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Vaccino Covid, oncologi: “La quarta dose non serve a tutti i pazienti, meglio valutare caso per caso”

Vaccino Covid, oncologi: “La quarta dose non serve a tutti i pazienti, meglio valutare caso per caso”
Dai dati del Regina Elena di Roma emergono dubbi sulla effettiva necessità di somministrare la quarta dose del vaccino indistintamente a tutti i pazienti oncologici. Il 60% l’ha rifiutata e secondo gli oncologi è bene valutare i singoli casi
 
4 minuti di lettura

La quarta dose del vaccino anti-Covid serve a tutti i pazienti oncologici? Dati alla mano - secondo gli esperti - non sempre è necessaria. O almeno non adesso. Eppure, è destinata anche a loro questo ulteriore richiamo che l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e il ministero della Salute hanno autorizzato soltanto per le persone immunodepresse. L'indicazione è contenuta in una circolare del ministero e fa seguito al parere favorevole espresso dalla Commissione tecnico scientifica (Cts) di Aifa. Una protezione in più per i pazienti fragili a partire da quelli oncologici che spesso devono fare i conti con un sistema immunitario più debole. Protezione considerata ancora più necessaria per i pazienti fragili ora che anche in Italia stanno arrivando tanti profughi dall'Ucraina, paese nel quale i tassi di vaccinazione anti-Covid sono tra i più bassi in Europa (35%).

Cosa dice la circolare

Proprio quando finalmente si registra una diminuzione di nuovi casi e ricoveri in terapia intensiva, la circolare autorizza la quarta dose che, però, non è per tutti, ma soltanto per le persone che presentano una "marcata compromissione della risposta immunitaria".

Le categorie candidate alla quarta dose sono le stesse alle quali si diede la precedenza per la terza. Si tratta di pazienti trapiantati di organo o di cellule staminali ematopoietiche o in attesa di trapianto; pazienti in trattamento con terapie cellulari Car-T; malati oncologici o onco-ematologici che prendano farmaci immunosoppressivi o abbiano sospeso le cure meno di 6 mesi fa; persone colpite da immunodeficienze primitive o conseguenti all'assunzione di farmaci; dializzati; pazienti con insufficienza renale cronica grave o pregressa splenectomia; malati di Aids.

Le regole prevedono che il richiamo, che si baserà su vaccini a mRna (Pfizer-BioNTech e Moderna) debba avvenire dopo almeno 4 mesi (120 giorni, per la precisione) dal precedente.

Scegliere bene il paziente oncologico

Sull'efficacia della quarta dose del vaccino anti-Covid non ci sono ancora dati scientifici certi. "Possiamo basarci soltanto sull'esperienza di Israele dove hanno già somministrato la quarta dose ai pazienti fragili e agli operatori sanitari", afferma Saverio Cinieri, presidente dell'Associazione italiana oncologia medica (Aiom) che aggiunge: "Ma non ci sono ancora dati a lungo termine sulla effettiva efficacia della quarta dose. Certo possiamo considerarla una protezione ulteriore per i nostri pazienti oncologici o onco-ematologici in cura con farmaci immunosoppressivi o che hanno sospeso le cure meno di 6 mesi fa. A loro la consigliamo fortemente".

I dati del Regina Elena di Roma

Qualche elemento in più per fare una valutazione ragionata arriva dai dati dei pazienti oncologici dell'Ospedale Regina Elena di Roma: "Nel marzo dello scorso anno - dichiara Francesco Cognetti, presidente della Federazione degli oncologi, cardiologi ed ematologi (Foce) - siamo stati i primi a partire in Italia perché abbiamo fatto pressione affinché tutti i pazienti fragili fossero vaccinati. Nelle prime tre settimane sono stati vaccinati più di 800 pazienti che sono stati tutti seguiti nel corso delle successive somministrazioni con prelievi per la rilevazione dei livelli anticorpali. Insieme agli israeliani e agli inglesi siamo stati i primi al mondo a pubblicare questi dati in ben sette studi scientifici. Li abbiamo inviati anche a tutte le autorità sanitarie: all'Iss, all'Aifa, al Cts e al Ministero della salute per far presente che sulla base di questi dati sarebbe utile per questi pazienti attendere visto che i contagi stanno calando".

