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Specializzazioni mediche, mancano anatomo-patologi: -25% in 5 anni

(Crediti: Trust "Tru" Katsande via Unsplash)
(Crediti: Trust "Tru" Katsande via Unsplash) 
La metà dei posti di specializzazione universitaria rimane vacante. La Presidente Anna Sapino: "Dobbiamo invertire la tendenza per garantire una figura indispensabile nell'individuare terapie sempre più personalizzate"
3 minuti di lettura

Senza il suo intervento, le diagnosi su cellule e tessuti non sarebbero possibili, così come la diagnostica molecolare per individuare le terapie 'su misura' per chi ha un tumore. Parliamo dell'anatomo-patologo, figura sempre più al centro di percorsi diagnostico-terapeutici di malattie gravi e diffuse, che però è carente.

In cinque anni, infatti, il numero di questi professionisti in Italia è calato di oltre il 25%, passando da 1.500 a 1.100 specialisti. E le prospettive per il futuro non sono rosee. Anche nelle università, infatti, la metà dei posti di specializzazione è rimasta vacante. Una crisi che rientra in quella più generale della medicina italiana, ma che pare colpire pesantemente alcune branche specialistiche.

L'allarme viene lanciato oggi in occasione della prima giornata del 9° Congresso Triennale della SIAPeC-IAP (Società Italiana di Anatomia Patologica e Citopatologia Diagnostica) che vede riuniti nei prossimi quattro giorni a Padova oltre 600 specialisti da tutta Italia.

Cosa fa l'anatomo-patologo?

Nella maggior parte dei casi, si pensa all'anatomo-patalogo come al classico medico chiuso in uno stanzino che dedica tutto il suo tempo ad effettuare autopsie. In realtà, il suo è un ruolo molto più importante: un punto d'incontro tra il medico specialista e il paziente.

"Se vengono fatte delle biopsie durante una gastroscopia per una sospetta gastrite, è l'anatomo-patologo che su un vetrino istologico conferma o meno il sospetto diagnostico del gastroenterologo - spiega Anna Sapino, Presidente SIAPeC-IAP - Quando c'è una lesione pigmentata sulla cute è sempre l'anatomo-patologo che deve dire al dermatologo se si tratta di una lesione benigna, per esempio un neo, oppure maligna come il melanoma. Nel caso di trapianti renali o di cuore è ancora l'anatomo-patologo che valuta l'idoneità dell'organo e successivamente monitora sulle biopsie l'eventuale patologia da rigetto. E anche negli screening per i tumori della mammella e del colon, interveniamo facendo la diagnosi sui prelievi da agoaspirato o da biopsia sulle lesioni identificate come sospette".

Non solo: senza la sua diagnosi non sarebbe possibile identificare le cure più efficaci per ciascun paziente. "Esiste una "crisi di vocazione" della nostra disciplina a cui è urgente dare risposte efficaci - sottolinea Angelo Paolo Dei Tos, Presidente del Comitato Organizzatore del Congresso di Padova - Bisogna lavorare sulla formazione dei medici, facendo chiarezza su quali siano i compiti di questo specialista e sulla centralità del suo ruolo, e rivedere in parte anche l'insegnamento".

Un ruolo cruciale per la medicina di precisione

L'anatomia patologica rappresenta ormai la pietra angolare di qualunque percorso diagnostico-terapeutico. "Il caso più evidente di questa evoluzione - continua ancora Sapino - è senza dubbio l'oncologia, dove il patologo da molti anni è presente e parte attiva dei team multidisciplinari. Possiamo garantire una migliore pianificazione e selezione terapeutica, perché la diagnostica molecolare applicata all'anatomia patologica rappresenta il cardine per la realizzazione della medicina di precisione. Quest'ultima è ormai una realtà nel contrastare diverse forme di tumore, e vede il passaggio verso la personalizzazione dei trattamenti in base alle caratteristiche biologiche e molecolari della singola neoplasia".

Verso un'anatomo-patologia sempre più digitale

L'intelligenza artificiale e il ricorso alla cosiddetta patologia digitale sono due chiari esempi dei passi che la disciplina sta facendo verso la personalizzazione dei percorsi terapeutici. Quest'anno, infatti, SIAPeC-IAP ha attivato una stretta collaborazione con il Ministero della Salute per definire dataset di diagnosi uniformi su tutto il territorio nazionale da inserire nel Fascicolo Sanitario Elettronico. Ciò implica un passaggio fondamentale verso la digitalizzazione delle strutture di anatomia patologica in modo omogeneo.

"Sarà possibile postare le diagnosi di anatomia patologica direttamente sul Fascicolo Sanitario Elettronico del paziente - spiega Filippo Fraggetta, Presidente Eletto SIAPeC-IAP - Oggi i laboratori di anatomia patologica completamente digitali in Italia si contano sulle dita di una mano. Entro un anno però auspichiamo che almeno il 20% di queste strutture sanitarie possa diventare completamente digitale. Ciò significa che avremo un flusso di dati totalmente tracciato e 'vetrini virtuali', ovvero vetrini fisici trasformati in file da osservare sul monitor".

Occorre inoltre che la digitalizzazione dei laboratori sia pianificata e per farlo è disponibile un apposito documento della ESDIP (European Society for Digital and Integrative Pathology) che descrive in che modo le anatomie patologiche debbano organizzare il flusso digitale dei dati e quali siano le sicurezze da garantire al paziente, anche in termini di privacy. Inoltre, un anno fa SIAPEC-IAP, insieme all'Istituto Superiore di Sanità, ha prodotto un documento per stabilire i requisiti minimi standard che deve avere un laboratorio digitale.

Servono risorse, anche umane

Se però da un lato le tecnologie digitali presentano grandi potenzialità, dall'altro non sono l'unica soluzione alle criticità emergenti. "Riscontriamo forti discrepanze nei vari territori legate a carenze di risorse umane e tecnologiche che devono essere colmate - conclude Dei Tos - Inoltre, anche lo sfruttamento della digitalizzazione dell'anatomia patologica richiederà risorse umane, necessarie a garantire il funzionamento delle reti". Insomma, la carenza di personale rischia di essere un problema sempre più drammatico.