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Malattia renale cronica: dal rischio per i nati prematuri ai farmaci nefrotossici

Foto di julien Tromeur su Unsplash
Foto di julien Tromeur su Unsplash 
Presentato l’aggiornamento del documento di indirizzo su questa patologia, che colpisce un italiano su dieci. Tra i fattori di rischio ci sono diabete, ipertensione, basso peso alla nascita e abuso di alcuni farmaci, tra cui antibiotici e gastroprotettori
2 minuti di lettura

Una persona su dieci ne soffre, e molto probabilmente neanche lo sa. Perché la malattia renale cronica è insidiosa: per lungo tempo resta silente, asintomatica, e diventa visibile solo negli stadi avanzati. E le conseguenze sono una diagnosi tardiva e terapie meno efficaci, nonché un aumento considerevole dei costi a carico del Servizio sanitario nazionale. È anche per queste ragioni che la Società italiana di nefrologia (Sin), su iniziativa del senatore Ignazio Zullo e insieme al Ministero della Salute, la Federazione delle società medico-scientifiche italiane (Fism), la Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg) e l’Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto (Aned) ha proposto un evento di aggiornamento del documento di indirizzo della malattia renale cronica (quello precedente risale ormai al 2014) con l’obiettivo di scattare una fotografia allo stato dell’arte dell’attuazione dei Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (Pdta).

Diabete e ipertensione tra i maggiori fattori di rischio

La malattia renale cronica, le cui cause principali sono il diabete e l’ipertensione arteriosa, consiste in una lenta e progressiva riduzione della funzionalità renale, che nel corso di mesi o anni perdono la loro capacità di filtrare le scorie del sangue: nelle persone che ne soffrono, l’acidità del sangue aumenta e insorgono anemia, danno nervoso, deterioramento del tessuto osseo e aumento del rischio di aterosclerosi. La malattia renale cronica si diagnostica tramite esami del sangue e delle urine, ecografia e (a volte) biopsia; il suo trattamento, che mira a rallentare il declino della funzionalità renale, è sia farmacologico e chirurgico (trapianto di reni) che mediante dialisi.   

Come anticipato, la malattia renale cronica è pesante sia per chi ne soffre che per la collettività: nella fase terminale, in particolar modo, i trattamenti hanno un impatto importante sulla qualità della vita dei cittadini, richiedono un’organizzazione complessa e comportano ingenti costi sanitari. Come agire, dunque? Secondo gli esperti, che hanno anticipato alcuni dei contenuti dell’aggiornamento del libro di indirizzo che sarà pubblicato prossimamente, la strada è quella della prevenzione, della diagnosi precoce e dell’individuazione dei soggetti più a rischio: “La malattia renale cronica - ha commentato Stefano Bianchi, presidente della Sin - assorbe oltre il 3% dell’intero finanziamento del nostro Sistema sanitario nazionale. Risulta pertanto evidente la necessità di un forte impegno collettivo nella prevenzione e nella diagnosi precoce della malattia renale cronica, che va ricercata attivamente, con esami semplici e poco costosi, a partire dalle popolazioni più a rischio come diabetici, ipertesi, cardiopatici, obesi”.

Attenzione al peso alla nascita

E per la prevenzione, effettivamente, si può fare tanto. Molto prima di quello che si pensi, addirittura prima della nascita: “Ci sono ormai molti studi - ha spiegato Antonio Santoro, direttore scientifico dell’Aned - che mostrano che un basso peso alla nascita, così come un’età gestazionale prematura, incidono pesantemente sul rischio di soffrire di malattia renale cronica da adulti, con un aumento che può arrivare fino al 70%. Il motivo principale è che i reni dei bambini nati sottopeso e/o prematuramente hanno molti meno nefroni della norma: questi nefroni saranno quindi soggetti, nel corso della vita, a un carico di lavoro molto alto. La prevenzione deve quindi cominciare in età gestazionale: le donne incinte devono seguire un’alimentazione appropriata per minimizzare tutte le possibili complicanze della gravidanza; è necessaria una collaborazione tra diversi specialisti, tra cui il ginecologo, l’ostetrico, il neonatologo, il pediatra. E andrebbe istituito anche un certificato sanitario in cui si registra obbligatoriamente il peso alla nascita”.

I rischi legati all'obesità e ai farmaci, tra cui i gastroprotettori

L’azione di prevenzione dovrebbe poi continuare nell’età infantile, in cui bisogna agire sull’alimentazione – in Italia l’obesità, che è un fattore di rischio noto per la malattia renale cronica, riguarda il 9% dei bambini, un triste primato in Europa – e sulla promozione dell’esercizio fisico. E naturalmente anche in età adolescenziale e adulta, quando le cose si complicano ulteriormente, dal momento che la malattia renala cronica spesso “convive” con problemi cardiologici, neurologici, diabete. Ultima, ma non meno importante, la questione della tossicità dei farmaci: “Fare prevenzione”, conclude Santoro, “vuol dire anche conoscere e limitare gli effetti collaterali dei farmaci nefrotossici. Penso per esempio agli antibiotici o agli inibitori della pompa protonica, che possono aumentare fino al 40% il rischio di nefropatie insterstiziali. È quindi fondamentale una buona educazione sanitaria, rivolta ai medici ancor prima che ai pazienti, sull’utilizzo di questi farmaci”.