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Diabete, i nuovi farmaci danno vantaggi clinici ed economici

(Crediti: Günther da Pixabay)
(Crediti: Günther da Pixabay) 
Rispetto alle terapie tradizionali, i farmaci antidiabetici innovativi, oltre diminuire il rischio di problemi cardiovascolari, potrebbero garantire un risparmio di un miliardo di euro all’anno per il Sistema sanitario nazionale
3 minuti di lettura

Diabete, quanto ci costi? Solo in Italia parliamo di oltre 3,7 milioni di persone che convivono con questa malattia cronica, che porta con sé un aumentato rischio di problemi cardiovascolari, renali e alla retina, oltre ad altre complicanze. Per una stima di 20 miliardi di euro all'anno per la gestione complessiva della patologia. Le nuove terapie per la forma più diffusa, il diabete di tipo 2, però, possono portare benefici sia dal punto di vista clinico che economico: riducono in modo significativo il rischio di morte e di eventi cardiovascolari e presentano un profilo di costo-efficacia più favorevole. A dirlo è lo studio italiano EFFICIENT (Effectiveness and cost-effectiveness profiles of healthcare pathways in type 2 diabetes mellitus: a real-life investigation through Italy), che ha stimato l'impatto dei diversi tipi di trattamento attraverso l'analisi degli esiti clinici ed economici su oltre 40mila pazienti in Sicilia e in Lombardia.

Cos'è il diabete mellito

Il diabete è una delle malattie croniche più diffuse nei Paesi Occidentali. In Italia ne soffrono oltre 3,7 milioni di persone, la maggior parte delle quali affetta dalla forma 2 - il cosiddetto diabete mellito. "Si tratta di una patologia significativamente associata alle malattie cardiovascolari e che rappresenta un fattore di rischio importante per lo scompenso cardiaco", spiega Agostino Consoli, Past President della Società Italiana di Diabetologia. "Si calcola, poi, che circa il 40% dei malati sia colpito da malattia renale cronica ed esistono altre possibili complicanze, tra cui la retinopatia".

La maggioranza dei pazienti riceve metformina come terapia iniziale, seguita dall'aggiunta di singoli farmaci orali qualora non si sia raggiunto un adeguato controllo glicemico. Tra le terapie utilizzate in seconda linea stanno diventando sempre più importanti alcuni agenti antidiabetici innovativi (come gli agonisti del recettore del GLP-1, gli inibitori del DPP-4 ed inibitori del trasportatore SGLT-2), capaci - riferisce Riccardo Candido, Responsabile del Centro Diabetologico dell'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina di Trieste - non solo di controllare il livello glicemico, ma anche di ridurre le complicanze cardiovascolari e renali.

Lo studio

Il diabete, dunque, è una malattia con un forte impatto sia sul singolo paziente sia sulla collettività: la sua corretta presa in carico richiede complessi interventi per il controllo glicemico, la prevenzione del rischio cardiovascolare e la gestione delle complicanze, che incidono anche sui costi sanitari.

"Uno studio recente del EEHTA-Ceis dell'Università di Roma Tor Vergata ha stimato che nel nostro Paese i costi diretti per il diabete siano intorno agli 9 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti i costi sociosanitari per gli effetti indiretti", precisa Francesco Saverio Mennini, presidente della Sihta - Società italiana di Health technology assessment. "In totale sono oltre 20 miliardi di euro all'anno il costo della gestione complessiva della patologia".

I nuovi agenti antidiabete, però, nonostante siano più costosi rispetto alle terapie tradizionali, possono rappresentare una risorsa per il paziente e l'intera collettività, riducendo l'impatto delle comorbidità e della stessa patologia, e portando il sistema sanitario nazionale a risparmiare.

Per verificarlo, "abbiamo avviato lo studio EFFICIENT", spiega Giovanni Corrao, responsabile scientifico dello studio e direttore del Centro Interuniversitario Healthcare Research and Pharmacoepidemiology. "Volevamo valutare l'impatto nel lungo periodo nell'uso dei nuovi farmaci in seconda linea rispetto alle terapie tradizionali sia sul rischio di complicanze cliniche associate alla condizione diabetica, che sulla spesa sostenuta dal sistema sanitario per la cura e l'assistenza dei pazienti presi in carico per diabete".

"Lo studio EFFICIENT è stato condotto in due importanti realtà nazionali, una al Nord (Lombardia) e una al Sud (Sicilia)", precisa Matteo Franchi, dell'Università Bicocca di Milano e Responsabile dell'analisi dei dati. "La popolazione di riferimento ammonta a oltre 15 milioni di italiani pari a quasi un quarto di tutti gli abitanti della Penisola. I risultati emersi sono estremamente interessanti e dimostrano chiaramente che, rispetto alle terapie tradizionali a base di sulfanilurea e/o glinidi, l'uso dei farmaci innovativi comporta un vantaggio per i pazienti riducendone il rischio di decesso e ospedalizzazione per eventi cardiovascolari maggiori compreso tra il 25% e il 37%".

Franchi aggiunge inoltre che il maggior costo dei farmaci innovativi risulta compensato dalla riduzione della spesa per ospedalizzazione, comportando in tal modo una riduzione totale dei costi sostenuti dal servizio sanitario. In sintesi, dallo studio emerge che l'uso in seconda linea di questi farmaci innovativi comporta vantaggi sia per i pazienti che per il servizio sanitario, che può risparmiare fino a un miliardo di euro all'anno.

"Anche in Friuli Venezia Giulia abbiamo già avviato indagini simili sulla popolazione diabetica e ci hanno fornito chiare indicazioni sui benefici clinici raggiunti e sul positivo impatto economico delle nuove terapie del diabete", sottolinea Stefano Palcic, responsabile della Farmaceutica convenzionata e per conto dell'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina. Le evidenze generate mostrano come una corretta analisi dei dati può contribuire a supportare e orientare le decisioni di politica sanitaria sia a livello locale che nazionale e fornire informazioni utili sui medicinali nell'interesse della salute dei pazienti che li assumono.

Il ruolo del medico di famiglia

"L'incidenza del diabete risulta in costante crescita in Italia e di conseguenza anche tutte le problematiche collegate alla patologia", conclude Gerardo Medea, Responsabile Nazionale Area Metabolica della SIMG-Società Italiana Medicina Generale. "Circa un terzo dei pazienti attualmente viene seguito solo dal medico di medicina generale. Questo nostro ruolo è stato in parte rafforzato dalla pandemia che ha reso più difficile l'accesso alle strutture sanitarie ospedaliere. Dopo un'importante decisione dell'Agenzia del Farmaco da quasi un anno anche il medico di famiglia può prescrivere farmaci innovativi come gli inibitori del SGLT-2, gli agonisti recettoriali del GLP-1 e gli inibitori del DPP-4. Siamo assolutamente convinti che la medicina del territorio e le cure primarie abbiamo le competenze per farsi sempre più carico della gestione di malati diabetici".