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Elisa, un tumore al colon a 29 anni: "Se non fosse per la ricerca, non sarei qui"

Il 14 maggio torna nelle piazze l’Azalea della ricerca di Fondazione Airc. Quest’anno la celebriamo raccontando la storia di Elisa, che aveva ricevuto una diagnosi di tumore del colon nel 2008 e aveva partecipato alla sperimentazione su un nuovo tipo di chemioterapia
4 minuti di lettura

"Sono passata da Chicago, poi sono stata a Washington, Bruxelles, a Parigi e adesso lavoro e vivo tra Londra e New York. La mia vita dopo il cancro è fichissima". Questa che stiamo per raccontare è la storia di Elisa, padovana, classe 1978, una diagnosi tumore del colon nel 2008, quando aveva 29 anni, molte ambizioni, tanta energia e un biglietto aereo per Chicago.

Ma lo facciamo a partire dalla fine, ovvero da chi è e cosa fa Elisa oggi, 15 anni dopo la diagnosi: "Prima della malattia - ci racconta da Londra - facevo l'avvocato, lavoravo per uno studio di Roma, oggi sono una manager, gestisco una media company americana che si occupa di diritto antitrust a livello mondiale. Nel 2018 ho incontrato il mio attuale marito che è londinese. Ci siamo sposati lo scorso ottobre a NYC. Attualmente vivo tra Londra e New York, con qualche break tutto italiano per vedere gli amici e stare con la mia famiglia".

L'Azalea della ricerca di Fondazione Airc

Non a caso raccontiamo la storia di Elisa in questa settimana che precede il 14 maggio, il giorno della Festa della mamma. Che, dal 1984, coincide con la giornata dell'Azalea della Ricerca di Fondazione AIRC, quando in tantissime piazze italiane (qui la mappa) 20mila volontari, in cambio di un'azalea fiorita, raccolgono fondi per dare nuova forza ai ricercatori e alle ricercatrici impegnati a trovare diagnosi sempre più precoci e trattamenti sempre più efficaci per i tumori che colpiscono le donne (le Azalee della ricerca possono essere acquistate anche online su Amazon.it).

Il tumore al colon, secondo per incidenza nelle donne. Anche giovani

Lo scorso anno nel nostro paese sono stati stimati oltre 185.000 nuovi casi di tumore nella popolazione femminile, circa 10.000 in più rispetto al 2019. I due tumori più frequenti sono stati quelli della mammella (55.700) del colon-retto (20.100), il tumore di Elisa, appunto. Che riprende il suo racconto. "La diagnosi è arrivata quando ero molto concentrata sul mio futuro e stavo progettando di trasferirmi negli Usa per frequentare un master all'Università di Chicago. Quando sei giovane pensi di essere infallibile e immortale. Io non avevo mai fumato, non bevevo alcol, sono sempre stata attenta alla salute e in famiglia non abbiamo casi di questa malattia. Così non diedi peso al dolore addominale e al sangue nelle feci", dice.

Presto però i segnali del suo tumore Elisa non li potè più ignorare e si ritrovò nella stanza di un medico che, dopo una colonscopia, con pacatezza le dice: lei ha un cancro del colon. "Mia sorella, che mi accompagnava, si mise a piangere - ricorda Elisa - io, invece, chiesi subito le tempistiche dei trattamenti, perché era giugno e a settembre mi aspettava l'America".

Due interventi e la chemio

Elisa trascorse il suo trentesimo compleanno non negli States, ma in ospedale: "La chemio è il diavolo in corpo - dice con una metafora efficace - vai avanti giorno per giorno. Ci sono giornate buone altre meno". Un giorno di quelli meno buoni chiesi a mia mamma se pensava che sarei mai tornata a sorridere".

Poi Elisa parla di una delle prime visite post-chemio dall'oncologo, quella volta che le disse che tutto andava bene ma che bisognava aspettare che l'organismo si riprendesse perfettamente. "Lo ricordo bene - racconta - perché subito dopo scrissi all'Università di Chicago per dire che le cose andavano bene e che sarei partita quell'anno". Dopo due interventi e otto cicli di chemioterapia, nel settembre 2009 si imbarca per il primo dei suoi molti viaggi verso gli Usa, probabilmente il più significativo.

"È stato un percorso faticoso il cancro - riprende - si parla spesso del tumore al seno nelle donne, ma anche quello al colon non va sottovalutato e ha tante ripercussioni. Ho rischiato più volte la stomia e di dover mettere il 'sacchettinò per le feci. E ancora oggi faccio attenzione a quello che mangio".

Riprendersi la vita

Quelli dopo la malattia, però, sono stati anni bellissimi. Elisa racconta di aver conosciuto moltissime persone, molti amici "e mi sono confrontata con tantissime realtà diverse. Vivere all'estero, e negli USA in particolare - la società più competitiva al mondo - mi ha messo alla prova in diversi modi. Ho dovuto ricominciare tutto da capo, e, per giunta, in una lingua diversa. Però forse per me, ambiziosa per natura, voleva dire dimostrare (prima di tutto a me stessa) che potevo riuscire a realizzare i miei sogni, riprendermi la mia vita e perseguire i miei obiettivi professionali quasi come se il cancro non ci fosse mai stato", dice.

"Ma so anche che io sono stata fortunata, so bene che non per tutti è lo stesso". Questo non vuol dire che la strada si stata tutta in discesa. Dopo il cancro hai paura di fidarti del futuro, ci dice. "Però bisogna continuare a scommettere sulla vita e a investire. Il cancro può avere una forza distruttiva enorme, soprattutto se colpisce una persona giovane, ma può anche insegnare a chi lo incontra che è più forte di quello che pensa, e più forte delle sue paure".    

Investire nella ricerca e affidarsi alla scienza

Il trattamento che fece tanti fa Elisa era una chemioterapia all'epoca sperimentale: "Se non fosse per la ricerca io non sarei qui", dice senza esitazioni. Elisa si considera un po' il risultato della ricerca. "Se posso raccontare tutto quello che sono e che ho realizzato dopo il cancro è perché qualcuno prima che mi ammalassi ha investito in ricerca, ha speso anni per studiare e rendere curabile il mio tumore. Non ci si pensa mai quando si è sani. Quando l'oncologo mi ha prospettato l'idea di una terapia sperimentale, non ho esitato un secondo. Ero giovane, il mio cancro aggressivo e veloce. Le cure sono state pesanti ma se oggi posso raccontare la mia storia è perché quel giorno non ho scelto la strada più facile ma quella che forse mi dava una possibilità in più di farcela. Ho scelto di affidarmi totalmente alla scienza ed è stata la scelta più importante e la migliore della mia vita. Senza ricerca non c'è futuro. Quindi - conclude Elisa - investire nella ricerca, anche solo un euro, anche solo 50 centesimi, è investire nel futuro. È il miglior investimento per noi stessi e per tutti".

La storia di Elisa è anche raccontata nel libro Koala Strategy (parte dei proventi della vendita sono destinati ad AIRC), che è anche il nome alla piattaforma che Elisa ha lanciato lo scorso anno per dare voce alle storie e visibilità alle molte associazioni e iniziative che aiutano ogni giorno a rendere i pazienti con cancro meno soli.