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Emanuele, il campione di scherma che sogna di progettare protesi per "volare"

Emanuele Lambertini
Emanuele Lambertini 
Presentata a Roma l’undicesima edizione dei giochi promossi dall’associazione art4sport per la raccolta fondi per l’acquisto di protesi e ausili per lo sport paralimpico. Intervista a Emanuele Lambertini, atleta e testimonial dell'associazione
2 minuti di lettura

Il primato di Rio 2016 lo deve un po' anche Star Wars, perché se ha imparato e si è innamorato della scherma - tanto da diventare il più giovane degli atleti italiani a partecipare alla Paralimpiade - il merito è anche degli Jedi. Aver preso in mano la spada, all'età di nove anni, lo faceva sentire un po' come loro. E lui, Emanuele Lambertini, classe 1999, studente di ingegneria dell'automazione con la passione per il pianoforte, la scherma non l'avrebbe più lasciata. Da anni è uno degli atleti della Art4Sport ONLUS, l'associazione che il 12 giugno ha portato a Roma l'undicesima edizione dei WEmbrace Games, i giochi per abbracciare lo sport in un grande evento di inclusione.

WEmbrace Games, sport a 360 gradi

L'idea dei WEmbrace Games, dice Emanuele a Salute, nasce da lontano. Era il 2011, l'associazione art4sport, nata sulla spinta dei genitori di Bebe Vio, Teresa Grandis e Ruggero, aveva appena due anni, ed Emanuele era stato uno dei primissimi a farne parte, dopo aver conosciuto Bebe in un centro protesi. Quei primi giochi - a lungo chiamati Giochi senza barriere - servivano soprattutto come occasione di ritrovo, per conoscere e farsi conoscere, a margine degli eventi di sport cui si partecipava. "Poi siamo cresciuti e allora l'idea di Teresa (presidente dell'associazione, nda) è stata quella di trasformarlo in un evento di sport a 360, che mettesse insieme persone vedenti, non vedenti, amputati, atleti in carrozzina e normodotati, in squadre miste con ogni tipo di abilità fisica e a prescindere dalle proprie capacità, per giocare insieme, tutti allo stesso livello", spiega Emanuele, che all'età di otto anni ha subito un'amputazione alla gamba destra a seguito di una rarissima malformazione vascolare. Dodici anni dopo quei giochi senza barriere, ormai diventati WEmbrace Games a sottolinearne ancora di più il carattere di inclusività, sono un evento che raduna sportivi, personaggi dello spettacolo e atleti, quest'anno al suon del motto "Cambiamo le regole del gioco!".

"L'utopia della squadra perfetta"

Si gioca a squadre e saranno otto quelle che scenderanno in campo lunedì in una show che ricorda le sfide di giochi senza frontiere, per raccogliere fondi destinati allo studio e al finanziamento delle costose protesi e attrezzature sportive a sostegno di bambini e ragazzi con protesi d'arto. L'evento per la raccolta fondi - presentato dal Trio Medusa - è aperto a tutti (su prenotazione gratuita qui e donazioni sul posto) ed Emanuele farà parte di una delle squadre che si sfideranno allo Stadio dei Marmi, quella del Bologna, insieme ad altri atleti, normodotati o con disabilità, personaggi dello spettacolo e bambini. Lo scopo, infatti, è quello di creare squadre che rappresentino l'utopia della squadra perfetta, per usare le parole che Bebe Vio ha utilizzato a Roma durante la presentazione in Campidoglio dell'evento: "Lo scopo dei giochi è quello di mettere delle barriere davanti alle persone e vedere come le affrontano tutte insieme, perché ognuno da solo, per grande e grosso che sia, non basta e devono esserci tutte le componenti della squadra per riuscire ad arrivare alla fine. Se la squadra collabora bene riesce a vincere".

Lo sport come obiettivo

D'altronde alle competizioni, Emanuele, come Bebe, è abituato. Dopo essersi innamorato delle scherma, appena ha avuto l'età per prendere parte alle competizioni ha cominciato a farlo. "La scherma e le competizioni sono stati il modo per continuare a combattere: dopo la battaglia contro la malattia rimani un combattente per la vita, stavolta però per passione". Da allora ha messo da parte un palmares che conta tre ori all'ultima coppa del mondo in Brasile (fioretto individuale, spada individuale e fioretto a squadra mistra) e un oro e un argento ai campionati italiani di Macerata lo scorso anno (nella spada e nel fioretto individuale), solo per citare gli ultimi risultati. Ma Emanuele guarda avanti e dopo Rio de Janeiro nel 2016 e Tokyo 2020 sogna ora le prossime olimpiadi a Parigi nel 2024. Le olimpiadi però non sono l'unico sogno di questo ragazzo: "Studio ingegneria dell'automazione e spero di poter realizzare un giorno delle nuove protesi, qualcosa che possa permette di 'volare in cielo' come Iron Man - racconta -ciascuno dovrebbe avere un obiettivo chiaro da raggiungere, è il motore della vita capire dove vogliamo arrivare, nello sport, così come nello studio o nelle relazioni. Averlo significa impegnarsi, fare dei sacrifici per riuscire a fare qualcosa di più".