lettura

Io sono flexitariana, e tu? La nuova arrivata nei regimi alimentari ha un nome che tiene dentro due parole: flessibilità e dieta vegetariana e si traduce dunque in un regime vegetariano flessibile. Flessibile perché riduce le proteine animali sia in frequenza che in porzioni, ma non le elimina del tutto. A favore ovviamente di quelle vegetali, legumi principalmente, semi, frutta in guscio. Per una migliore salute umana e anche del pianeta, considerata la maggiore sostenibilità e impatto ambientale dei vegetali e dei legumi in particolare - che costituiscono la principale fonte di proteine vegetali - rispetto agli allevamenti.

Ma l'idea di un regime flexitariano, che si basa essenzialmente su cereali integrali, frutta, verdura, legumi e solo ogni tanto piccole porzioni di carne e prodotti animali, rientra in una tendenza più ampia, quella che si chiama transizione proteica, alla quale è stato anche dedicato un volume di approfondimento dedicato da parte di esperti in nutrizione, edito da Istituto Danone. Che vuol dire transizione proteica? In poche parole vuol dire abbandonare un regime alimentare che dà ancora troppo spazio a proteine animali per virare su scelte alimentari diverse che privilegiano invece quelle vegetali, che hanno un minore impatto ambientale-  e con il riscaldamento globale la cosa ha un'importanza non di poco conto - possono nutrire più persone al mondo e inoltre hanno un ruolo positivo sulla salute.

Elisabetta Bernardi, nutrizionista dell'università di Bari, ha curato il capitolo dedicato proprio alla dieta flexitariana. "Questa dieta - comincia - ha molto in comune con quella mediterranea ma non ha regole fisse o quantità raccomandate di nutrienti. Suggerisce di mangiare soprattutto frutta e verdura, cereali integrali e legumi, introducendo ogni tanto carne e prodotti animali, limitando dolci e zuccheri aggiunti, privilegiando alimenti poco elaborati". Un regime alimentario molto vario, cosa che facilita il poterlo mantenere a lungo e addirittura per sempre.

Anche se è presto per dare dei risultati, i primi dati scientifici sulla dieta flexitariana rivelano effetti positivi sul peso, un ridotto apporto di grassi saturi e colesterolo, effetti benefici sul microbiota. E anche se non ci sono dati specifici sul suo ruolo sulla salute è intuibile come non si possano discostare molto da quelli che riguardano la vegetariana che, comprendendo fibra e grassi sani, ha benefici sulla salute del cuore, può aiutare a gestire il diabete ed è associata a un minor rischio di cancro.

Una dieta mediterranea più restrittiva

"In fondo la flexitariana potrebbe essere considerata una dieta mediterranea più restrittiva sulle carni - continua Bernardi - ma il senso è di proporre una dieta pro-vegetali non anti-carne e infatti uno studio finlandese dello scorso anno individua nella dieta Plant-based flexitariana un apporto proteico di origine animale del 30%. La fonte principale di proteine è quindi rappresentata da alimenti a base vegetale, legumi, frutta in guscio, semi, ma anche da uova, pesce e latticini e in quantità minori dalla carne. Inoltre la dieta flexitariana incoraggia a limitare l'assunzione di sale, zuccheri aggiunti e grassi saturi. Potrebbe esserci però una carenza di zinco e ferro, legati entrambi alla carne, soprattutto rossa".

In ogni caso la dieta flexitariana, almeno degli intenti degli specialisti in nutrizione, si candida ad essere non un modello alimentare qualunque ma il modello alimentare a cui tendere. Per il bene nostro, degli animali e del pianeta. E non è un caso infatti che chi ha deciso di sposarla è in continuo aumento.

La tendenza europea

E la tendenza va di pari passo alla riduzione del consumo di carne. Uno studio sui consumatori europei condotto da una catena di supermercati tedesca ha registrato come quasi un quarto della popolazione dello studio stesse riducendo il consumo di carne. E un'altra ricerca in Austria, Germania, Danimarca, Svizzera, Belgio, Francia e Portogallo ha sottolineato come i flexitariani siano in aumento rapido ovunque e oggi rappresentano circa il 22,9 per cento delgi europei, con punte del 31,8 e del 30% in Austria e Germania che sono anche Paesi dove la tradizione gastronomica dà spazi rilevanti alla carne.

"I modelli dietetici - conclude Bernardi - sono oggi la base delle raccomandazioni e delle politiche di salute pubblica, e un modello semi-vegetariano come il flexitariano mostrerebbe i vantaggi di un modello vegetariano meno estremo, con prove più evidenti per la perdita di peso e la salute metabolica, in particolare per la riduzione di rischio di diabete di tipo 2 e di ipertensione". Il modello flexitariano rischia di mandare in pensione la dieta mediterranea? "No, no, assolutamente - risponde Bernardi - resta sempre la migliore in assoluto perché sostenibile, salutare, economica e di facile accessibilità. E soprattutto perché è una vera e propria dieta, mentre quello flexitariano è solo un modello alimentare. Poiché però c'è una forte tendenza, anche etica, a ridurre il consumo di carne allora questo modello può essere un'ottima alternativa".