La rilevazione del titolo anticorpale

Proprio a partire da questi dati, di recente gli esperti hanno messo a confronto i tassi di concentrazione anticorpale dopo la seconda dose, la loro evoluzione a quattro mesi di distanza e poi i livelli anticorpali dopo 4 mesi dalla terza dose. Cosa è emerso? "Abbiamo osservato - risponde Cognetti - che dopo la terza dose quasi il 100% dei pazienti con tumori solidi in corso di trattamento medico raggiungeva la sieroconversione degli anticorpi, erano quindi reattivi a differenza di quanto si è verificato nei pazienti oncoematologici, nei trapiantati e negli altri soggetti fortemente immunodepressi che hanno mostrato livelli di conversione molto più bassi".

La durata dell'immunità

Gli studiosi del Regina Elena hanno fatto anche una previsione statistica sia sull'emivita di questi anticorpi, sia sui tempi di negativizzazione degli anticorpi. "Abbiamo appurato - prosegue Cognetti - che sia l'emivita della concentrazione degli anticorpi, sia i tempi di azzeramento dell'immunità erano molto più lunghi dopo la terza dose rispetto alla seconda. In particolare, i tempi di emivita di 173 giorni (circa 6 mesi) e la negativizzazione di 2-3 anni rispetto alla seconda dose".

Cosa significa? Che implicazioni hanno questi dati rispetto alla quarta dose indicata dalla circolazione ministeriale?  "A nostro modo di vedere - chiarisce il presidente di Foce - la quarta dose è effettivamente indicata per i pazienti trapiantati, gli ematoncologici e in generale gli immunocompromessi, ma per chi ha un tumore solido bisognerebbe adoperare il buon senso. Se il paziente è fortemente motivato, va vaccinato ma se mostra dubbi e perplessità allora bisogna ragionare e valutare caso per caso".

I dubbi di alcuni pazienti

In effetti, qualche perplessità circola tra i pazienti oncologici. Accade, per esempio, proprio al Regina Elena: "Il 60% dei pazienti eleggibili per la vaccinazione - racconta Cognetti - si è rifiutato o ha mostrato forti perplessità chiedendo di parlare con l'oncologo curante. Stiamo ragionando con loro e molti pazienti hanno deciso di soprassedere anche perché i contagi si stanno attenuando e preferiscono programmare il richiamo del vaccino per il prossimo autunno quando i contagi potrebbero aumentare nuovamente".

A confermare che non tutti si precipitano a fare la quarta dose è anche il presidente Aiom: "Alcuni pazienti che hanno terminato la chemioterapia ormai da mesi o che sono in terapia adiuvante si ritengono lontani dal rischio di un contagio e pensano di non aver realmente bisogno di un'ulteriore dose di vaccino", fa presente Cinieri che è anche a capo dell'Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica dell'ospedale Perrino di Brindisi dove proprio in questi giorni hanno iniziato a proporre la quarta dose del vaccino.

Pazienti oncologici che si sono ammalati di Covid

Qualche dubbio serpeggia anche tra i pazienti oncologici che si sono ammalati di Covid-19: "Alcuni hanno preso l'infezione dopo le prime dosi delle vaccinazioni, a volte con pochi o nessun sintomo", spiega il presidente Aiom. "Per loro la quarta dose va inserita in un timing che tenga conto anche dell'infezione che comunque conferisce una protezione anticorpale. Anche se la sua durata è inferiore a quella vaccinale, comunque non possiamo ignorarla e quindi bisogna valutare caso per caso".

Selezionare bene il paziente

L'altro aspetto da considerare è quello delle terapie seguite dal paziente oncologico che non sempre è necessariamente immunocompromesso. "Non tutte le nostre terapie - prosegue Cinieri - sono immunodeprimenti e quindi è importante identificare bene i pazienti per selezionare al meglio chi effettivamente può avere un vantaggio reale da una quarta dose che, tra l'altro per quello che stiamo osservando sui primi pazienti che l'hanno ricevuta, non provoca ulteriori effetti collaterali".

Concorda anche Cognetti: "Non ci sono in letteratura dati certi che indichino un beneficio della somministrazione della quarta dose a pazienti non immunodepressi e molti dei pazienti oncologici non hanno un sistema immunitario compromesso. Ecco perché riteniamo che per i tumori solidi la quarta dose si possa ritardare".